Elezioni Stati Uniti 2020. Trump e Biden alla resa dei conti

Il primo martedì di novembre gli americani decideranno le sorti del proprio Paese con le elezioni presidenziali. L’election day sarà il giorno in cui il popolo americano deciderà se riconfermare la presidenza di Donald Trump o voltare pagina con il democratico Joe Biden.  Ad oggi, attraverso l’early voting, più di 74 milioni di voti sono stati già espressi di persona o per corrispondenza. Quattro anni fa erano stati espressi solo 1 milione e 400 mila voti tramite posta, oggi 8.8 milioni di persone hanno già votato per posta e altri 962 milioni si sono recati ai seggi elettorali. Questo frangente di votazione anticipata vede in testa Biden rispetto a Trump nella maggior parte degli Stati Federali, mancano però  ancora 46 milioni di voti che dovrebbero  arrivare per posta.

Il Repubblicano Trump e il democratico Biden in queste settimane sono stati protagonisti di accesi dibattiti. I due si sono confrontati e hanno spiegato quali politiche portare avanti nella prossima amministrazione.

Il primo confronto è un attacco reciproco in cui Donald Trump si mostra molto nervoso e interrompe innumerevoli volte  Joe Biden; dall’altro canto Biden mette in dubbio l’efficienza del Presidente, sottolineando che il numero dei morti da covid ha superato 200.000 persone. L’accusa è quella di non avere un piano e di volere riaprire al più presto senza alcuna misura di sicurezza. Trump replica incolpando l’avversario di voler distruggere il Paese, qualora dovesse essere chiuso di nuovo. Secondo i dati CNN Biden parla più del presidente – 13 minuti e 10 secondi – in confronto a 12 minuti e 52 secondi di Trump, L’ex vicepresidente approfitta del buon momento per denigrare Trump, da lui ritenuto il peggior presidente che l’America abbia mai avuto.

Il primo tema affrontato  durante la discussione è quello della salute.  Biden  definisce il Presidente un clown e ricorda a quest’ultimo di aver consigliato al popolo americano di iniettarsi candeggina. Secondo l’ex vicepresidente è molto probabile che l’Obamacare venga cancellato e se fosse cosi milioni di persone perderebbero la copertura assicurativa sanitaria.

Si arriva al tema delle tasse non pagate dal Presidente: uno scoop del New York Times aveva infatti rivelato che Trump non avrebbe pagato un dollaro di tasse  negli ultimi 15 anni. Donald  si difende sostenendo di aver pagato milioni di dollari, poi la replica di Biden: “ I miliardari come  Trump stanno andando bene, mentre la gente perde il lavoro per la pandemia e soffre la peggiore depressione economica della storia”.

Nel  dibattito finale il repubblicano Trump è riuscito a spiegare meglio la sua posizione, ma il colpo del K.O. non c’è stato , il confronto di Nashville è stato più civile della rissa di Cleveland. Il Presidente accusa Biden di aver preso soldi dalla Cina e dalla Russia attraverso gli affari del figlio Hunter, l’ex vicepresidente si difende dicendo di non aver mai visto un penny e accusa Trump di avere il conto bancario in Cina, di non pagare le tasse e di nascondere la dichiarazione dei redditi, domandandogli  di pubblicarla, chiedendogli il motivo per il quale ancora non lo ha fatto.

Si ritorna a parlare dell’inevitabile tema covid19, Trump si difende dicendo che la colpa è della Cina e che lui ha provveduto a bloccare i voli della Repubblica Popolare e a breve arriveranno i vaccini e con essi le cure, aggiungendo che il popolo statunitense sta imparando a convivere con il virus. Biden evidenzia che stiamo morendo e che chiunque sia responsabile di una cosa del genere non merita di continuare a fare il Presidente.

Si affronta di nuovo il tema della razza: Donald Trump si è definito il Presidente che ha fatto di più per gli afroamericani, Biden contrattacca sottolineando di aver un programma per dare a tutti le stesse opportunità. Per quanto riguarda l’economia, Biden attacca Trump perché le famiglie americane stanno soffrendo  e non provvede ad aiutarle economicamente attraverso dei pacchetti finanziari. Il tema che conclude il dibattito e quello sul clima: Donald Trump sostiene di aver reso l’America più pulita, Joe  Biden risponde che  sono vicinissimi al disastro climatico e che se continua a governare Trump  si arriverà velocemente  alla fine.

Mancano pochi giorni al 3 Novembre, i dibattiti si sono conclusi e i dati riportati dalla CNN  vedono Biden  davanti a Trump 54% a 42%.

A poche ore dalla chiusure delle urne i sondaggi continuano a confermare il  vantaggio del candidato Democratico Joe Biden su Donald Trump. A livello nazionale Biden è avanti di oltre dieci punti. Come ha scritto il sito FiveThirtyEight, il più importante a occuparsi di previsioni elettorali, Trump ha circa una possibilità su 10 di recuperare ed essere confermato presidente. Cioè ha più o meno le stesse probabilità che oggi piova a Los Angeles: un posto dove fa quasi sempre bel tempo, ma che ha comunque una media di 36 giorni di pioggia all’anno. A Los Angeles può piovere, Trump può vincere. Ma è poco probabile.

Il vantaggio di Biden a livello nazionale è di 8,6 punti percentuali secondo la media dei sondaggi di RealClearPolitics, ma ci sono singoli sondaggi in cui raggiunge la doppia cifra. È uno scarto nettissimo, che si è ulteriormente ampliato a partire da inizio ottobre, in corrispondenza del primo dibattito e della notizia della positività al coronavirus di Trump, con tutto quello che ne era seguito.

Il lavoro che fanno gli esperti di sondaggi è mettere insieme i dati sui singoli stati per ipotizzare come potrebbero andare le elezioni: se Biden vince dove è in vantaggio e perde dove è in svantaggio, come va a finire? Se Trump rimonta ovunque sia ancora nel margine di errore, può essere confermato?

Se Trump dovesse vincere in Florida, Ohio, Georgia, North Carolina e Iowa, i principali stati ancora in bilico, Biden  acquisirebbe comunque la maggioranza dei delegati, anche se con uno scarto piccolo: circa 290. Perché possa verificarsi una vittoria di Trump, quindi, occorre che riesca a rimontare le elezioni statali in bilico e anche a ribaltarne delle altre: visto che Arizona e Nevada assegnano meno candidati, gli stati più indicati perché questo scenario si realizzi sono di nuovo quelli della Rust Belt.

Questo simulatore del New York Times (clicca per aprire) spiega in modo molto efficace perché una vittoria di Trump è possibile, per quanto improbabile: servono, esattamente come nel 2016, un insieme di circostanze che per lui sarebbero estremamente fortunate, ma che non sono escluse da nessun sondaggio. Dovrebbe per esempio tenere nei posti storicamente Repubblicani come Texas, Georgia e North Carolina e vincere le importantissime elezioni in Florida, Ohio e Iowa. A quel punto, per vincere gli mancherebbero due stati della Rust Belt come Michigan e Wisconsin, dove già una volta ha vinto per un soffio.

Vorrebbe dire che le cose sono andate straordinariamente bene per Trump, e straordinariamente male per Biden. Le probabilità dicono che gli scenari plausibili sono altri, e che Biden ha un largo vantaggio nazionale distribuito efficacemente a livello statale. Secondo FiveThirtyEight, ci sono 35 possibilità su 100 che Biden vinca con quella che in gergo viene definita una “landslide”, cioè che ottenga una vittoria schiacciante. Nelle previsioni sul numero di delegati, FiveThirtyEight stima quelli che potrebbe vincere Biden in poco meno di 350.

Tom Mockaitis, docente di storia alla De Paul University di Chicago e studioso di terrorismo americano lascia una dichiarazione sul Foglio Quotidiano in cui si chiede come si sveglieranno gli americani la mattina del 4 novembre: non è solo questione di sapere chi sarà il loro nuovo presidente ma anche come sarà accolto il risultato; «Le ipotesi sul tavolo sono tre: la prima è che vince lo sfidante democratico Joe Biden. La seconda è che vince il presidente Donald Trump. La terza è che, causa ritardi nello spoglio, non vince nessuno per giorni. Ognuno di questi scenari comporta conseguenze diverse, perché mai come ora (nemmeno ai tempi di Nixon vs Humphrey, nel 1968) la tensione per un’elezione era stata tanto alta. Mai come ora il timore di rivolte, e persino guerriglia, era stato reso tanto concreto dalla diffusione di armi e dallo stillicidio di fake news, propaganda e teorie del complotto via social. Per non parlare della pandemia, dei milioni di posti di lavoro persi, dei mesi di proteste».

A prescindere dall’esito delle votazioni, le elezioni presidenziali americane hanno sempre avuto un impatto elevato sul mercato finanziario e sull’economia globale, la sera del 4 Novembre, sapremo chi sarà il prossimo Presidente americano, se Trump o Biden. Una vittoria di Donald Trump alle elezioni USA 2020 potrebbe avere delle importanti conseguenze in Europa. Secondo una ricostruzione del New York Times, l’attuale presidente americano sarebbe infatti pronto ad abbandonare la NATO in caso di secondo mandato. Un presagio che, secondo gli esperti, sarebbe il più grande cambiamento  geopolitico mondiale da generazioni e che, allo stesso tempo, potrebbe rappresentare una vittoria per Vladimir Putin. L’Europa potrebbe in questo modo perdere la protezione garantita nei 70 anni dalla sottoscrizione del Patto Atlantico e i rapporti tra il vecchio continente e gli Stati Uniti subirebbero un radicale cambiamento. Come riportato dal quotidiano newyorchese, dal 2018 Trump ha espresso in più di un’occasione la volontà di ritirarsi dalla NATO. Se dovesse battere Biden il prossimo 3 novembre, potrebbe convincersi  irrevocabilmente a compiere questo atto. Durante la sua presidenza Trump ha richiamato gli alleati europei a stanziare almeno il 2% del proprio PIL e, se ciò non fosse accaduto, lui non sarebbe corso in difesa delle nazioni che erano venute meno alla sua richiesta. A queste parole di minaccia nei confronti dell’Europa Trump aveva dato seguito annunciando lo scorso luglio il ritiro di 12.000 truppe americane presenti in Germania, uno dei centri nevralgici dell’alleanza. C’è dunque la paura per una seconda vittoria di Trump alle presidenziali americane, perché metterebbe l’Europa in un nuovo stato di emergenza.

Cosa succede se vince Biden? Con l’elezione di Biden si avrebbe sicuramente una distribuzione più equa del carico fiscale in America, potremmo assistere ad una abolizione completa o parziale del Tax Cuts and Jobs Act, normativa che ha tagliato le aliquote fiscali per le imprese dal 35% al 21% dando una notevole spinta agli utili aziendali. Per quanto riguarda il commercio internazionale, la situazione già tesa non potrebbe che migliorare.

Con Biden l’Europa avrebbe un alleato. Tra il ritorno agli accordi di Parigi sul clima e all’impegno sui temi del cambiamento climatico, per esempio. Inoltre l’ex vicepresidente  ha già detto di essere pronto a riportare l’America a fianco dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nella lotta al coronavirus. La vittoria potrebbe portare ad una maggior regolamentazione nel settore dell’energia, delle telecomunicazioni e della tecnologia aumentando i costi delle imprese.

Ermelinda D’Agostino

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