ALLA SCOPERTA DEL CIKITSA, L’ANTICO STRETCHING DEI MONASTERI INDIANI
Cikitsa è un termine classico dello yoga e dell’ayurveda che significa “agire contro la malattia” e che viene spesso tradotto con terapia.
Yoga-cikitsa significa prendersi cura di una persona sofferente insegnandole, nel miglior modo possibile, le tecniche di yoga più appropriate al suo caso.
La pratica degli esercizi del Cikitsa, quindi, può soccorrere anche l’uomo moderno e correggere cattive abitudini posturali che nulla hanno a che fare con la meditazione ma derivano comunque da posture scorrette protratte per ore, giorni, anni. Sbloccare, donare elasticità, alle vertebre, ai dischi, ai legamenti, è l’obiettivo di questa pratica che punta al ristabilimento delle curve fisiologiche della spina dorsale che, per lo yoga, è anche assicurazione di una corretta circolazione dell’energia attraverso i Chakra, cinque dei quali sono collocati proprio lungo la colonna vertebrale.
In alcuni monasteri indiani (Ashram) dove le lunghe pratiche di preghiera, concentrazione e meditazione costringevano i monaci per ore immobili, in posizione seduta, dove cioè per lasciare più spazio ad un livello contemplativo-ascetico l’attività fisica era pressoché assente, si cominciò a praticare il Cikitsa (una sorta di stretching a due) il quale permetteva al corpo di ritrovare una certa elasticità e alla colonna vertebrale l’assetto ideale per proseguire nelle pratiche.
Anche ai meditanti capita di provare tensione nel collo, nelle spalle e nella parte alta della schiena o addirittura un fastidioso dolorino tra le scapole dovuto al mantenimento di una posizione sbagliata, proprio come all’impiegato che per molte ore sta seduto nella scrivania del suo ufficio, soprattutto oggi con l’avvento dei computer.
Le manovre più importanti del Cikitsa sono sicuramente dirette con antica sapienza alla colonna vertebrale. Esse tendono a sbloccare, guarire o donare elasticità alla stessa, alle sue 33 vertebre, ai dischi cartilaginei e ai legamenti che la compongono.
La spina dorsale è dotata di 4 curve naturali : la cervicale, la dorsale, la lombare e quella sacrale create da madre natura per renderla più resistente ed elastica allo stesso tempo. Tuttavia una eccessiva accentuazione di queste curve, una anormale curva laterale o altra anomalia, originano le condizioni patologiche conosciute come lordosi, cifosi, scogliosi e cervicale che si può tentare di correggere con un appropriato intervento.
La salute della colonna vertebrale era sicuramente ritenuta importante nei monasteri per i centri su di essa situati, conosciuti, anche nella disciplina Yoga con il nome di Cakra. I Cakra sono sette, ma solo cinque sono sulla spina dorsale e si trovano: il primo alla base della colonna vertebrale, il secondo alla radice degli organi genitali, il terzo nella regione lombare all’altezza dell’ombelico, il quarto dietro il cuore, il quinto nella regione della gola. Tali centri (corrispondono in modo grossolano ai plessi della cultura occidentale), sono ritenuti importanti poiché sul piano fisico controllano la salute di varie aree del corpo ma, soprattutto nella scienza spirituale orientale, essi sono fulcro di esperienze di coscienza.
Per scoprire, con uno dei maggiori esperti mondiali di yoga e medicina ayurvedica, i segreti di questa tecnica si potrà approfittare dell’iniziativa nata dalla collaborazione tra l’Associazione Culturale JayAnanda Yoga di Avellino e il Centro Study Yoga di Salerno che porterà, nei due weekend del 10 dicembre e del 5 marzo, il Maestro Amadio Bianchi ad insegnare la tecnica millenaria del Cikitsa.
Programma completo: http://www.jayanandayoga.it/2016/09/18/corso-sul-cikitsa-lantico-stretching-dei-monasteri-indiani/
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