TRENTA GIORNI DI LUCE

TRENTA GIORNI DI LUCE

Trenta giorni di luce è una storia raccontata dai ricordi. Ricordi che incontrano testimonianze e insieme finiscono nella mente e nel cuore “giusti”.

Una mente che non può fare a meno di “dettare l’ordine di scrivere”.

Nasce così Trenta giorni di luce, edito da Il Papavero e la mente scrittrice è quella di Francesco Maria Olivo. Potrei fermarmi già qui, perché, queste mie iniziali considerazioni, sono certa, basterebbero a stimolare il lettore più attento e curioso.

 

Ma voglio andare oltre.

Che i tuoi sogni siano duri come sassi,

affinché nessuno possa distruggerli 

è la prima di tante citazioni che accompagnano il filo del racconto.

Il romanzo è ambientato in uno dei più suggestivi belvedere di Napoli, dal quale si può ammirare uno dei panorami più belli del mondo.

E lì, in quel paradiso, vive “sepolta” la protagonista del romanzo.

Ha cinquantaquattro anni ed è vittima del falso perbenismo e della prepotenza umana.

Nella sua vita da reclusa, monotona, triste e buia accade un fatto, che ovviamente non svelerò, che le ridarà l’illusione, la gioia di sognare. È una storia vera: chi ne ha fornito le testimonianze è ancora in vita e le sono personalmente grata.

Il romanzo è scritto con sapiente linguaggio, curato nei minimi particolari e le citazioni di versi di canzoni aiutano il lettore a comprendere e, soprattutto, a partecipare alla storia.

Ho chiesto all’autore:

D: Ti ho conosciuto come artista alla tua mostra fotografica, ti scopro con piacere, anche scrittore …

R: Artista e scrittore credo siano “titoli onorifici” che non mi appartengono. Quello che faccio lo faccio per passione e con passione, senza alcuna velleità. Mi spinge l’esigenza, perché di questo si tratta, di condividere alcune esperienze e la presunzione tardo-adolescenziale di  provare a mostrare che è possibile vedere il mondo con altri occhi, che abbiamo il dovere di farlo, di non accontentarci, di non smettere di cercare. Cosa cercare, questo dipende da ciascuno di noi: ma, almeno, proviamo a chiedercelo, non lasciamo che la vita ci scorra addosso come gocce su un telo impermeabile. Molto tempo fa qualcuno mi disse: “in ognuno di noi c’è un bambino, ed è lui che ci conduce alla fiera”. Ascoltiamolo.

Grazie a Francesco Maria Olivo

Maria Paola Battista

@Riproduzione riservata

 

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