INCONTRO CON LA FABBRICA DEI GRILLI

Intervista a Bernardo Carli direttore editoriale e  Elisabetta Paraboschi direttore responsabile de

la fabbrica dei grilli

IL MENSILE DI VIA ROMA

Piacenza, Papero Editore

 

 La fabbrica dei grilli è il mensile di Via Roma a Piacenza nato a marzo 2016. È a distribuzione gratuita ed è in formato di ottavo.

 La sua lettura è particolarmente interessante per contenuti e obiettivi e, pur definendosi un giornale di “quartiere”, tratta temi di interesse comune.

Il giornale, infatti, come sottolinea nel suo editoriale Bernardo Carli, ideatore de la fabbrica dei grilli, si propone di dare voce a ciò che accade e accadrà nella comunità e, devo dire, ci riesce bene sin dall’inizio trattando temi sociali attuali di grande importanza con altrettanta competenza.

Trovo in esso, durante la lettura, contribuiti di scrittori, giornalisti, studiosi di civiltà diverse, appassionati di luoghi del mondo e del quartiere ma trovo, soprattutto, cultura.

Quella cultura ampia, a cui piace affacciarsi sul mondo comprendendolo tutto.

Vedo una particolare attenzione alla società, alla necessità delle donne, delle madri, degli immigrati che con la loro presenza stanno cambiando la società e il modo di vivere, vedo l’attuazione di una parola che si sente spesso oggi ma si vede con grande difficoltà: integrazione.

Sempre dall’editoriale  penso che sia davvero lungimirante il fatto che il giornale si ponga come obiettivo di andare incontro” al cambiamento sociale che sta avvenendo in Europa.

Abbracciare le “diversità” come risorse e non come ostacoli è segno di intelligenza e civiltà e il fatto che siano dei professionisti a promuovere tale convinzione promette bene perché, secondo me, non sono solo parole ma proposte concrete.

 Nello stesso tempo considerare i residenti piacentini come “garanti” di identità rispetta la storia del quartiere facendone la sua forza e la sua coerenza.

Infine la cultura: ciò che dà valore a tutti i contenuti senza fare differenza. La cultura non ha confini, non conosce differenze tra etnie, perché tutto ha valore in quanto tale.

Con queste premesse sono sicura che la fabbrica dei grilli sarà un giornale letto e apprezzato ma che, soprattutto, porterà proposte concrete e pertinenti.

Di seguito l’intervista a  Bernardo Carli, direttore editoriale, e Elisabetta Paraboschi, direttore responsabile.

 

D: Vorrei sapere il significato del titolo la fabbrica dei grilli?

Bernardo Carli – È in uso dire ai ragazzi: “hai troppi grilli per la testa”. La mia mamma me lo ripeteva. Così dopo anni di lavoro come insegnante e poi preside, peraltro svolto con molta e inconsueta fantasia, ho deciso che era venuto il tempo di “liberare” i grilli, di fabbricarne di nuovi, di farli incontrare con quelli degli altri, insomma, una contaminazione di grilli, per farne nuovi, come la cultura di molti italiani e stranieri, dal cui incontro nasce una nuova cultura di meticciato.

Elisabetta Paraboschi – Di fatto è l’unione di due realtà: da una parte la fabbrica, il senso del fare in maniera pratica, concreta, con le mani; dall’altra la fantasia, il sogno, la fiaba ma anche la saggezza. I grilli rimandano al Grillo per eccellenza, quello Parlante di Pinocchio, che rappresenta la coscienza. Ecco, nella Fabbrica dei Grilli la coscienza e il buon senso sono i due binari su cui si muovono lo spirito del fare e l’immaginazione per pensarlo.

D: Compreso, mi auguro, il suo valore sociale e culturale, chiedo a Bernardo Carli: come mai un giornale cartaceo oggi? La carta ha sempre il suo fascino ma vuole essere, tale scelta, una sfida o un invito alla lettura per tutti? O ancora altro? A chi è venuta l’idea e come nasce “praticamente” la fabbrica?

R : È l’invito alla lettura per tutti, anche quelli che non hanno dimestichezza con il web. La carta poi resta e anche se si sacrificano alberi, può essere usata per fare pacchetti, aeroplanini, origami, pulire i vetri ecc… Da qui l’incontro con la paper del Papero Editore. La Fabbrica è stata per anni luogo di incontro di persone diverse che vivono o capitano nel quartiere. Tra le varie persone Gabriele Dadati, portato da Davide Corona, mio ex allievo. Poi siamo andati avanti incontrando altri, infine l’associazione “la Fabbrica dei Grilli-parole” che si arricchisce continuamente di nuovi collaboratori. I novizi sono i “grillandi”, gli illuminati i “grillati”. A dire il vero unisce tutti anche il piacere di divertirci molto.

D: Quali sono  l’estensione e la densità del quartiere?

R: Chissà, forse 20 o 70 mila (Achille Campanile dice di un suo personaggio: aveva un’età indefinibile tra i 20 e i 70 anni). Molti sono quelli che frequentano il quartiere senza risiedervi, sono quelli che sono nati qui e soprattutto gli stranieri che vengono a trovare gli amici, a far spesa e … qualche volta a bere una birra in strada: una occasione per fare due chiacchiere.

D: Come viene distribuito il giornale?

R: Il giornale è gratuito, distribuito casa per casa dai disabili di una cooperativa. Stiamo elaborando un piano per depositarlo in vari luoghi della città, ma vorremmo creare anche dei contenitori (il problema è che li dobbiamo disegnare e costruire con le nostre mani: ci proveremo).

D: Ho letto con grande curiosità e interesse tutto il giornale, in particolare l’articolo del direttore responsabile Elisabetta Paraboschi, riguardo la piccola scuola nata presso la fabbrica dei grilli: un’iniziativa lodevole che davvero ha il sapore del diritto allo studio. Credo possa essere un esempio per molti giacché non tutti i bambini che oggi frequentano la scuola parlano e conoscono l’italiano e quindi hanno bisogno di sostegno.

Bernardo Carli: È una iniziativa della fabbrica. Abbiamo tre bambini in età scolare (addirittura più di dieci anni) che non sono mai stati a scuola, sfuggiti a tutte le istituzioni. Con un appello pubblicato su Libertà, abbiamo trovato tre maestre in pensione, folgorate dal messaggio dei grilli. Uno dei bambini dopo un mese è stato inserito nella scuola elementare, con l’aiuto della fabbrica. Le altre andranno in seconda media a settembre, nel frattempo continuano le lezioni alla fabbrica per prepararle. Sono bravissime: dopo solo due mesi, già leggono e i loro quaderni sono perfetti. Sono bambini rom. Ieri hanno venduto al mercato collanine di perline fatte da loro alla fabbrica. Abbiamo spiegato a loro e ai genitori che si possono guadagnare soldini senza chiedere l’elemosina. È stato un successo. Con settembre la “scuola dei grilli” si strutturerà per aiutare negli studi TUTTI i bambini in difficoltà. Di nuovo chiederemo collaborazione a ex insegnanti e maestri. Il nostro spazio non sarà più sufficiente, ma vogliamo che qualche proprietario di spazi vuoti li offra gratuitamente (potremmo anche pagare, ma i grilli non amano il denaro e vogliono che altri siano coinvolti nell’operazione con un contributo in servizi). Poi da settembre un piccolo coro di bambini italiani e stranieri. Abbiamo disponibili già alcuni musicisti professionisti. Perché quando si fanno le cose, soprattutto per gli altri, si devono fare bene. Chiederemo solo a chi può, un piccolo aiuto per sostenere le spese di luce e riscaldamento.

Elisabetta Paraboschi: Penso sia un esempio come lo sono molti altri nati dalla buona volontà di persone che davanti a un problema cercano di dare delle risposte utili e concrete: non solo parole, ma fatti. Il problema è che spesso tutto questo impegno e questa buona volontà restano sottotraccia, un po’ per pudore dei diretti protagonisti, un po’ perché di solito fanno notizia altre cose. In questo caso invece abbiamo pensato che dare conto anche delle buone nuove del quartiere fosse importante e utile.

D: Il giornale è utile anche per far conoscere attività simpatiche. A pagina  3  che, non a caso, ha come titolo Storie, troviamo l’articolo Le foglie del vento  in cui si racconta di iniziative innovative e creative che propongono laboratori e workshop. Significa, in parole povere, proporre e stimolare, alla luce di incontri e di arte. Giusto?

Bernardo Carli: Foglie al vento è uno degli ultimi “insediamenti” di giovani nel quartiere. Nei numeri successivi si proseguirà nella “esplorazione” di ciò che c’era e ciò che c’è di nuovo, magari riusciremo anche a costruire quello che ci sarà, ovvero elaborare una linea di espansione del commercio e dell’artigianato, ricostruendo la realtà del quartiere popolare che era una volta.

Elisabetta Paraboschi: Foglie al vento è un piccolo spazio di libertà fatto di pareti a pois e a righe, di spille di legno a forma di palloncino, di collane di carta che si possono provare e di disegni belli. Ma soprattutto è fatto di due ragazze giovani e bellissime, una rossa e l’altra che continua a cambiare colore di capelli: entrambe hanno un grande talento e sono uno degli esempi delle curiosità che si possono trovare nel quartiere. Basta solo darci un’occhiata.

La mia conclusione è che attualmente  la fabbrica dei grilli è un giornale che si propone non solo analisi ma  solidarietà costruttiva fatta con “coscienza”, tra qualche anno potrà diventare un documento storico di come, in pratica, sia avvenuta in un quartiere di una città d’Italia come Piacenza, l’integrazione sociale tra immigrati e autoctoni.

 

Maria Paola Battista

 

Ringrazio per la disponibilità Melissa Minò, caporedattrice.

@Riproduzione riservata wwwitalia

 

 

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