Ancora un caso di bullismo per una cicatrice
Il caso è successo in un paese della Bassa veronese.
Un ragazzino di dodici anni ha riportato una cicatrice molto evidente in viso in seguito a un grave incidente stradale. La problematica ha generato nell’adolescente uno stato di disagio personale reso ancora più drammatico dalle offese ricevute a scuola come “Sei un mostro” o “L’incidente ti ha reso stupido”. Un docente ha anche toccato la cicatrice senza il consenso dell’alunno e un compagno l’ha preso per il collo. Una situazione insostenibile per l’allievo che si è sentito suo malgrado messo al centro di attenzioni e considerazioni pesanti, nonché di aggressione fisica.
La famiglia prima ha tenuto a casa da scuola il figlio e poi ha deciso di spostarlo in un altro istituto scolastico. I genitori ritengono che gli insegnanti non abbiano tutelato il ragazzino. Il dirigente scolastico ha inflitto le sanzioni adeguate ai colpevoli. Alberto Pallotti, presidente dell’Associazione Italiana Famigliari e Vittime della Strada, ha inoltrato richiesta di ispezione nella scuola al ministero dell’Istruzione.
Assistiamo sempre più a casi di bullismo nel nostro Paese, nonostante progetti mirati e formazione del personale, non si è ancora trovata purtroppo la chiave giusta per arginare un fenomeno che è diventato ormai una vera emergenza e piaga sociale. Anche le sanzioni e le punizioni inflitte dalle scuole non sono sufficienti a bloccare i casi di violenza. Secondo me andrebbe svolto obbligatoriamente in ogni scuola italiana il progetto Kiwa visti i risultati positivi che ha ottenuto in Finlandia dove è stato ideato. Il progetto lavora molto sulla formazione di base di tutte le figure che ruotano attorno agli studenti già a partire dal primo ingresso a scuola e dedica ampio spazio al ruolo dei testimoni dei casi di bullismo. Proprio i testimoni devono imparare a non avere ruoli passivi, quanto piuttosto a intervenire e a segnalare sul nascere eventuali episodi di violenza sia fisica, che verbale che psicologica e sociale.
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