Pensieri sparsi in cerca d’autore, 4° capitolo

4° capitolo L’America

Il capo americano aveva espresso commenti positivi sull’avanzamento lavori. L’intera fabbrica tirò un sospiro di sollievo. Come nei cartoni. Una nuvoletta, con dentro una manifestazione di sollievo.

Arrivato in sede, ricevo una telefonata dalla segretaria, Ginny: “Claudio auguri per Francesca, l’Americano vuole scambiare due parole con te, verso le 9, confermo?”

Anche l’Americano si è convertito alla precarietà dell’appuntamento. Non alle nove, verso le nove. Perché dalle mie parti l’appuntamento non assume il colore dell’impegno. È una proposta. Col pensiero a Francesca, bofonchiai un sì distratto e riattaccai.

L’americano, uso gli “scangianome” per pigrizia. Lo scangianome è pratica diffusa nei paesini. Individua una caratteristica della persona. John è simpatico, aperto e ritiene che io sia bravo, nel mio campo. Bontà sua. La segretaria mi vede entrare e, stampandomi un bacio per Francesca, mi annuncia. “Ciao Claudio.”

Nel suo italiano, accento americano, stappa una bottiglia di bollicine. Da quando le ho fatto provare bollicine Franciacorta, trova ogni occasione per coltivare questa nuova passione.

“In America vogliono la tua presenza per il progetto Genius. Si è giunti ad un passaggio delicatissimo e pensano che tu possa essere di aiuto.”

Istintivamente arretro mentalmente. I panorami degli Appennini, Rebecca, le mie assenze dal contesto. Eppure dovrei essere gratificato. Soldi, fama. Peccato che queste cose non mi prendono. Però. Potrei trascorrere un po’ di tempo con l’amore della mia vita. Francesca è da tempo in America, presso un centro di ricerca, nel settore genetico. Un lampo squarcia la mia mente. E la pulisce dalle seghe mentali. È l’imprevedibilità dell’esistenza che mi sussurra di decidere ed in fretta. Chiudi con tua moglie.

“Devo parlare con Rebecca”, biascico, e ti farò sapere.  Domani. “Pensaci bene”, dice il capo e, strizzando l’occhio, mi saluta con una pacca sulla spalla. Ritornando alla scrivania, piena di carte, cartellette e similari, cerco di lavorare. Macché! Il pensiero vola. L’America, il Colorado, percorrere con la moto da costa a costa come Henry Fonda e Denis Hopper in Easy Rider. Il sogno di una vita. L’avventura. La sfida. E poi Francesca. Come al solito, la fascinazione mi prende e la voglia del nuovo prende il sopravvento, sulla mia inguaribile pigrizia.

Nando Percopo

Nando Percopo

Nasce ad Avellino il sette marzo 1945. Laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino. Naia e lavoro da ingegnere industriale e imprenditore e amministratore di una società di consulenza aziendale. Irrequieto, va dove lo porta il cuore. Si definisce fondamentalmente umanista eclettico, ama i classici e vola con la fantasia. Gira il mondo ma ha nel cuore l’Irpinia. Ama dipingere, restaurare mobili, scrivere.

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