Dal Medioevo alla Contemporaneità: Il ciclo di seminari offerti dal CETEFIL rimettono in campo l’importanza del pensiero

Il CETEFIL – Centro per l’edizione di testi filosofici medievali e rinascimentali – in collaborazione con il corso di laurea in Filosofia e il Dottorato internazionale in “Forme e storia dei saperi filosofici” dell’Università del Salento ha dato avvio dal 15 Aprile 2021 alla nona edizione del ciclo di seminari “Conversazioni filosofiche” dal titolo “Imparare dal Medioevo”.

I cinque appuntamenti del programma, che si concluderà il 27 Maggio, si svolgono online e trattano di tematiche relative al soggetto e alla libertà.

Il ciclo di incontri si propone, infatti, di approfondire alcune tematiche di storia della filosofia e di storia della filosofia medievale, attraverso lezioni e interventi tenuti da studiosi di prestigio nazionale e internazionale.

Il progetto coordinato dalla professoressa Alessandra Beccarisi, direttrice del CETEFIL, ha già visto lo svolgersi di tre incontri, il primo dei quali ha avuto come ospite Chiara Frugoni (storica medievista), la quale ha approfondito le questioni relative alle epidemie e  al concetto di cura nel medioevo e il secondo ha accolto le interessanti suggestioni della professoressa Irene Zavattero dell’Università di Trento, che ha approfondito le questioni inerenti al concetto di “Libero arbitrio nel XIII secolo”.

Un terzo incontro, svoltosi il 21 Maggio, ha accolto come relatore il Professore Mauro Bonazzi, professore di storia della filosofia antica e medievale presso l’Università di Utrecht, che svolge attività di ricerca e di divulgazione anche in ambito extra-accademico, occupandosi, per Il Corriere della Sera, di una rubrica di divulgazione filosofica.

La proposta di riflessione offerta dal Professor Bonazzi ha approfondito ed esaminato le questioni filosofiche connesse al lavoro di Hannah Arendt e alle implicazioni della sua filosofia in relazione alla figura di Socrate e alla pericolosità insita nella ‘libertà del pensiero’.

Con chiarezza e rigore metodologico, il seminario ha offerto una lettura della filosofia antica come chiave di comprensione e lettura per il presente.

Il tema centrale del seminario, infatti, ha connesso le nuove ricerche dedicate alla relazione tra moderno e antico e in particolare alla comprensione di come alcune riflessioni della filosofia greca siano state usate dalla filosofia tedesca nella modernità, come critica della modernità stessa.

Il professor Bonazzi ha presentato la figura di Hannah Arendt, figura necessaria per questa analisi. Infatti il pensiero della filosofa non ha semplicemente stabilito la supremazia della vita attiva rispetto a quella contemplativa, anzi ha cercato di ricomporre l’antico dualismo che strutturava il pensiero antico.

A partire dal testo ‘Vita Activa’ del 1958, Hannah Arendt infatti analizza come tutto il pensiero filosofico si è concentrato sulla dimensione contemplativa, misconoscendo la funzione e l’importanza della vita pratica. In realtà questo pensiero, come illustrato dal professor Bonazzi, non è articolato come semplice vittoria della Vita Attiva rispetto a quella contemplativa ma come comprensione di come entrambe le dimensioni vadano prese in considerazione.

Più che difendere una posizione contro l’altra, si tratta quindi di comprendere, per Hannah Arendt e il filosofo contemporaneo, il funzionamento di queste due modalità del vivere.

Il professor Bonazzi, ha sostenuto questo affascinante approfondimento della pensiero filosofico di Hannah Arendt, analizzando la sua ultima opera ‘La vita della mente’, rimasta incompiuta a causa della morte della filosofa tedesca. Arendt, in quest’ultimo testo, affronta in maniera diretta la questione della vita contemplativa.

Due ragioni spingono la scrittrice a redigere questa opera, prima fra tutte la consapevolezza di dover analizzare l’esperienza umana nella sua totalità, nella sua dimensione pratica ma anche di comprendere la dimensione intellettuale e il pensiero. Una seconda ragione è connessa sicuramente all’evento storico del processo a Adolf Eichmann, al quale la filosofa partecipò come reporter, sviluppando poi quel celebre concetto racchiuso nell’espressione ‘la banalità del male’.

La banalità del male è l’espressione di un ‘non pensiero’, di una totale assenza di pensiero e, per comprender come sia stato possibile arrivare alla banalità del male che ha preso corpo nei campi di concentramento durante il regime nazista, bisogna necessariamente volgere lo sguardo all’attività del pensiero e alla comprensione di questo, unendo l’analisi della vita attiva e della vita contemplativa.

Il professor Bonazzi, in questo seminario, ha proposto di ricercare altri punti di riferimento per pensare alla contemporaneità, soprattutto riprendendo il rapporto proficuo che Hannah Arendt instaurò con il pensiero di Socrate. Socrate, infatti, non era un filosofo professionista ma un pensatore che non si dedicava esclusivamente alla vita contemplativa, ma anzi ha vissuto tra gli uomini in un rapporto costante tra attività del pensiero e attività pratica, politica. Socrate, infatti, non aveva verità trascendenti da imporre.

Questa pratica, del non mettere da parte l’attività del pensiero ma di farla dialogare con l’aspetto pratico e politico del vivere quotidiano, diviene anche oggi strumento necessario per guardare agli sconvolgimenti geopolitici in atto. Le suggestioni del professor Bonazzi, insieme alla ripresa del pensiero di filosofi che hanno costruito il pensiero occidentale, dovrebbe spingerci anche oggi a tenere ben presente come la ‘banalità del male’ e dunque l’assenza del pensiero possano produrre delle gravi aberrazioni politiche.

Il pensiero collettivo, infatti, dovrebbe subito correre al conflitto Israelo-Palestinese e alle conseguenze nefaste che le retoriche nazionaliste e le politiche escludenti sono capaci di innescare. Il pensiero, la storia, l’incontro tra i corpi non dovrebbe ammettere l’esistenza di pensieri di morte, di progetti necro-politici volti alla sottomissione e all’annientamento dell’altro da sé, né dovrebbe giustificare l’uso della violenza su una carne che resta inerme, impossibilitata a difendersi e a difendere il semplice ed elementare diritto ad esistere e ad avere una buona vita, degna di essere vissuta.

Il pensiero attuale dovrebbe essere pensiero della complessità, pensiero che non si trincera tra le mura accademiche o nei palazzi del potere, pensiero che agisce nella molteplicità, che prende vita dal corpo a corpo con l’alterità senza perdere mai di vista gli aspetti che fanno grande ogni attività del pensiero e che restano fattori connessi al coraggio di praticare la libertà come atto di responsabilità affinché nessun tipo di ortodossia possa ergersi a padrona della libertà altrui.

Sarà Possibile seguire gli ultimi due appuntamenti, il 24 Maggio 2021 con l’intervento di Mario De Caro dell’Università di Roma Roma3, su ‘Libertà e identità personale’ e il 27 maggio 2021, alle ore 9.30 interverrà Peter Adamson della Ludwig Maximilian Universität, München con un approfondimento sul tema ‘Who am I? The Avicenna’s flying man argument’, accedendo ai link sul sito web https://www.unisalento.it/-/15-aprile-27-maggio-seminari-filosofici-medioevo.

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About Marianna Spaccaforno

Laureata in Scienze Filosofiche presso L’Università di Napoli “Federico II”. Ha conseguito un Master in studi Politici e di Genere presso l’Università di Roma “Roma Tre”. La sua formazione e le ricerche svolte in ambito accademico, l’hanno portata a interessarsi a tematiche connesse alla tutela dei diritti umani e ambientali. E’ impegnata in diversi progetti che si occupano di tutelare le soggettività marginalizzate. Lettrice appassionata, si definisce creativa e curiosa.