Comitato “Noi, 9 ottobre”, la denuncia

L’appello “Noi, 9 ottobre” nasce da una tavola rotonda organizzata il 3 ottobre scorso a Longarone dall’Associazione Cittadini per la Memoria del Vajont. A descrivere la nascita del Comitato è Lucia Vastano che ci ha inviato una nota.

“All’incontro di Longarone, a cui hanno partecipato numerose associazioni e movimenti arrivati da tutta Italia, sono stati invitati come relatori Raffaele Guariniello, Felice Casson, Alessandra Guarini, Laura Mara, Luca Masera.

Il nostro scopo, come vittime di stragi compiute nel nome del profitto, era quello di farci aiutare da esperti a dare una forma giuridicamente corretta alle nostre richieste per superare il disagio, il dolore, la rabbia, la delusione e l’impotenza che si prova nel corso dei processi, ma anche sostenere la nostra ferma volontà di contribuire a cambiare le cose, rendere più efficace e umana la ricerca di verità e giustizia nelle aule dei tribunali.

La società civile ha una sua lingua, quella condivisa da noi tutti, la legge e il diritto parlano un’altra lingua incomprensibile ai cittadini che sono comunque chiamati a rispettarla perché, come si sa, la legge stessa non ammette ignoranza.

Sopravvissuti e superstiti, feriti sulla propria pelle, duramente straziati dalla perdita dei loro cari, spesso costretti a causa della distruzione totale dei loro punti di riferimento sociali (case, negozi, ristoranti, scuole) ad abbandonare il territorio dove sono nati e cresciuti, nei processi diventano vittime una seconda volta quando si scontrano con le dinamiche della legge, sottomesse alle regole dei codici e dalle sue interpretazioni piuttosto che al perseguimento di verità e giustizia.

Con un’allarmante frequenza la lista delle vittime del profitto, di leggi sulla sicurezza non applicate, manutenzioni non eseguite per risparmiare soldi.

Durante i processi, le vittime vengono vissute come un disturbo da emarginare, come se la giustizia non fosse un fatto che le riguardasse, come coloro che cercano vendetta, un colpevole a tutti i costi, condanne esemplari o risarcimenti sostanziosi. Il cappio e i soldi non sono in realtà quello che li muove. La lotta che li impegna e li prova, psicologicamente ed economicamente per una vita intera ha un solo scopo: ottenere giustizia e verità. 

Diversa è la posizione di chi sta dall’altra parte, capace si destreggiarsi tra i linguaggi della legge, le sue interpretazioni grazie anche a un potente schieramento di risorse economiche che li mette in una posizione privilegiata. E così spesso si finisce per tradire il motto “la legge è uguale per tutti”. A Davide contro Golia è rubata la fionda.

E’ fondamentale in una democrazia che nessuno tocchi Caino, ma è altrettanto fondamentale che nessuno umili, emargini, sfregi le vittime.

Dalla tavola rotonda di Longarone nella quale sono emerse le proposte della società civile abbiamo cominciato un viaggio con i relatori che ci hanno accompagnato fino alla stesura di questo appello. Ci siamo sentiti con loro settimanalmente, abbiamo discusso, a volte quasi litigato nello sforzo di capirci, di integrare i due linguaggi spesso incompatibili.

E’ stato un viaggio difficile, ma alla fine siamo riusciti, come succede sempre da chi è animato esclusivamente dall’interesse comune, a lasciare da parte i rispettivi pregiudizi e ad arrivare alla stesura di questo appello condiviso da tutti noi. Tutti ormai dalla stessa parte della barricata.

E’ stato un magistrale esercizio di democrazia. Abbiamo dimostrato che è possibile intenderci, se c’è la volontà di non prevaricare gli uni sugli altri.

Con questo appello non intendiamo sostituirci ai legislatori proponendo una riforma della giustizia, ma semplicemente, e in questo credo che risieda la nostra forza, dichiarare quello che le vittime e la società civile sentono profondamente come ingiusto e contribuire al cambiamento offrendo al legislatore il bagaglio delle nostre esperienze in modo che questo profondo gap venga colmato.

Pretendiamo che la nostra voce sia ascoltata e che venga risolta, tra l’altro, anche la questione delle leggi non applicate o non applicabili. Si chiede giustamente al cittadino che rispetti le leggi, al contempo però allo Stato e a chi lo rappresenta chiediamo le faccia rispettare e non si dichiari impotente quando di mezzo c’è la sicurezza, la vita delle persone e delle comunità. Se crollano ponti, case, scuole perché non è stata rispettata alcuna norma prevista per la messa in sicurezza, noi ci aspettiamo risposte forti da chi come scopo ha il dovere di proteggerci.

Purtroppo le stragi si susseguono, l’ultima, quella della funivia del Mottarone, ha rubato la vita a quattordici persone, famiglie intere e anche bambini. Queste sfregi all’umanità devono finire.

Nel rendere pubblico questo appello, vogliamo dichiarare il nostro programma futuro, le prossime tappe del nostro viaggio:

  1. presentare alle istituzioni le nostre richieste; far ascoltare la nostra voce mentre si discute di riforma della giustizia
  2. continuare a coinvolgere la società civile, anche quella cosiddetta “dormiente”, in questo nostro progetto di partecipazione alla democrazia, come auspicato dall’Articolo 4 della nostra Costituzione
  3. organizzare gruppi di approfondimento sulle tematiche proposte dall’appello con il contributo di associazioni, movimenti, esperti nei vari settori; molte personalità di spicco hanno già dichiarato con entusiasmo di voler far parte di questi nostri gruppi di lavoro
  4. organizzare una manifestazione partecipata (nel rispetto di eventuali norme Covid) per sabato 9 ottobre, dichiarata Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri industriali e ambientali. Il 9 ottobre, lo ricordiamo, è l’anniversario della strage del Vajont, 1910 vittime del profitto e, ci duole dirlo, anche della complicità dello Stato, ritenuto colpevole di omicidio colposo plurimo con l’aggravante della prevedibilità. Il Vajont è la metafora di tutte le stragi del profitto avvenute dopo.

Con il nostro appello, che abbiamo inoltrato a tutti voi, e con il nostro programma, non vogliamo rappresentarci, né ora, né in futuro, come forza partitica. Le vittime e chi combatte al loro fianco per ottenere verità e giustizia non vogliono poltrone in Parlamento. Vogliono soltanto che il Parlamento non si dimentichi di rappresentarle.

Siamo convinti che il nostro sentire possa offrire un indirizzo, una traccia. Una visione, un orizzonte, al limite un’utopia, come l’intendeva Eduardo Galeano

L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi e si allontana due passi.

Cammino dieci passi e si allontana dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile.

E allora a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare.”

La denunzia del Comitato “Noi, 9 ottobre

A questa presentazione segue una nota relativa alla morte del sindacalista della SiCobas, Adil Belakhdim, durante il presidio all’esterno del magazzino della Lidl di Biandrate, (NO), che a detta del Comitato rappresenta proprio un esempio di ciò che questo vuole contrastare.

 “In attesa delle indagini del Pm incaricato che chiariranno come si sono svolti i fatti, il comitato NOI, 9 OTTOBRE esprime la sua contrarietà che l’investimento mortale del sindacalista della SiCobas, Adil Belakhdim, durante il presidio all’esterno del magazzino della Lidl di Biandrate, (NO), affinché venissero rispettate le norme di sicurezza, sia stato immediatamente classificato come omicidio stradale.

Secondo le prime testimonianze, Alessio Spaziano, alla guida del camion in uscita dal magazzino, era stato invitato da un pubblico ufficiale a fermarsi, proprio in considerazione della presenza dei manifestati. Nonostante ciò, dopo un diverbio con alcuni dei lavoratori, aveva deciso deliberatamente di forzare il blocco investendone un paio (ricoverati in ospedale, non in gravi condizioni) e il sindacalista che veniva trascinato per oltre una decina di metri. Spaziano aveva poi imboccato l’autostrada poco distante e in seguito fermato dai carabinieri in un Autogril nei pressi di Novara, a circa una ventina di chilometri dalla Lidl.

In base a questa ricostruzione sostenuta dalle testimonianze dei presenti, a nostro avviso si palesa il reato di omicidio doloso e pertanto ci aspettiamo che le indagini non escludano a priori questa ipotesi.

Chiediamo anche che venga chiarita la posizione contrattuale tra Spaziano e la catena GDO Lidl, che ha dichiarato non essere un loro dipendente.

È questo l’ultimo di una serie di episodi che manifesta una crescente intolleranza nei riguardi dei lavoratori che rivendicano i loro diritti e il rispetto delle norme di sicurezza.

Esprimiamo la nostra solidarietà alla famiglia di Adil Belakhdim e ai suoi compagni che hanno assistito sgomenti all’omicidio.”

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