“Tu non servi più”: contro una illusoria e presunta posizione di completezza

Come il relativismo e il nichilismo riescano a dare il peggio di sé in questo periodo di pandemia è incredibile. Infastiditi dalla realtà ci trinceriamo in noi stessi privi di ogni curiosità (legata alla possibilità) di conoscere l’altro. Una pandemia che toglie il contatto, la realtà, le persone, il rapporto, facilita ogni forma di “pensiero triste”. Tale è l’espressione più sinteticamente evidente in un momento in cui tutto è paura o ansia di ciò che accade o che deve accadere. Protesi nel rincorrere uno scopo ci accontentiamo del nulla.

In questo stato di immobilità pensosa e corale (del cuore) non ci si rende conto che facilmente si finisce nello sclerare tanto da poter dire: “Tu non servi a niente”. Una pietra scaraventata sulla vita, sull’essere, sul tentativo balbettante dell’altro di essere parte integrante della propria vita. Tu non servi a niente equivale alla cancellazione, alla frantumazione della persona. Ma perché si arriva a tanto? Come si può arrivare a concepire di poter affermare in maniera così esplicita un’espressione così? Assistiamo purtroppo ad aggressioni ingiustificate, violenze di ogni genere senza che si percepisca il motivo, una sorta di regressione costante “giustificata” da una chiusura fisica e mentale che costringe a tali azioni.

Chissà perché” gridava Vasco Rossi. “Quando mi viene in mente che non esiste niente, sono confuso, solo del fumo, niente di vero…chissà perché”. Sempre citando il grande Vasco: “Siamo soli, vivere insieme a me hai ragione, hai ragione te, non è mica semplice, non lo è stato mai perché. Io che ci credevo più di te…siamo soli”.

Nel romanzo di Orwell, 1984 “… lo colpì il fatto che ciò che veramente caratterizzava la vita moderna non era tanto la crudeltà, né il generale senso di insicurezza che si avvertiva, quanto quel vuoto, quell’apatia incolore”.

“Il nulla non si sceglie – diceva Malraux – non c’è ideale al quale possiamo sacrificarci perché tutti conosciamo la menzogna, noi che non sappiamo cosa sia la verità”. Poco impegnati nella ricerca del vero osserviamo inerti l’avanzare del nulla.

“Tu non servi più” è la chiara espressione di chi non ha bisogno di nulla, estremamente convinto delle proprie idee, della propria vita, basata su certezze etiche; di chi si esprime in questo modo per annientare un mondo altro, l’esistenza utile o meno di una controparte; per consolidare “il nulla che avanza”.

Alla base di certe espressioni non può che esserci l’assenza di un’educazione all’ascolto, al rispetto e la crisi che determina in noi l’opinione altrui, che più che portare ad interrogarci su quanto si è privi, di quanto si è mancanti, paradossalmente porta ad una sorta di “rigonfiamento” del petto e della mente in una illusoria e presunta posizione di completezza.

Ma non può essere così. Non ci può rassegnare di fronte ad espressioni così forti. “Tu non servi più”: quale grande cinismo si nasconde dietro tale grave espressione?

Ma noi non siamo fatti per il male, la pandemia, l’egoismo non può prevalere in questo modo. Mi riesce penoso ammettere che ho provato sempre più spesso il desiderio di essere amato.

Anche il Santo Padre ultimamente ha fortemente definito quanto ciò sia importante: Sì, abbiamo bisogno di uscire da noi stessi, perché abbiamo bisogno gli uni degli altri. La pandemia ci ha fatto comprendere che «nessuno si salva da solo». Eppure ritorna sempre la tentazione di prendere le distanze dagli altri. Ma «il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia».

Da dove si può cominciare allora? Dalla rinuncia ad avere nemici. Chi ha il coraggio di guardare le stelle, non ha nemici da combattere, ha un solo nemico da affrontare, è l’inimicizia appunto. Chi guarda le stelle delle promesse, chi segue le vie della Bellezza non può essere contro qualcuno, ma per tutti.

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About Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine nella scuola Secondaria di I grado, è caporedattore di un giornale d'Istituto con ragazzi della scuola Primaria e Secondaria. Appassionato di calcio, arte e musica, vive a Napoli. Ha pubblicato diversi articoli in riviste di architettura e in ambito educativo-scolastico.