“Il Mese Classico”. Intervista a Roberto Roganti su Mily Balakirev
MTTD: Ciao Roberto e benvenuto di nuovo al nostro appuntamento.
Quale grande compositore ci introduci oggi?
RR: Ciao Maria Teresa e bentrovata. È sempre un piacere incontrarti e poter presentare grandi musicisti del passato ai nostri lettori.
Oggi è la volta di Mily Balakirev.
MTDD: Puoi darci qualche cenno biografico?
RR: Certamente. Mily Balakirev nacque a Nizni-Novgorod [oggi Gorki] il 2-I-1837 e morì a Pietroburgo il 29-V-1910. Ottimo pianista fin da fanciullo, a quindici anni dirigeva l’orchestra di Alexandr Ulibiscev mentre continuava da autodidatta gli studi musicali. Nel 1855 era a Pietroburgo, dove si faceva notare come direttore d’orchestra e si iscriveva all’Università entrando in contatto con gli ambienti più democratici e progressivi della città. Ammirato come compositore da Glinka, nel 1861 fondò il “Gruppo dei Cinque” che si sciolse dopo un anno anche a causa del carattere autoritario del Balakirev, ma i germi della nuova scuola russa erano ormai gettati. Nel 1862 fondò una scuola gratuita musicale, organizzando in seguito dei concerti popolari, ma anche questa iniziativa, come la prima, era destinata a naufragare, e allora Mily abbandonò ogni attività musicale, ritirandosi per qualche tempo a fare il capostazione in una località non distante da Pietroburgo. Solo nel 1877 riprese gradualmente a occuparsi di musica, per ricoprire dal 1883 al ’95 la carica di maestro di cappella a corte.
MTDD: Cosa puoi dirci della sua musica in particolare e di eventuali caratteristiche che la distensero?
RR: Balakirev fu il primo compositore russo ad essere conscio della necessità di un rinnovamento musicale in senso nazionale: mentre in Glinka questa esigenza si presenta in maniera incerta, e la sua musica è ancora impacciata dai legami formali della tradizione italiana e francese, in lui c’è una volontà precisa di rompere quelle barriere, sulla via di una definizione precisa dei caratteri della musica russa.
MTDD: Sembra, quindi, essere stato un musicista estremamente all’avanguardia per i suoi tempi… Mi chiedo come venne percepito questo suo desiderio di rompere con il passato ai suoi tempi…
RR: Infatti hai colto nel segno. Non per nulla Balakirev fu in contatto con i circoli progressivi della Russia zarista; non per nulla era considerato dall’ambiente ufficiale di Pietroburgo, da Serov, dalla Pavlova e dagli altri pontefici della vita musicale, un vero e proprio rivoluzionario, e il fallimento delle sue iniziative a carattere popolare (sia la scuola come i concerti) fu dovuto proprio all’ostilità di quell’ambiente, che vedeva in lui un pericoloso sovvertitore della situazione esistente. Non poteva dunque essere che Balakirev a intuire la necessità di unirsi con altri musicisti per dar vita a una vera e propria scuola nazionale. Ed ecco nascere il famoso “Gruppo dei Cinque,” a cui aderirono Mussorgski, Cui, Borodin e Rimski-Korsakov.
Anche se questo gruppo ebbe vita effimera, la sua importanza nella storia della musica russa fu enorme: erano cinque musicisti che avevano preso coscienza della necessità di un rinnovamento, e anche quando si separarono per ragioni di incomprensione personale, quest’aspirazione restò viva in loro e diede vita a una delle più importanti scuole nazionali dell’800.
Se all’instancabile, originale attività di Balakirev si deve dunque la formazione in Russia di un ambiente pronto ad accogliere e a continuare la “rivoluzione” del “Gruppo dei Cinque,” al suo genio di compositore si deve se la musica è stata arricchita da alcuni lavori vivi ed ispirati. La sua produzione non molto vasta comprende tra l’altro 2 sinfonie, 2 poemi sinfonici, 4 ouvertures, musiche di scena, 2 concerti per pianoforte e orchestra e il famoso pezzo per pianoforte solo Islamey.
Ouverture per tre canzoni russe (1858)
Composta a soli ventun anni, questa Ouverture è già tipica del migliore Balakirev, con la sua orchestrazione personale e colorita e col richiamo suggestivo a tre temi popolari. Ed è il caso di segnalare che, di questi temi, il secondo è stato posteriormente usato da Tchaikovsky nel “Finale” della Sinfonia n. 4, e il terzo da Stravinski in Petruska. D’altro canto è anche riconoscibile l’influsso di Glinka e di certo sinfonismo beethoveniano, risolto però già in maniera del tutto individuale.
L’Ouverture si compone di una parte iniziale in tempo “Adagio” e di una seconda parte in “Allegro.”
Tamara, poema sinfonico (1867-82)
Lermontov è l’autore della poesia omonima a cui Balakirev si ispirò per questo poema sinfonico: vi si narra di una bella e crudele regina, che attira a sé i suoi amanti per trucidarli dopo una notte d’amore.
Nonostante sia una pagina relativamente poco nota, essa sta all’origine di tanta posteriore musica russa, in particolare dei poemi sinfonici di Rimski-Korsakov e di certo Stravinski.
Composto nel periodo più felice dell’attività creativa del musicista, è un lavoro denso di motivi tratti dalla musica popolare, elaborati con maestria in un tessuto orchestrale suggestivo, in cui non manca qualche richiamo esotico. Tamara viene raffigurata per mezzo di melodie penetranti e voluttuose, che ci indicano in Balakirev un vero maestro nell’individuare efficaci atmosfere psicologiche, anticipatrici di tanta posteriore musica non solo dei compositori russi.
Sinfonia n. 2 in re minore
Composta nel 1908, uno degli ultimi lavori di Mily Balakirev, la Sinfonia n. 2 in re minore viene eseguita per la prima volta il 17 marzo 1909 a San Pietroburgo sotto la direzione di Sergej Ljapunov, allievo di Balakirev; accolta con scarso interesse e raramente riproposta al pubblico, è riconosciuta, peraltro, come una delle ultime espressioni della Scuola Nazionalista Russa del XIX secolo.
A differenza del poema sinfonico Tamara, composto nell’arco di tre lustri, la Seconda Sinfonia viene scritta in poche settimane; non presenta collegamenti tra un movimento e l’altro, e quindi appare più vicina ad una suite per orchestra, l’organico strumentale, inoltre, è più snello rispetto all’orchestra tipica di Balakirev.
Il primo movimento, Allegro ma non troppo, si apre con due accordi veloci, come l’Eroica di Beethoven; sono presenti due temi contrastanti, il primo ricorda un movimento di danza. I due motivi, elaborati e trasformati, conducono a una coda tradizionale annunciata dalla riproposizione del tema iniziale.
Il secondo movimento, Scherzo alla cosacca: Allegro non troppo, ma con fuoco ed energia, è avviato da un colpo di rullante che introduce immediatamente l’atmosfera russa del Gruppo dei Cinque. Il ritmo e i ricchi colori orchestrali della marcia ricordano la “Processione dei Nobili” dell’Opéra-ballet Mlada di Rimskij-Korsakov.
Il terzo movimento, Romanza: Andante, la parte più lunga della sinfonia, è caratterizzato da materiale tematico non particolarmente importante; l’atmosfera orchestrale è ben realizzata ma le melodie ripetitive lo rendono alquanto noioso.
Il quarto movimento, Finale: Polonaise, inizia con una fanfara dalla quale si dipana una danza polacca sostenuta energicamente dagli archi. Balakirev arricchisce la melodia con figurazioni simili a colpi secchi, con brevi passaggi cromatici imitativi negli strumenti bassi, con interruzioni improvvise, rendendo l’ascolto piacevole e divertente.
Islamej, fantasia orientale Op. 18
Islamej è il brano più famoso di Milij Alekseevič Balakirev, fondatore del Gruppo dei Cinque e una delle figure chiave del movimento nazionalista russo. Composto nel 1869 e irto di difficoltà, Islamej è stato definito da Nikolaj Rubinštejn un pezzo meraviglioso che pochi sapranno dominare. Il sottotitolo “fantasia orientale” sembra poco appropriato perché il lavoro è decisamente russo, basato su melodie che Balakirev aveva raccolto qualche anno prima durante un lungo viaggio attraverso il Caucaso e la Crimea; recenti studi musicologici indicano che quelle melodie sono tuttora presenti nella musica popolare di quella che fu l’Unione Sovietica.
Islamej si articola in tre sezioni. All’iniziale Allegro agitato, che introduce il tema principale derivato dalla “Lezginka”, una danza energica e veloce della regione caucasica Kabardino-Balkaria, si contrappone una parte intermedia, Tranquillo, Andantino espressivo, che utilizza la melodia di una canzone d’amore dei Tatari di Crimea. La terza e ultima sezione, Allegro vivo, Presto furioso, è in buona parte occupata dal primo tema; la conclusione è affidata alla melodia romantica trasformata in un vivace “Trepak”, danza russa di origine cosacca.
Vivente Balakirev, Islamej è stato orchestrato sia da Alfredo Casella che da Sergej Ljapunov.
MTDD: Grazie, Roberto, per averci portato nel mondo di Mily Balakirev e dato la possibilità di conoscerlo meglio attraverso queste sue composizioni.
Ti aspetto per una prossima intervista con un altro grande compositore.
RR: Grazie a te per l’ospitalità. È sempre un piacere. Alla prossima!
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