TUR for’ ‘e vasc, un tour tra i bassi di Napoli

Nell’ambito del Napoli Teatro festival “TUR for’ ‘e vasc” è parte della sezione progetti speciali; uno spettacolo itinerante nel vero ventre di Napoli, nel cuore del Rione Sanità. Con i giovani degli ‘accompagna tur’ in sella a motorini di nero vestiti armati di metro distanziatori e termometri per la temperatura, fanno praticamente da scorta agli spettatori che cautamente s’introducono nei vicoli stretti, affollati di una densità di popolazione al limite della vivibilità per soffermarsi all’uscio di bassi in cui gli attori si confondono con la vita vera che in quelle mura possa ancora vivere. Facile cadere nello stereotipo che Napoli è teatro a cielo aperto, questi insoliti spettatori in quelle vie sono degli estranei in un vissuto collaudato di una comunità serrata che sembra vivere con proprie regole e proprie dimensioni spazio-temporali. Eppure c’è un quartiere a pochi metri dalla Napoli sontuosa dei bei palazzi settecenteschi, dalla bella Napoli, ma con un’architettura a parte, ammassata, variopinta, decadente, ma viva e mai scontata, con innumerevoli abusi edilizi, fatti di balconi, grate, cancelli, auto nei piccoli vicoli che ci si chiede come possano accogliere il transito in un caos che risponde ad una logica propria incomprensibile ai più. Un caos di calma apparente fatta di rassegnazione e adattamento quello che si presenta al visitatore; case aperte per il troppo caldo, dove il vicolo o il cortile è spazio condiviso, vissuto. Stendini appesi alle finestre, poche e senza balconi, se non quelli ricavati in proprio, stanze buie dove la città del sole non è percepita.
Quello di TUR for’ ‘e vasc è un format creato da Carlo Geltrude per creare una connessione tra la vita quotidiana del rione, i suoi abitanti e il teatro; in effetti gli attori si confondono con ciò che avviene attorno a loro: pianti di bambini, urla, voci, motorini che scorrazzano, cani che abbaiano e gente che si affaccia sui bellissimi ballatoi, che ricordano un’epoca lontana Si affacciano uno alla volta, incuriositi e gli spettatori a loro volta diventano scena inconsueta di una serata speciale.
Le tre storie raccontate in tre bassi diversi del rione raccontano la miseria, la ricerca disperata e insperata di migliorare la propria condizione, drammi immortali perché contemporanei, ma anche senza corrispondenza storica perché ancora attuali. Tra quei vicoli sembra sentire le voci dei personaggi di Eduardo che raccontano gli stessi drammi di oggi. Napoli milionaria, i lazzaroni del ‘700, la strada, il vicolo raccontano di una Napoli inamovibile, immutabile un forte colore tra i colori di questa città, di cui è parte integrante.
Un tour davvero emozionante in una Napoli di cui non se ne sa abbastanza pur vivendone accanto, che rende questa città a volte senza speranza di un risanamento serio, voluto dal basso e da una politica volutamente cieca nel voler concepire nel 2020 queste disparità sociali abissali. Si tratta di periferie circoscritte nel centro della città, unico tratto democratico per l’inclusione fisica dei territori, ma non strutturale nelle sue componenti.
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