Pensieri sparsi in cerca d’autore, 10° capitolo

10° capitolo, Una nuova avventura

II mattino dopo, pervaso da una energia ormai dimenticata, doccia chilometrica, cambio di biancheria, moto ed, in compagnia del chiodo, mi dirigo alla volta dell’azienda. Arrivo, parcheggio e mi presento alla guardiola.

Ascensore, settimo piano, dopo c’è il cielo, busso e sono ricevuto da una bionda ossigenata che mi accompagna dal leader maximo. Sembra di essere a forte Knox.

Lettori orbitali per accedere, porte super corazzate, telecamere. John mi riceve in un ambiente due volte il mio living. Una vetrata gigantesca offre un panorama mozzafiato. Cime innevate, distesa di foreste e, in lontananza, lo scorrere di un fiume.

Mi riceve calorosamente e domanda se sono soddisfatto delle cose trovate. Ci accomodiamo e ricevo le prime informazioni. Sarò dotato degli strumenti per poter girare in quella gabbia e della logistica operativa. La ricerca che si effettua è top secret, quindi non parlarne con chicchessia. È necessaria molta cautela. Il progetto fa gola a molti. Riuscire a riprodurre gli organi umani, lede vari interessi: mala, concorrenti, mercanti d’organi, cliniche milionarie ed esaltati fondamentalisti.

Dopo questo pistolotto introduttivo mi accompagna, lungo spazi silenziosi, nel settore dove lavorerò.

Entro in una stanza asettica, tappezzata di macchinari che, silenziosamente, fanno il loro mestiere. C’è da mettersi le mani nei miei radi capelli, per gli strumenti presenti.

Li riconosco tutti, anche quelli che sognavo. Gli astanti rivolgono la loro attenzione verso il nuovo venuto. Senza distinzione di sesso sono presenti varie razze. Una siriana, un indiano e potrei recitare tutto il globo. John mi presenta, mentre mi sento oggetto di una palese curiosità. Si vede che non sono in Italia. Non avverto risentimento ed invidia. Saranno una decina. Ed aspettano. John chiama per nome ognuno e mi indica una donna. È l’interfaccia con il resto della truppa. Poi ognuno ritorna al proprio lavoro e noi lentamente abbandoniamo la sala.

Ci rivedremo lunedì. Nei corridoi John mi guarda, percependo la mia soddisfazione ed il mio entusiasmo. Poi mi lascia. Invitandomi per la cena di domenica. Ritornando a casa mi sentivo leggero. L’abbondanza di sensazioni positive permeava il mio essere.

Trascorro la mattinata ed il pomeriggio scartocciando e sistemando i colli pervenuti dall’Italia. I miei quadri, i miei cocci, la mia musica. Mi dedicai anche ad ispezionare con metodo il villino. Ed alla fine di questa fatica di Ercole, con un calice di bollicine ed un cd di Lucio, mi stravacco sul divano e, come estremo tentativo, telefono a Rebecca.

“Pronto, ciao” ed inizio a raccontare. Inizio e lei “non posso parlare, sto lavorando, ci sentiamo.” E cosa diavolo mi aspettavo? Non voglio, non voglio, non voglio, perdere la sensazione positiva.

Telefono a Frà e decidiamo che passerà in serata a prendermi. Chissà cosa ha organizzato. Coltivando il desiderio, mi perdo nel panorama.

Nando Percopo

Nando Percopo

Nasce ad Avellino il sette marzo 1945. Laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino. Naia e lavoro da ingegnere industriale e imprenditore e amministratore di una società di consulenza aziendale. Irrequieto, va dove lo porta il cuore. Si definisce fondamentalmente umanista eclettico, ama i classici e vola con la fantasia. Gira il mondo ma ha nel cuore l’Irpinia. Ama dipingere, restaurare mobili, scrivere.

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