Paesaggio con rovine di Generoso Picone, la presentazione ieri

Ieri pomeriggio, 23 aprile, si è svolta tramite piattaforma zoom la presentazione del libro del giornalista Generoso Picone Paesaggio con rovine, edito da Strade Blu, Mondadori.

L’incontro è stato organizzato dall’Associazione 7X da Cairano al mondo e viceversa, dietro proposta del sociologo, e non solo, Enrico Finzi.

Ha moderato Dario Bavaro, dell’Associazione, e i relatori sono stati Emilia Bersabea Cirillo, architetta e scrittrice, ed Enrico Finzi. Hanno preso parte al dibattito il sindaco di Cairano Luigi D’Angelis, lo scrittore Generoso Picone e l’architetto Angelo Verderosa.

Gli interventi sono stati intervallati dalla proiezione di tre video sul paesaggio dell’Alta Irpinia montati da Antonio Petitto e musicati da Caterina D’Amore, affermata flautista, la quale in questa occasione ha anche proposto il suo inedito La danza, «Un piccolo gioco di suoni», come lei stessa lo ha definito, «per augurare a tutti di poter presto ricondividere la convivialità». I video mostrano, come già scritto, i paesaggi, la natura, l’acqua e gli splendidi fiori di campo, immagini di Cairano e dintorni montate come se si sfogliasse un libro.

Gli interventi

Emilia Bersabea Cirillo, si dice emozionata come sempre, quando deve presentare un libro scritto da Generoso Picone, probabilmente per la datata amicizia e per la condivisione di occasione ed eventi. La sua analisi prende spunto proprio dai ricordi e da ciò che fu il terremoto del 1980. Non solo si ruppe una faglia ma ci fu proprio una rottura psicologica degli equilibri e delle abitudini. Cuore e ragione, queste le modalità di scrittura del libro di Picone, secondo Cirillo: da una parte la ragione, quella del giornalista che analizza, riporta e spiega i fatti, dall’altra il cuore che spinge a raccontare con sentimento ciò che gli irpini oggi sono diventati. E proprio questa è la domanda: «Perché siamo qui e chi siamo?»

Il pensiero di Cirillo è che noi che viviamo in questa terra non siamo protagonisti di ciò che accade.

Dopo il terremoto del 1980 l’Irpinia è stata vittima di una ricostruzione dissennata che creato paesi satelliti che non avevano collegamenti. La terra è stata avviluppata da una schizofrenia e una politica megalomane senza nessuno sviluppo vero e organico.

Il libro rivendica una strada di consapevolezza per ritrovarsi e provare a dire di no.

Guardare l’Irpinia con un altro sguardo, sapendo di avere delle possibilità.

In conclusione Cirillo, ricorda ciò che si è fatto a Cairano in cui il movimento e l’attivismo dei cittadini ha smosso beneficamente le zolle.

Enrico Finzi, sociologo milanese innamorato dell’Irpinia, concorda nel dividere il testo in due parti che si intrecciano fortemente e riconosce uno stile di piacevole lettura, secco, asciutto e incalzante. Un libro vivo, che non annoia. La sua analisi parte dal divario Nord e Sud Italia per arrivare alla puntualizzazione di quanti dei finanziamenti stanziati per la ricostruzione in Irpinia abbiano deviato la loro strada verso il Nord e, in accordo con l’Autore, critica la brutta abitudine di considerare il Sud come portatore di vizi organici.

Secondo Finzi, il libro di Picone è amaro e denuncia l’ennesima occasione perduta scrivendo di un “terremoto infinito”. Questo perché l’Autore ritrova nel pre – Ottanta le radici del disastro. Secondo Finzi, è come se il sisma non avesse fatto altro che portare alla luce e rivelare una antica debolezza, una debolezza innanzitutto etica, culturale e politica. In questo senso il terremoto è infinito.

Sono solo due le “obiezioni” che il sociologo fa alle idee di Picone: la prima è la mancata analisi della risorsa femminile considerando la presenza numerosa, forte e di grande valore dell’operato delle donne; la seconda è la troppa amarezza e delusione che si evince leggendo. Secondo Finzi, infatti, l’Irpinia è una terra di grandi risorse, che ha le potenzialità nonché le capacità per risollevarsi. Partire dall’amore per la propria terra può significare abbandonare la rabbia e la delusione per creare un “fronte ampio”, un’aggregazione di forze consapevoli per realizzare un progetto riformatore.

Luigi D’Angelis sottolinea come, a partire dalla cultura e dalla riflessione, sia nata un’economia che si è mossa. Il libro di Generoso Picone lo ha molto coinvolto in quanto ha riportato l’attenzione sulla necessità di ricercare una vita nuova, un futuro, tenendo presente che coloro che sono andati via dai loro paesi per cercarlo nelle metropoli non lo hanno trovato. Ora in molti vogliono tornare e esistono dei luoghi che possono offrire un nuovo modo di vivere.

L’intervento dell’Autore è molto personale. Dopo aver ringraziato gli organizzatori e i presenti, racconta le sue esperienze politiche e un po’ della sua vita per spiegare che durante la stesura del libro ad un certo punto si è ritrovato a pensare a se stesso e a porsi l’inevitabile domanda: «Che cosa ci faccio oggi qua?»

E, per rispondere alla domanda di Finzi sulla sua amarezza, si dichiara arrabbiato e deluso per tutto ciò che sarebbe potuta essere l’Irpinia e non lo è stato, come anche si dichiara pessimista per il futuro in quanto esso non può vedersi sono nei prodotti enogastronomici o nelle bellezze del paesaggio, ma necessita di programmi che, nel rispetto del passato, creino un futuro.

In conclusione, Angelo Verderosa ricorda che per la ricostruzione fu creata la legge 219, che promuoveva e incentivava di fatto l’abbattimento piuttosto che il recupero e che per questo motivo i vecchi centri furono abbandonati dai proprietari e si crearono luoghi abitativi dislocati. Anche tutti coloro che furono incaricati di progettare nuovi edifici lo fecero, nonostante la loro altisonante fama, senza preoccuparsi del tessuto sociale ed economico nonché delle necessità degli abitanti e del rispetto dei luoghi naturali. Nello stesso tempo ricorda che prima del sisma in molte zone dell’Irpinia non esistevano le fognature, che si sono create delle vie di comunicazione come l’Ofantina inserita mirabilmente nel paesaggio e la Fondovalle Sele che non solo sono servite a collegare paesi assolutamente isolati a cui si arrivava con enorme difficoltà ma non hanno deturpato nulla.

Conclusioni

L’incontro è stato lungo e molto interessante ma, soprattutto, è stato organizzato in un momento molto particolare in cui la riflessione sul chi siamo e su che ci facciamo qua coinvolge molti gli irpini a iniziare da quelli del capoluogo in cui, invece che riqualificare, ancora una volta sembra si stiano commettendo gli errori del passato. Pensiamo facilmente alla “pista ciclabile” spuntata un giorno sul marciapiede di Viale Italia o al possibile abbattimento di alberi secolari monumentali.

Durante l’incontro si è spesso parlato di servilismo e del senso di gratitudine che, detto in maniera semplice, si traduce nella quotidianità di una città in cui anche per prendere un banale appuntamento ci si sente di andare mediante un parente o un conoscente perché tutto, per mentalità acquisita, si svolge così.

Allora probabilmente sarebbe il caso di parlare di un’abitudine che si è consolidata in circa cinquant’anni di politica clientelare, in cui l’identità irpina è stata completamente calpestata insieme al suo futuro a benefico di pochi.

Si sarebbe potuti sicuramente essere più lungimiranti se non ci si fosse fatti abbindolare dalla mediocrità e dalla meschinità del passato, come ben sostiene l’Autore del libro.

Due altri fatti fondamentali non sono accaduti: il primo è stato la mancanza della costruzione della ferrovia, fatto che non solo non consente di recarsi nei bei paesi dell’Alta Irpinia, a meno che non si abbia l’automobile, ma ancora più grave ha reso isolata la gran parte dell’Irpinia. Dallo stesso capoluogo è ancora oggi impossibile raggiungere agevolmente senza auto luoghi come Salerno o il Cilento o la Costiera Amalfitana. E, per il turista che volesse recarsi a Cairano come a Summonte o al Laceno, le difficoltà sarebbero le stesse.

Il secondo fatto a mio parere gravissimo è che si continua a dimenticare che per essere accogliente un luogo deve offrire lavoro, altrimenti tutti andranno sempre via.

In ogni caso qualcosa si muove, grazie ad associazioni come Info Irpinia e dall’Associazione 7X da Cairano al mondo. I cittadini e il territorio hanno pagato maggiormente le nefaste conseguenze di provvedimenti amministrativi sbagliati ma io credo che siano tante anche le coscienze in subbuglio. Oggigiorno la cultura del territorio è cambiata, è profonda e saggia quindi magari si potrebbe o si potrà iniziare a dire qualche NO.

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu