Visit Emilia contemporanea

Dai 12 milioni di pezzi dello CSAC di Parma all’arte in movimento

del MIM nel Castello di San Pietro in Cerro,

fino al fermento della Collezione Maramotti di Reggio,

un itinerario nel cuore delle espressioni dell’oggi di Visit Emilia.

In un’area come quella di Visit Emilia, che da sempre trova nelle radici un punto di partenza per tendere al futuro, il culto della tradizione convive con un’incontenibile curiosità nei confronti del contemporaneo. Ecco allora che le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia svelano un’attitudine peculiare alla ricerca del nuovo e del nuovissimo, delle intuizioni che hanno lastricato la strada verso il presente, raccogliendo testimonianze di percorsi fuori dalle rotte e proponendo scorci su panorami artistici inediti ma fondamentali per riflettere su un’epoca in continua mutazione. Di seguito, una mappa su cui segnare le tappe di un viaggio tra correnti e tensioni in quell’Emilia che rivendica anche per il 2021 il proprio status di estensione della Capitale Italiana della Cultura.

Piacenza

Nel sottotetto del rinascimentale Castello di San Pietro in Cerro, lungo il percorso che si sviluppa tra le due torrette, nel 2001 è stato allestito il MiM – Museum in Motion, collezione d’arte di oltre millecinquecento pezzi dal dopoguerra all’attualità (tra pittura, grafica, scultura e installazione) esposti a rotazione, comprensiva di più di trecento opere di autori internazionali, nazionali e locali. La collaborazione dell’associazione parigina D’ARS, il sostegno critico di Pierre Restany e l’organizzazione di Roberta Castellani hanno portato alla divisione dell’esposizione in tre sezioni: le ricerche internazionali sono attestate da lavori di artisti come Gonzalo Martin Calero, Roger Selden, Alzek Misheff o Javier Loren, mentre il panorama creativo italiano da quelli di nomi quali Alberto Allegri, Agostino Bonalumi, Gianni Brusamolino, Gioxe De Micheli, Gianfranco Ferroni, Ugo La Pietra, Bruto Pomodoro o Concetto Pozzati. Una particolare attenzione è rivolta poi agli sviluppi dell’arte piacentina, valorizzata attraverso le opere di Carlo Berté, Armodio, Bot, Sergio Brizzolesi, Gustavo Foppiani, Mauro Fornari, Alberto Gallerati, Giorgio Groppi, Paolo Perotti, Ludovico Mosconi, Cinello Losi, Luciano Spazzali e William Xerra. Nel giardino sono presenti alcune sculture e installazioni contemporanee del periodo post-cubista e post-metafisico di Gianni Brusamolino, e della concettuale, poverista Pina Inferrera Curtò. Tra le ultime novità, l’inaugurazione della sala dedicata a Sergio Dangelo e la presentazione dell’installazione “I Guerrieri Robotici” di Ale Guzzetti.

(Per informazioni: https://www.visitemilia.com/en/plan-your-visit/castle-of-san-pietro-in-cerro/)

Risale invece al novembre del 2015 l’inaugurazione della Collezione Mazzolini nei monumentali ambienti del monastero di San Colombano a Bobbio. L’esposizione, che comprende principalmente opere di artisti italiani realizzate tra gli anni ’30 e gli anni ’60, raccoglie artisti autorevoli come Enrico Baj, Renato Birolli, Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Lucio Fontana, Achille Funi, Piero Manzoni, Mario Nigro, Giò Pomodoro e Mario Sironi e conta 899 opere tra sculture e dipinti, di cui solo una minima parte esposte, per questioni logistiche di spazio. La storia della raccolta e la sua eterogeneità prendono le mosse dall’amore per l’arte dei fratelli Simonetti. La conoscenza di Rosa Mazzolini, appassionata collezionista che nel 1950 divenne assistente nel loro studio medico, suggellò l’incontro con l’arte del tempo e incoraggiò i Simonetti alla frequentazione di gallerie e alla scelta di opere coeve. Prese forma così una selezione qualificata dalla considerevole varietà dei pezzi, appartenenti a numerose e differenti correnti stilistiche.

(Per informazioni: https://www.visitemilia.com/organizza-la-tua-visita/museo-collezione-mazzolini/)   

Parma

Fin dal momento della sua fondazione, nel 1968, Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) si è posto l’obiettivo di costituire una raccolta rappresentativa di arte, fotografie, disegni di architettura, design, moda e grafica. Ospitato dal 2007 presso l’Abbazia di Valserena, è strutturato in cinque sezioni – Arte, Fotografia, Media, Progetto, Spettacolo – nelle quali sono conservati circa 12 milioni di pezzi.

La sezione Arte offre, attraverso 1.700 dipinti, 300 sculture e 17.000 disegni, un panorama della cultura artistica italiana del secondo dopoguerra, dal realismo di Renato Guttuso, all’astrazione di Carla Accardi, Emilio Scanavino, Mario Radice e Nicola Carrino, fino all’informale di Arnaldo Pomodoro, all’arte povera di Mario Ceroli e al concettuale di Alighiero Boetti.

L’Archivio della Moda vanta circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti, riviste, mentre la sezione Media, conserva 7.000 bozzetti di manifesti e 2.000 manifesti cinematografici di autori come Ballester, Acerbo, Cesselon, Ciriello, Manno, 11.000 disegni di satira e fumetto e 3.000 disegni per illustrazione di autori come Pericoli e Chiappori, quelli del gruppo de “Il Male” (Angese, Giuliano, Perini, Vincino), quelli del gruppo de “La Repubblica” (Bevilacqua, Bucchi, Alain Denis, Eletti, Jezek, Micheli), e poi ancora Galantara e Bisi, oltre agli archivi di Brunetta Mateldi. Da ricordare, gli importantissimi archivi (circa 100.000 pezzi) di Carboni, Iliprandi, Provinciali, Sepo, Tovaglia e Vitale.

La Sezione Fotografia consta infine di oltre 300 fondi, più di 9.000.000 di immagini, dal 1840 ad oggi. (Per informazioni: https://www.visitemilia.com/organizza-la-tua-visita/csac-centro-studi-e-archivio-comunicazione/)

Reggio Emilia

Dal 21 maggio al 4 luglio 2021 torna il Festival FOTOGRAFIA EUROPEA, quest’anno ispirato da un verso di Gianni Rodari  “Sulla Luna e sulla Terra / fate largo ai sognatori!”, un invito a continuare a guardare in alto, soprattutto in questi momenti di spaesamento, a portare contributi visivi che accompagnino gli sguardi verso prospettive nuove e necessarie.

Con un programma denso di eventi, alla presenza di artisti internazionali, il Festival – prodotto e promosso da Comune di Reggio Emilia e Fondazione Palazzo Magnani – per convivere al meglio con le restrizioni che ci accompagneranno ancora per i prossimi mesi, partirà con un’anteprima, il 14 maggio, proponendo per la prima volta cinque mostre open air. (info: https://www.visitemilia.com/eventi/emilia-2020-21/)

Giovane Fotografia Italiana, progetto del Comune di Reggio Emilia dedicato alla valorizzazione dei migliori talenti della fotografia contemporanea under 35 in Italia.

Dal 21 maggio al 4 luglio, nel suggestivo complesso monumentale dei Chiostri di San Domenico, durante il Festival Fotografia Europea in una mostra collettiva dal titolo RECONSTRUCTION, a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, saranno esposti sette nuovi progetti di Domenico Camarda, Irene Fenara, Alisa Martynova, Francesca Pili, Vaste Programme, Martina Zanin, Elena Zottola, selezionati da una giuria internazionale. La fotografia può essere un linguaggio tra i più efficaci per ricostruire il passato, costruire il reale nelle sue multiple dimensioni, anticipare nuove visioni e un’idea di futuro. (per info: https://www.visitemilia.com/eventi/emilia-2020-21/)

Negli spazi cinquecenteschi dei Chiostri di San Pietro,aprirà entro l’anno anche la mostra “Caleidoscopica. Il mondo illustrato di Olimpia Zagnoli”, rimandata a causa dell’emergenza sanitaria.

Dopo aver conquistato in pochissimi anni il mondo dell’editoria, della moda e della comunicazione, Olimpia Zagnoli torna a Reggio Emilia, città della sua infanzia, con un progetto espositivo capace di valorizzare le innumerevoli sfaccettature del suo lavoro.

La mostra ripercorre dieci anni della carriera dell’illustratrice mostrando il suo tratto inconfondibile declinato in disegni, stampe, neon, tessuti, sculture in ceramica, legno e plexiglas e oggetti di uso comune. (per info: https://www.visitemilia.com/organizza-la-tua-visita/fondazione-palazzo-magnani/

È ricchissima la programmazione della Collezione Maramotti che, con una costante attenzione all’andamento della situazione sanitaria, vede aggiungersi alla mostra già in corso una lista di progetti futuri e una nuova esposizione, già pronta ad aprire i battenti, appena sarà consentito.

La Collezione, ha sede nell’ex stabilimento Max Mara progettato nel 1957 dagli architetti Antonio Pastorini ed Eugenio Salvarani e convertito in spazi espositivi dall’architetto inglese Andrew Hapgood nel 2003.  La collezione permanente comprende diverse centinaia di opere d’arte realizzate dal 1945 a oggi, che rappresentano alcune delle principali tendenze artistiche italiane e internazionali della seconda metà del XX secolo. È fondamentalmente costituita da dipinti, ma sono presenti anche sculture e installazioni. Gli artisti sono rappresentati con opere significative soprattutto nel periodo della loro apparizione sulla scena artistica, quando cioè il loro lavoro introduceva elementi di sostanziale novità nella ricerca contemporanea. A fianco della collezione permanente si susseguono, con una programmazione sistematica, mostre e progetti commissionati ad artisti, negli spazi dell’edificio adibiti alle iniziative temporanee.

Appena sarà possibile riaprire, proseguirà fino al 30 maggio 2021Mollino/Insides” – che propone suggestive fotografie delle modelle di Carlo Mollino accanto a scorci dell’ultima enigmatica dimora dell’artista in via Napione a Torino, trasformata dall’interpretazione pittorica di Perez e dall’occhio fotografico di Schindler – fino al 25 luglio (inaugurazione non ancora definita)HOW TO BE ENOUGH”, prima personale in Italia di ruby onyinyechi amanze, artista di origine nigeriana che ha concepito un nuovo disegno pluridimensionale per la Pattern Room della Collezione, lavorando su una scala monumentale mai sperimentata prima.

Il 17 ottobre 2021 aprirà infine i battenti la prima mostra italiana dei TARWUK, duo artistico formato dai croati Bruno Pogačnik Tremow e Ivana Vukšić, che per l’occasione propongono quattro nuove sculture di grandi dimensioni e una serie di disegni.

Da segnalare inoltre la fase di preparazione di due esposizioni con materiali della biblioteca e degli archivi, per espandere lo sguardo sulla ricerca degli artisti della Collezione, la residenza di Emma Talbot, vincitrice dell’ottava edizione del Max Mara Art Prize for Women, e la performance site specific dellacompagnia belga Peeping Tom – prevista per l’autunno 2021 – nell’ambito della collaborazione con la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Max Mara. Merita una visita anche l’installazione permanente La fontana Mahallat el-Ghouta94, Block 8, District 4  al Parco Alcide Cervi, parte del progetto The Fountains of Za’ataridi Margherita Moscardini, presentato da Collezione Maramotti in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia nell’aprile 2019.

(Per informazioni: https://www.visitemilia.com/organizza-la-tua-visita/collezione-maramotti/)

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