Vino e Jazz, un connubio perfetto. Cosa ne pensano i protagonisti
Il pianoforte di Bruno Fontana e il vino di Quarta generazione, in occasione della Festa della Repubblica, ad Avellino hanno portato in piazza l’arte del gusto
Un 2 giugno all’insegna del gusto, quello delicato del vino quello intenso del jazz con Brindisi di Note. Una esperienza già sperimentata in diverse città italiane dove la cultura del vino è più sentita.
Il binomio pare funzioni anche in virtù di alcuni aspetti che accomunano il nettare della vite alla musica arrivata da oltreoceano. Per primo, l’improvvisazione caratteristica di questo modo di fare musica legata al contesto in cui l’armonia prende forma e si sviluppa trova corrispettivo nel carattere mutevole del vino, sensibile a temperatura e ad abbinamento dei cibi che lo accompagnano; poi l’importanza del contatto con il pubblico, tipica delle esecuzioni jazzistiche, si accompagna alla convivialità in cui si esprime appieno una degustazione completa, da cui il vecchio adagio “Chi non beve in compagnia….”; infine la struttura che in questa musica esiste e dà sostegno allo sviluppo ma non ne diventa protagonista lasciando spazio, come un buon vino, alle emozioni e ai sentimenti, oltre che alla bravura di chi vi ha posto la sua perizia artistica.
Questa l’esperienza fatta da chi ha voluto brindare ad Avellino in piazza Libertà, tra le splendide fontane che occupano la vasta area pedonale, insieme a Bruno Fontana, giovane e talentuoso pianista avellinese, e a Giovanna Paternoster, imprenditrice vinicola lucana. Un modo alternativo quello di incontrarsi con musica jazz e vino, che parla di futuro partendo dal passato e di imprenditoria giovanile. Un tocco di classe in un mare di banalità.
L’occasione è stata offerta dalla conclusione delle celebrazioni della Festa dell’Europa per la quale il Comune di Avellino aveva organizzato diverse iniziative, con l’epilogo in concomitanza con la Festa della Repubblica e il compimento dei 70 anni della Costituzione Italiana.
Abbiamo voluto porre qualche domanda ai due protagonisti su questa esperienza per capire meglio quali siano i punti di incontro tra la percezione sonora e quella gustativa.
Maestro Fontana, come vede questo modo di affiancare il vino alla musica, in particolare a questo genere musicale?
Per me si tratta della prima esperienza di questo tipo, ho trovato l’idea di brindare prima dello spettacolo molto elegante e anche il pubblico sembra aver gradito. Personalmente però io sono astemio e non ho potuto partecipare al brindisi, ma ho lasciato che la musica brindasse per me.
Sappiamo che Avellino non è la città del Jazz, nonostante il Conservatorio offra specifici corsi accademici che lo riguardano. Vista la scelta musicale pensata per questo importante appuntamento, crede che in città il jazz stia prendendo piede?
In Campania i centri in cui si può godere di jazz in modo diffuso sono Napoli e Salerno, ma Avellino sta facendo degli sforzi significativi per crearsi uno spazio in questo tipo di offerta musicale. Ci sono locali che si stanno impegnando in questo senso. Sì, qualcosa in effetti si sta muovendo anche ad Avellino.
Nonostante la sua ancora giovane età lei ha molta esperienza nel campo. ci può parlare dei suoi progetti artistici?
Oltre ai concerti, quello che mi occupa tanto è lo studio e il perfezionamento, c’è sempre da imparare.
Per Giovanna la passione nasce da sempre, grazie al nonno Giuseppe, seconda generazione, e al padre Sergio, terza generazione ed enologo, durante infinite passeggiate alla scoperta del territorio e si traduce in Quarta generazione nel 2016 a Barile in Basilicata, paese che le ha dato i natali.
La scelta dell’etichetta è ricaduta sulla semplicità di un’unica goccia di acquerello rosso, per lasciare che ad essere protagonista sia il contenuto. Il retro etichetta invece parla del territorio, nel cuore del Sud Italia, cercando di trasmettere al consumatore la straordinaria storia che va di pari passo ad una rinnovata passione. L’Aglianico del Vulture il vino scelto per iniziare questa avventura e poi molta comunicazione che porta oggi il vino di Quarta generazione in Germania, con la voglia di arrivare anche in America.
Dottoressa Paternoster, l’interessante progetto imprenditoriale che l’ha vista dare nuova vita a una bella tradizione di famiglia ci interessa e ci incuriosisce. Cosa la quarta generazione ha apportato di nuovo nelle tecniche di produzione e quanto pesa il valore della tradizione sulla ricerca del futuro in una azienda Vinicola?
Onestamente è la terza generazione ad occuparsi della produzione, mio padre Sergio è il nostro enologo, una presenza per me fondamentale. Da sempre si dedica alla sperimentazione di nuove tecniche produttive dell’Aglianico del Vulture ma con lui siamo certi che qualsiasi innovazione non farà altro che dare maggiore risalto alla tradizione. Sono stati scelti vigneti unicamente ad acino piccolo per concentrare al massimo le sostanze organolettiche del vino, come il Macarico a contrada Barile poiché la più vocata per la produzione dell’Aglianico del Vulture. Abbiamo utilizzato l’agricoltura biologica e la produzione per ceppo anziché per ettaro al fine di aiutare la pianta ad una completa e sana maturazione fino alla vendemmia (tardiva, fine ottobre inizio novembre)… questi alcuni esempi per dimostrare quanto crediamo nella tradizione e quanto questa sia impattante sul nostro futuro, è poi divertente abbinare ad esso una nuova e fresca comunicazione.
Certo oggi la comunicazione è importante e a quanto pare la quarta generazione da lei rappresentata se ne occupa davvero bene. Ma, venendo alla musica: come vede il connubio tra jazz e vino?
Ogni momento ha una sua canzone, un suo sottofondo musicale. Io ad esempio per il momento della sera penso all’eleganza della musica jazz e di un buon vino. Se poi è sul lungomare il connubio è perfetto!
Ha un abbinamento da suggerire tra il suo vino e un particolari brano jazz?
Io sono amante del jazz e del blues, soprattutto quello napoletano di Pino Daniele. Durante la serata del 2 Giugno, Bruno ha riadattato in chiave jazz qualche suo brano, tra questi sceglierei Quanno chiove e il nostro Aglianico Del Vulture Quarta Generazione .
Bruno Fontana
Artista poliedrico, ha studiato sin da bambino musica e recitazione. Laureato con il massimo dei voti in pianoforte jazz al Conservatorio di Musica D. Cimarosa di Avellino, iniziando dagli studi classici per poi approdare alla musica Jazz e Blues.
Ha suonato e aperto concerti di diversi artisti sia nazionali che internazionali, tra i quali i Neri per Caso, Antony Strong, Hugh Coltaman, per ultimo il 13 maggio scorso il concerto di Dominic Miller, il brillante chitarrista e autore dei più bei brani di Sting, al “Senzatempo Club” di Avellino. Ha partecipato a manifestazioni, progetti e concerti vari tra cui Umbria Jazz nel 2016 in occasione del master della Berklee Summer School Umbria Jazz Clinics, Fiano Music Festival, Musica al Parco, rassegna internazionale di musica Jazz.
E’ autore di testo e musica del videoclip “Sguardi”, regia di Luca Grafner e con la partecipazione artistica di Alessandro Preziosi. E’ Autore di musica per la Web Series – LSB the Series “Le Ragazze non dormono” in onda su “Italia1” nel 2015.
Ha scritto la musica per il docufilm “Donne si nasce, Lavoratrici No!” di cui è anche voce off.
Si ringrazia per le foto Luca Grafner
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