Il Coraggio delle Cicatrici di Maria Luisa Iavarone. La recensione

Storia di mio figlio Arturo e della nostra lotta nel sottotitolo del libro di Maria Luisa Iavarone “Il Coraggio delle Cicatrici” scritto con il giornalista Nello Trocchia. La lotta di cui parla Luisa non può e non deve essere solo la loro e deve ingaggiarla una generazione intera, quella che ha perso per strada il proprio ruolo di adulti in quanto educatori e responsabili per i propri figli. Questi troppo spesso crescono da soli e troppo in fretta senza esempi positivi, privati del diritto all’infanzia e di un’adolescenza di speranza.
Che cosa non si sa ancora di quel maledetto 18 dicembre 2018, di un tardo pomeriggio d’inverno illuminato dalle festanti luci di Natale? Le stesse luci che lasciano indifferenti quel gruppetto di ragazzini in cerca di una vittima casuale su cui poter sfogare tutta la rabbia e violenza gratuita per sentirsi precocemente adulti, potenti e indifferenti al valore della vita.
Il necessario coinvolgimento mediatico che la stessa Maria Luisa ha avuto, a causa di questa storia, ha comunque lasciato qualcosa di inespresso. Questo libro fornisce un’analisi profonda e spietata dell’intera vicenda, attraverso gli atti processuali e le intercettazioni ambientali che mostrano il volto dei carnefici. E per carnefici non s’intendono i ragazzi che sferrano coltellate le cui cicatrici sono ancora visibili sul corpo di Arturo, ma le voci e le parole degli adulti che hanno in carico questi minori.
E allora queste cicatrici ci riguardano, stanno lì a testimoniare quest’emergenza educativa di cui la storia di Arturo è conseguenza. L’evaporazione del padre, di adulti incapaci a educare, di una scuola che non accoglie, deprivata negli anni degli strumenti necessari; di un territorio distratto dalla bellezza di questa città tanto da ignorare un tessuto con cui convive ma che non intacca, non gli appartiene.
Allora non fa scalpore un intero ospedale, presidio della sanità pubblica, gestito e occupato da una organizzazione criminale che ne fa scempio a proprio uso. E verrebbe quasi da sorridere, se non fosse una tragedia, sul fatto che Arturo venga magistralmente salvato da quell’ospedale dove si è negli anni fatta grande esperienza di ferite da lama o armi da fuoco.
Una ‘mamma coraggio’, che di questo aggettivo non vuol sentir parlare, perché per lei è come un atto di delega, Maria Luisa in questo libro ci richiama tutti ad un ruolo di adulti responsabili che impone: una costante analisi del rischio, partendo dai più piccoli e, in questo, la scuola potrebbe realmente essere il luogo deputato, e il coraggio, questo necessario, di misure forti a tutela del minore a rischio, fino all’allontanamento parentale se pur temporaneo, per cercare di raddrizzare il tiro.
Come si può essere ciechi al grido di una parte della città che, per farsi notare, ricorre ad atti di criminalità efferati e quasi sempre senza un motivo? Ragazzi autogestiti con unico interesse è esistere e, per farlo, devono riuscire ad apparire, anche se attraverso atti criminali. Il carcere diventa un tassello d’onore conquistato, da esibire con orgoglio e indifferenza.
Per i condannati nove anni e tre mesi, confermati al terzo livello di giudizio, per una giustizia che probabilmente non servirà a rieducare questi ragazzi. Ma così anche l’esito sperato di una condanna lascia l’amaro in bocca ad Arturo e alla madre che, oltre ad essere genitore violato nell’intimo per l’atroce esperienza vissuta, è anche un’educatrice che, per una beffa del destino, dopo tanta teoria, si trova a toccare con mano la realtà e continua a cercare un equilibrio per sé e suo figlio.
Il Coraggio delle Cicatrici è un libro commovente cui, oltre al racconto cronologico interrelato dai preziosi contenuti del Trocchia, fanno da corredo l’ambientazione della storia e la descrizione del vissuto di ognuno dei ragazzi coinvolti, da cui trasuda una grande umanità, una sensibilità di spessore e senso civico che spinge continuamente alla ricerca delle soluzioni.
Maria Luisa si mette a nudo, così nasce, durante la lettura, un’empatia e una trasposizione d’animo, si comprende ogni suo gesto, mossa, pensiero che mette in risalto il ruolo di madre, che per prima sente una grande responsabilità che la condurrà a proteggere quel figlio ferito, a dargli forza e a riceverne a sua volta. Il libro racconta i passi di questa lotta che ingaggeranno insieme madre e figlio, forgiati da una forza reciproca. Una lotta ancora in atto che trova dimora nell’associazione ARTUR “Adulti Responsabili per un Territorio Unito contro il Rischio”, che Maria Luisa sintetizza in quattro azioni fondamentali: contrastare, curare, corresponsabilizzare, condividere.
Queste soluzioni non scontate, necessitano del contributo di tutti, ma proprio tutti noi adulti responsabili di un’infanzia troppo spesso negata.
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