Castello di Monteforte, le nuove scoperte dalla campagna di scavi

La struttura fu utilizzata per un periodo molto più lungo di ciò che si credeva, ma c’è ancora molto da scoprire

Il castello fu abitato fino al XVII secolo. È quanto emerso dalla campagna di scavi condotta nel Castello dai laureandi in archeologia della Suor Orsola Banincasa di Napoli, guidati dall’archeologa medievalista Alessia Frisetti, membro del L.A.T.E.M. (Laboratorio archeologia arte antica e medievale dell’Università) che fa seguito alla campagna 2019. Ciò sfaterebbe la convinzione che il castello sia stato in attività solo fino alla metà del Cinquecento, quando divenne proprietà della famiglia Loffredo, ma rimase irrimediabilmente danneggiato da due violenti terremoti. Servizi di ceramica, ritrovati su lato Nord, confermerebbero le ipotesi avanzate sull’utilizzo prolungato della struttura come residenza. A comunicarci le novità è proprio da direttrice della campagna che quest’anno impegna nove studenti e che si concluderà alla fine di questa settimana. Ad accompagnarmi in questa visita l’assessore uscente all’urbanistica, lavori pubblici, fondi europei e rigenerazione urbana, architetto Carmine Tomeo, rieletto per il secondo mandato.

Carmine Tomeo, Alessia Frisetti(dx)

Sarebbe da spostare, invece, un po’ indietro nel tempo il primo uso del castello, facendolo risalire all’XI secolo, a causa dei ritrovamenti delle ceramiche a bande rosse, tipiche di quel periodo, ma anche qui si tratta solo di un limite inferiore, poiché la struttura primordiale potrebbe rivelarsi più antica.

Mentre i lavori di recupero della Torre angioina diretti dall’arch. Paolo Mascilli Migliorini, procedono alacremente, restituendo alla costruzione, simbolo del paese, la forma che aveva quando il maniero visse il momento di massimo fulgore.

«L’arte edificatoria usata per erigere la torre e le altre strutture difensive è davvero notevole» sottolinea la dottoressa Frisetti, ammirata da ciò con cui si è confrontata in questi anni di studio del sito. La torre, infatti, nonostante l’incuria dell’uomo e l’esposizione agli agenti atmosferici e ai terremoti, che hanno interessato la zona nei secoli dopo la sua costruzione, è rimasta in piedi.

L’ipotesi, già avanzata dalla studiosa, della presenza di una cisterna d’acqua al di sotto della torre non ha avuto finora conferme, data la profondità a cui si troverebbe e così anche l’uso che probabilmente fu fatto della struttura che potrebbe aver ospitato prigionieri. Ipotesi suffragata dalla scoperta di graffiti significativi al suo interno. Altro rebus riguarda la parte centrale del castello, in cui sono stati trovati i resti di due cisterne d’acqua, ma che al di sotto potrebbe nascondere altre strutture rilevabili solo attraverso il laser scanner tridimensionale. Solo questo permetterebbe di conoscere tutta la storia costruttiva del castello.

Un camino, attribuibile, con molta probabilità, al periodo tardo gotico, collocabile intorno al 1400, di cui mancano da tempo alcune parti, probabilmente asportate da ladri, sta ritrovando la sua forma grazie al recupero parziale degli ambienti interni sul lato Ovest, anche questi rimaneggiati nel tempo per dare spazio a una struttura a due piani.

Ma chi abitava il castello nel periodo post angioino e cosa mangiava? Questi e altri interrogativi si pongono a questo punto e attendono risposte dallo studio dei reperti e del contesto.

Per il momento resta aperta la ricostruzione della storia di un castello che avrebbe avuto vita più lunga di ciò avremmo creduto.

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.