Calcio Napoli. Il pareggio col Paris Saint Germain in Champions League e la linea di Ancelotti

Bastone e carota, rimproveri e carezze, Ancelotti è anche questo, non tralasciando la sua immensa umanità, baciata dalle parole di un duro (inteso come difensore di roccia pura) Koulibaly, che si augura di diventare un tecnico, quando lascerà il calcio giocato, con le stesse capacità dell’attuale allenatore.

Altro capolavoro tattico, quello osservato nella gara contro i francesi, un tantino esasperato nella prima frazione di gioco, al punto da controllare l’avversario in modo talmente scolastico da non riuscire minimamente a superare con caparbietà la linea mediana del campo nel tentativo di offendere: dopo l’intervallo, la metamorfosi, non tanto con avvicendamenti quanto con un cambio di personalità, da quella compassata e passiva, ad una autoritaria e asfissiante, che costringe gli uomini di Touchel ad arretrare e subìre l’assalto al fortino decretato dal duo Callejon – Allan, decisivi sia in fase di contenimento che di ripartenza ed aggressiva al punto giusto.

Quindi, Ancelotti stratega anche nell’intervallo, con le sue doti principali: la psicologia e la sensibilizzazione dei calciatori toccati con il parlare dell’uomo saggio ed equilibrato, cioè quello che il senegalese sta apprezzando e imparando, per un futuro in panchina, come trainer. E che il tecnico di Reggiolo abbia lasciato il segno ovunque abbia messo tenda, è il saluto riverente ed ossequioso che gli atleti, suoi allievi, nel girovagare in Europa, alla guida dei club prestigiosi, gli tributano ad ogni incontro, anche se schierati con la squadra avversaria del Napoli: Buffon, Thiago Silva, Di Maria lo stringono in un abbraccio che è pura testimonianza del valore di Ancelotti, come uomo e poi come allenatore.

E, fermo restando, la stima per Sarri, di cui il ricordo è sempre vivo, ora ci spieghiamo la differenza che è intercorsa tra i due tecnici, nel momento in cui occorreva formare o rinforzare la squadra: il primo metteva in soggezione i potenziali acquisti del patron De Laurentiis, in quanto temevano di giocare poco perché il toscano riponeva fiducia illimitata nei titolarissimi (e Callejon giunse a fine torneo letteralmente in debito di ossigeno), mentre il buon Carlo offre a tutti, senza porre alcun limite, possibilità concrete di entrare in campo e non essere quella partita o quei pochi minuti, un banco di prova per essere considerato o meno. Esempio? Ounas! È sempre pronto, ed in pochi minuti, anche nella partita di Champion’s, ha fornito una prova esaltante e dimostrato che la fiducia riposta in lui è ampiamente ripagata. Ora si riprende con il campionato e il Napoli si presenterà a Genova con un undici rivoluzionato, ma rivoluzionario nella mentalità vincente inculcata dal Re Carlo!

Adriano Mongiello

Print Friendly, PDF & Email