A COLLOQUIO CON GENEROSO VELLA di Giovanni Moschella

 

Ci parli dei suoi studi e della sua formazione.

 I miei studi sono sempre stati legati alle mie due grandi passioni: l’arte e la scrittura. Nel 2000 mi sono iscritto al Liceo d’arte di Avellino dove ho conseguito il diploma di maestro d’arte dopo il triennio e successivamente la maturità applicata. Nel 2005 ho proseguito con il corso di laurea triennale in Lettere (curriculum Pubblicistica) presso l’Università’ degli studi di Salerno e attualmente sono iscritto al corso di laurea magistrale in Filologia Moderna alla Federico II di Napoli.

 

Oltre alla scuola ho coltivato e stimolato il mio interesse per l’arte e la scrittura partecipando giovanissimo a corsi di scrittura creativa e frequentando durante l’estate atelier d’arte .

Quando nasce l’interesse per la pittura.

E’ l’arte che mi ha scelto e non il contrario. Fin dalle scuole medie sono stato attratto da questo straordinario mezzo di comunicazione e per tale ragione ho scelto gli studi artistici. La pittura trovo sia il mezzo più immediato per  rappresentare la realtà, la natura  e nello stesso tempo riprodurre stati d’animo, sensazioni, speranze e sogni. Trovo così naturale e spontaneo prendere pennelli e colori e lavorare su tela o su qualsiasi altro supporto. E’ per me la possibilità di poter esprimere quello che sento dentro e dargli un’immagine precisa cosi come l’ho immaginata nella mia mente che è il luogo dove nasce tutto. La pittura è lo strumento attraverso il quale una mia   idea diventa rappresentazione mediante i colori e segni descrittivi o astratti.

A influenzarmi nella produzione di opere pittoriche tanti maestri, come gli irpini Enzo Angiuoni, Augusto Ambrosone e Edoardo Iaccheo,che ho frequentato per molti anni e di cui sono diventato amico e collega condividendo con loro numerose esperienze e soggiorni artistici.

Quali sono i soggetti che preferisce dipingere.

Nei miei lavori rappresento il mondo urbano che si frantuma in tanti elementi occupanti ciascuno un proprio spazio.

Le città che riproduco sono travolte da cambiamenti e sono il luogo in cui si concentrano mobilità, rapidità e simultaneità che incidono profondamente sulle forme stesse della città. Metropoli e centri abitati in continua trasformazione ma che raccontano anche le aspettative di chi le vive: la ridistribuzione del benessere e la garanzia di un’occupazione e di una serenità collettiva.

Che cosa vuole comunicare al fruitore con le sue opere.

Domina la scomposizione del paesaggio che diventa una combinazione di elementi geometrici e di intrecci differenziati e variopinti. Segni che ritornano anche nelle rappresentazioni di figure umane stilizzate e decomposte com’è l’uomo della contemporaneità sempre più lontano dalla spiritualità e dall’umiltà e ossessionato dall’estetica, dal materialismo,dall’ipocrisia e dall’opportunismo.

Quali le difficoltà nello svolgere questo “mestiere”.

Da giovane artista quale sono trovo molte difficoltà nella nostra provincia ad avere visibilità e opportunità per  farmi conoscere.

C’è ancora c’è tanta indifferenza e disinformazione nei confronti  dell’arte contemporanea e cosa più grave si sottovaluta tantissimo l’arte emergente.

Basterebbe innanzitutto comprendere che il contemporaneo fa parte della nostra vita più di ogni altra cosa e che contemporanee sono le azioni, le creazioni e spinte propulsive che caratterizzano e interpretano il nostro tempo.

Questa consapevolezza verso l’arte del presente potrebbe   favorire non solo la  diffusione e  la  valorizzazione di nuove forme espressive ma anche sviluppare le capacità imprenditoriali dei giovani e la nascita di botteghe per lo sviluppo dell’artigianato locale.

Sul modello di tante esperienze che si stanno realizzando in tutta Italia, amministrazioni e associazioni, dovrebbero incoraggiare e sostenere i giovani talenti coinvolgendoli nella progettazione  e produzione di eventi culturali affidando loro l’utilizzo gratuito di contenitori vuoti da adoperare per la creazione di laboratori e attività istituzionali.

Spesso lavora anche con la ceramica, dove riesce ad esprimere al meglio la sua emotività.

Utilizzo la tecnica della ceramica soprattutto nella decorazione. A questa antichissimalavorazione  sono molto legato. All’Istituto d’arte ho scelto il corso di ceramica e una delle mie prime mostre è stata  una collettiva di terrecotte artistiche che s’intitolava ”L’arte nel piatto”. Era il 2002 e fu per me l’inizio di un fortunato percorso che mi ha regalato tante soddisfazioni e interessanti traguardi come esporre  con la ceramica , e per più di una volta, a Palazzo Ducale di Genova.

Nella ceramica contemporanea  l’imprevedibilità la fa la padrona e sono certe sia la tecnica in cui  non si finisce mai di imparare. Nella ceramica il fuoco è la regola e il volere dell’artista è spesso superato dal processo della cottura che può alterare e mutare i colori utilizzati. Per questo motivo questa tecnica è autentica e risponde più di tante altre all’esigenza di molti artisti di proporre manufatti innovativi, originali e irripetibili .

Recentemente mi ha conquistato tantissimo il raku, una ceramica giapponese nata a metà del 1500, che si distingue dalla tecnica tradizionale per i suoi  spettacolari effetti metallici e riflessi.

Quali sono i suoi interessi oltre la pittura.

Come già spiegato ho la fortuna di esser riuscito a trasformare i miei interessi in   percorsi di vita e di accompagnamento al lavoro e,oltre a produrre e scrivere di arte, mi piace tanto visitare musei e mostre, fare turismo e sono un grande appassionato di storia della televisione.

Grazie per la gentile intervista e buon lavoro.

                                                                                                             Giovanni Moschella

 

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