Avellino. Il Circolo della Stampa riparte alla grande con la presentazione de Il Fiore del Carso

Parterre d’eccezione al Circolo della stampa che riparte con Il Fiore del Carso per rilanciare la cultura ad Avellino. Tra prenotazioni e pubblicità, a bassa voce per rispettare le norme anticovid, le difficoltà organizzative hanno incontrato la grande sete di cultura che plaude al coraggio di mettersi in campo. Il fiore del Carso raccoglie i consensi del pubblico avellinese sensibile alle tematiche trattate

Avremmo parlato di una sala gremita, e ci avrebbe fatto piacere, ma gli inviti hanno dovuto seguire l’iter imposto dalle attuali regole per la protezione dal coronavirus, quindi chi desiderava intervenire ha dovuto esprimere la sua esplicita adesione per occupare i venti posti messi a disposizione nel Circolo della Stampa di Avellino e portare con sé il Green pass. Fatto sta che l’interesse dimostrato verso l’evento è stato palpabile dai primi minuti, anche grazie alla mostra che Pantaleone Dentice, il vulcanico collezionista irpino, ha prolungato, dedicando anche un angolo all’argomento trattato dal libro, con residuati bellici delle due guerre, giornali, documenti e tante altre interessantissime testimonianze storiche.

A guidare la serata è stata la giornalista Maria Paola Battista, in veste anche di editor letteraria.

Ha intervallato gli interventi delle relatrici Paolo De Vito che, con la sua voce calda ed espressiva, ha regalato ai presenti momenti di vera emozione, leggendo alcuni estratti del libro.

Così la studiosa Giovanna della Bella ha analizzato tecnicamente la narrazione, eviscerandone gli aspetti costruttivi e linguistici e ponendo alcune domande all’autrice, Eleonora Davide, riguardo alla figura del narratore e all’attenzione dedicata alla descrizione delle esplorazioni speleologiche che arricchiscono il romanzo, ambientato in parte nell’entroterra triestino, ricco di monumenti naturali.

Maria Paola Battista si è, invece, soffermata sulla ricerca della verità, che prende spunto da una storia familiare, e sul percorso di costruzione del romanzo storico, colloquiando con l’autrice sulle fonti e sulle esperienze che ne ha ricavato.

A concludere è stata la storica e scrittrice Gaetana Aufiero, impegnata nello studio di quel particolare momento storico e del coinvolgimento delle popolazioni del confine orientale italiano, che ha trattato l’argomento delle diverse identità di Trieste, ripercorrendo le vicende che precedono i fatti narrati nel romanzo e collegandoli alle scelte fatte di volta in volta dai protagonisti.

Ne è emerso un quadro articolato che, al di là dei temi forti trattati dall’autrice, come quello delle foibe, dell’esodo Giuliano-Dalmata, della Shoah in Jugoslavia, della guerra, della prolungata presenza alleata nel territorio libero di Trieste e della contesa del confine tra zona A e zona B, coinvolge coloro che a Trieste per tanto tempo si sono sentiti in bilico, prima sotto l’Impero austroungarico, poi con il fascismo e poi con la minaccia titina. La condizione del confine orientale non può essere, infatti, compresa da chi qui ha sempre, almeno dal 1860 in poi, vissuto di unità nazionale. È emerso anche che, per raccontare la verità, a cui l’autrice è giunta dopo indagini, interviste, letture, consultazioni e anche a un po’ di fortuna, le è stato necessario collegare gli eventi particolari a un contesto più ampio che non sempre era stato raccontato correttamente e che nascondeva delle debolezze che solo i fatti potevano mettere in evidenza. Capovolgendo il punto di vista e partendo dalle situazioni particolari, le è stato, infatti, possibile ricostruire un quadro coerente della situazione che attraversavano, in quei momenti tragici, il nostro Paese e il confine orientale. Il libro cerca di smontare, raccontando una storia, una serie di false convinzioni basate su generalizzazioni che sono diventate la base per la strumentalizzazione che ancora oggi ne fa la politica faziosa, da entrambe le parti.

Il Fiore del Carso, dettagli e link di acquisto

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