Storia di un bambino mai nato

L’ennesimo femminicidio avvenuto a Senago nel milanese a conferma di un fenomeno che non tende ad arrestarsi. 49 le vittime solo in questo scorcio di anno. Giulia, una ragazza del Sud che ha cercato la sua affermazione lavorativa e di vita nel Nord lasciando il paese Sant’Antimo di Napoli, che non offre grandi possibilità ai giovani. Giulia una ragazza determinata, volitiva, caparbia che presto trova collocazione lavorativa per la stima meritata conferitele: agente immobiliare di immobili di livello. Corona anche la sua sfera affettiva riponendola in Alessandro, barman di successo in un hotel extralusso. Tutto apparentemente perfetto, tanto da progettare con lui una vita insieme, la creazione di una parola in disuso, ma a cui tutti tendono: una famiglia. Per fortuna di Giulia arriva un figlio non programmato, ma c’è e come dal primo battito nel suo ventre e si sa la donna è madre da subito, quel semino è vita da subito ancor più a sette mesi, dove puoi avvertirne la presenza, a cui dai un nome, a cui ti prepari per la sua venuta al mondo per la quale quell’essere ha diritto, suo malgrado, di farne parte. Un sogno infranto per una mano assassina che non ne tiene conto, non esiste, è solo un fardello di cui liberarsi per la egoistica ambita realizzazione del desiderio del momento. Un bambino che nemmeno la legge considera, visto che la sua uccisione è solo un’interruzione di gravidanza non consensuale e non un omicidio. Una narrazione che il main stream avvalora conformemente all’idea che un feto non è vita fin quado non viene alla luce. Probabilmente quel bambino ha trovato la sua luce in altra dimensione, con l’amore che solo la sua mamma viveva in sua simbiosi. Una madre che avrebbe avuto la grinta e gli strumenti culturali di poter fare a meno di un uomo non uomo, un uomo piccolo piccolo, come lo ha definito padre Patriciello. Purtroppo Giulia non ne ha avuto la possibilità.
Ma perché questo caso più di altri ha colpito così tanto l’opinione pubblica, pur essendo l’ennesimo femminicidio? Probabilmente l’accanimento su quel corpo esamine, anzi su quei corpi, la mancanza assoluta di pietas da parte di questo che sarebbe un essere umano, un nostro simile in cui ci rispecchiamo e dovrebbe farci riflettere dove ci porterà questa deriva culturale di totale mancanza di valori, di questo analfabetismo emotivo a cui ci stiamo abituando a piccole dosi e tutto diventa lecito. È una voragine emotiva che lascia un vuoto colmato solo dall’aridità d’animo. Non ci si educa a perdere, dovremmo educarci a lasciare e farsi lasciare. Questo caso ci riguarda tutti per cercare di fare un passo indietro e soffermarci a guardarci dentro e capire che in tutto e in tutti c’è bisogno di più anima come cantava il grande Pino Daniele.
Mercoledì 7 giugno a piazza Plebiscito donne e soprattutto uomini per Giulia e tutte le vite violate ed interrotte per mano di altri.

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