GLI ELEFANTI (di Giuseppe Fanelli)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo uno scritto di Giuseppe Fanelli

Perché l’elefantino africano spesso viene ritratto con la proboscide sollevata tra le zampe anteriori della madre?

Tutti conosciamo gli elefanti, impariamo che è il più grande mammifero terrestre sin da piccoli, con la storia dell’elefantino Dumbo,  un film d’animazione prodotto da Walt Disney.

Ma, in realtà, conosciamo bene questi pachidermi che in Asia vengono catturati e torturati per essere soggiogati e schiavizzati come animali da lavoro e in Africa vengono sterminati per l’avorio?

 Provo a fornire qualche indicazione in più su questi affascinanti mammiferi.

Ci sono tre specie  viventi di elefanti: l’elefante indiano o asiatico  (Elephas maximus), l’elefante africano (Loxodonta africana) e l’elefante africano delle foreste (Loxodonta cyclotis), precedentemente considerata una sottospecie di L. africana.

Una quarta specie, l’elefante nordafricano (Loxodonta pharaoensis), si è estinta in tempi recenti (I o II secolo).

Nonostante la somiglianza esteriore, gli elefanti africani e asiatici presentano alcune importanti differenze sul piano anatomico. Lo scheletro dell’elefante africano, ad esempio, ha 21 paia di costole e 26 vertebre caudali mentre l’elefante asiatico ne ha rispettivamente 19 e 33. Nel primo, il cranio è appiattito sulla fronte, nel secondo molto incurvato. Il cranio (cranio alleggerito) degli elefanti contiene parti cave per alleggerire le ossa (tutte e tre le specie).

Nell’elefante asiatico le zanne, presenti solamente nei maschi, sono più corte di quelle dell’elefante africano. A proposito di zanne è bene ricordare che esse non sono i canini, come si è portati a credere, bensì gli incisivi, particolarmente sviluppati, che crescono continuamente e sono utilizzate dall’elefante per lacerare le cortecce degli alberi, per scavare o come elementi di offesa/difesa. Il resto dei denti è formato da quattro molari che sono sostituiti tre volte nel corso della vita dell’elefante (tutte e tre le specie).

Altra visibile differenza tra l’elefante africano e l’elefante asiatico è la dimensione delle orecchie: il primo ha i padiglioni auricolari molto più grandi (183 cm lunghezza e 114 cm di larghezza) rispetto a quelli del secondo (60 cm di lunghezza e 30 cm di larghezza). Le orecchie di questi pachidermi sono molto vascolarizzate e spesso vengono agitate per disperdere il calore (tutte e tre le specie).

L’elefante asiatico ha, inoltre, il dorso arcuato rispetto a quello africano che rimane concavo; l’elefante africano ha due appendici nella punta della proboscide mentre quello asiatico ne ha soltanto una.

É proprio vero che ogni specie, sia animale che vegetale, si evolve in modo perfetto rispetto al proprio habitat per superare la selezione naturale e poter sopravvivere. L’elefante africano di foresta, ad esempio, presenta le sue zanne (di colore giallo) parallele e rivolte verso il basso in modo da consentirgli di muoversi agevolmente in un habitat intricato composto da alberi e arbusti.

Ecco alcune note sulla vita degli elefanti.

Le femmine dell’elefante vivono in branchi costituiti da individui imparentati tra loro (sorelle) e i loro piccoli. All’interno del gruppo viene stabilita una gerarchia: la femmina più anziana è la matriarca, sulla cui esperienza e autorità tutte fanno affidamento.

La matriarca rimane al comando per tutta la vita e viene sostituita solo quando, oramai vecchia, non ce la fa più. A questo punto viene sostituita dalla più anziana dopo di lei che prende il comando mentre la prima viene abbandonata a se stessa.

In genere il branco è formato solo da femmine ma possono essere presenti anche i piccoli maschi che non abbiano ancora raggiunto la maturità sessuale (intorno ai 10 anni).

Quando i maschi raggiungono la maturità sessuale vengono allontanati dal branco di origine per evitare accoppiamenti tra consanguinei e possono riunirsi in gruppo, solo temporaneamente per una qualche necessità, ma generalmente vivono soli.

Gli elefanti sono animali nomadi che seguono il ritmo delle stagioni spostandosi ora in una zona ora in un’altra a seconda delle maggiori disponibilità di cibo. Durante la stagione secca, con poche disponibilità d’acqua, diversi gruppi si possono riunire tutti assieme intorno a un’unica pozza.

Il branco è molto ben organizzato. Ad esempio organizzano veri e propri turni di guardia per lasciare riposare soprattutto le madri (gli elefanti dormono in piedi o sdraiati su di un fianco) mentre alcune fanno la guardia e controllano i piccoli. Quando un predatore di avvicina al branco i piccoli vengono fatti sistemare al centro e tutte le altre femmine si posizionano in circolo per proteggerli creando una barriera impenetrabile per qualunque predatore. Gli elefanti amano rotolarsi nel fango con il quale si ricoprono tutto il corpo per proteggersi dal sole e dai parassiti.

Una particolarità tipica dell’elefante africano è che le mammelle si trovano nel petto anziché nel ventre, cosa abbastanza rara nei mammiferi a quattro zampe; ecco perché l’elefantino africano spesso viene ritratto con la proboscide sollevata tra le zampe anteriori della madre.

Giuseppe Fanelli

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FONTI: www.wikipedia.org

“Grande Enciclopedia per Ragazzi” (Animali vol. 2) – La biblioteca di Repubblica.

http://www.elicriso.it/

 

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