KAMLALAF, CONGEDO DAL SENEGAL.

 Una giraffa il  simbolo del viaggio

Rientrati a Piacenza dopo le due settimane trascorse in Senegal con l’associazione Diaspora Yoff, i partecipanti all’edizione 2016 del progetto Kamlalaf racchiudono in una foto e in un simbolo – la giraffa – le emozioni e le esperienze vissute. Scopriamo perché nelle parole di Anna Dainelli Daniela Razzini, Matteo Stefano Tiboni, che hanno affrontato il viaggio insieme ad altri amici, Micaela Pignacca e Cecilia Tirelli.

Un soggiorno in coabitazione, un gioco di collaborazione. Il nostro viaggio in Senegal è racchiuso in una foto scattata alla riserva naturale di Bandia. Uno scatto nitido come emblema di queste due settimane africane, trascorse vivendo spalla contro spalla con gli abitanti di Yoff, ora a noi molto cari e familiari.

La foto in questione inquadra una giraffa, alta più o meno mezzo baobab, che accoglie sulla propria schiena un uccellino blu elettrico. La guida che ci accompagnava ha descritto i due animali come esempio di “simbiosi mutualistica”, un tipo di rapporto in cui l’uccellino mangia i parassiti nascosti sul manto della giraffa e quest’ultima a sua volta lo protegge. Allo stesso modo le nostre famiglie senegalesi ci hanno prodigato pietanze speziate consumate dallo stesso piatto sedute per terra, stanze pulite e tante attenzioni, cercando di insegnarci qualche frase in wolof, la loro lingua. Mentre noi contestualmente abbiamo tentato di insegnare loro qualche parola di italiano, affidandoci immediatamente, lasciandoci trasportare nei luoghi più pittoreschi della provincia di Dakar.

Come quella placida giraffa i nostri ospiti ci hanno offerto rifugio, protezione, cura; come quella volta al mercato di Dakar quando ci hanno fatto strada tra la calca disordinata di clienti e venditori urlanti. Viceversa noi, simili a quell’esile uccellino, abbiamo portato, ben volentieri, una valigia di farmaci all’ospedale di Yoff.

Dieuredieuf Senegal!

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