Il Mese Classico. Intervista a Roberto Roganti su Carl Philipp Emanuel Bach
Salve a tutti, amici carissimi, e benvenuti a Il Mese Classico con Roberto Roganti. Questo mese Roberto ha preparato del materiale molto interessante su Carl Philipp Emanuel Bach.
MTDD: Ciao Roberto e grazie per questo tuo lavoro.
RR: Grazie a te. È un piacere partecipare.
MTDD: Oggi ci parli di C. P. E. Bach, un altro grande musicista.
Cosa puoi dirci di lui?
RR: C. P. E. Bach fu il secondo figlio di J. S. Bach, allievo del padre e dell’Università di Lipsia, poi studiò a Francoforte sull’Oder tenendovi concerti come cembalista.
Dal 1738 al 1768 fu primo clavicembalista alla corte di Federico II, prima a Ruppin e ben presto a Berlino. Qui venne in contatto con i musicisti della scuola berlinese (Krause, Marpurg, Graun e altri) e con gli intellettuali della capitale. Da questi stimoli culturali nacque in lui il desiderio di stendere un trattato sul clavicembalo, che gli valse per lungo tempo grande notorietà. Ma i rapporti con il re non erano dei più soddisfacenti, e finalmente nel 1767 Carl vinse un concorso diventando dall’anno successivo direttore di musica nelle principali chiese di Amburgo, come successore del Telemann. Qui rimase fino alla morte, attivissimo come direttore d’orchestra, clavicembalista e compositore, entrando nella rosa dei piu eminenti personaggi della città e diventando amico di Klopstock, il grande poeta, e di Claudius, mentre stringeva proficui contatti anche con gli artisti dei principali centri europei (Lipsia, Parigi e Vienna).
MTDD: Musicista, cembalista, clavicembalista, compositore e direttore d’orchestra. Vogliamo elaborare?
RR: Certamente. C. E. P. Bach fu ritenuto un eccezionale clavicembalista e improvvisatore, questo giudizio fu confermato dal Burney che lo definì «non solo il più grande compositore per strumenti a tastiera che sia mai esistito, ma anche il miglior suonatore per quanto riguarda l’espressione.» Egli è però molto importante nella storia della musica anche per il contributo che recò all’individuazione definitiva della forma-sonata. Senza esserne stato l’inventore, come qualcuno ha ritenuto, fu indubbiamente tra i primi a dare il dovuto rilievo allo sviluppo dei temi nel primo tempo della sonata, e a gettare le basi di quello svolgimento dialettico di prima e seconda idea che sarà poi fondamentale per tutta la musica della scuola classica di Vienna (Haydn, Mozart, Beethoven).
MTDD: Cosa puoi dirci delle caratteristiche della sua vasta produzione musicale?
RR: Introdusse nella sua produzione una forte dose di emotività, al punto da anticipare in qualche pagina i romantici: e vale la pena di osservare che raggiunse i migliori risultati nella produzione strumentale, mentre la musica vocale è a questa nettamente inferiore. Oltre a una gran quantità di lavori vocali sacri e profani, compose 18 sinfonie, circa 50 concerti per clavicembalo, concerti per due clavicembali e per strumenti a fiato e orchestra. La sua produzione da camera comprende qualche centinaio di sonate e pezzi vari per clavicembalo.
MTDD: Quali opere di C.E.P. Bach ci presenti oggi e vorresti descrivercele?
RR: Volentieri.Ho pensato di presentarvi le seguenti:
Sinfonia n. 2 in si bem magg. per archi e cembalo (1773)
Composta su commissione di Gottfried van Swieten, ambasciatore austriaco presso Federico II e mecenate assai vicino ai tre grandi della scuola di Vienna, essa ricorda ancora, per la sua impostazione e per il rapporto tra “soli” e “tutti”, la forma del concerto grosso. Il discorso musicale è assai intenso e rivela un compositore provetto e ricco di idee: si notino nel primo tempo i due temi principali, che presentano già una fisionomia propria e sufficientemente differenziata.
La Sinfonia è in tre tempi: il primo e l’ultimo incorniciano un “Adagio” dove predomina la linea cantabile dei violini.
Sinfonia n. 3 in do magg. per archi e cembalo (1773)
Fa parte, come la n.2, del ciclo di sei sinfonie commissionate al musicista da Gottfried van Swieten. Questa è forse la più interessante dell’intera serie, e anche qui va notata una certa affinità con la forma del concerto grosso. Notare nell’ “Adagio” una citazione al basso del tema B-a-c-h (si bemolle, la, do, si nella nomenclatura tedesca).
Sinfonia a dodici parti n. 1 in re magg. (1775-76)
Fa parte di una serie di quattro sinfonie dedicate a Federico di Prussia, serie che costituisce una delle ultime fatiche del compositore. Accanto agli archi esse comprendono sette strumenti a fiato, e rappresentano quanto di meglio Carl Philipp abbia lasciato in campo sinfonico.
In questa prima Sinfonia si nota la ricerca di un linguaggio individuale, anche se l’impostazione ricorda sovente il concerto grosso, specie nella contrapposizione di “soli” e “tutti.” Va notato soprattutto il disteso arco lirico del “Largo” centrale, interessante anticipazione dello stile della scuola di Vienna.
Concerto in re min. per pianoforte e archi (1748)
Pur non essendo ancora una composizione della piena maturità del musicista, questo Concerto rivela già I tratti di una precisa personalità, e rimane uno dei migliori tra I 50 di Carl Philipp.
Di personale c’è un trattamento moderno e brillante del pianoforte, mentre alcuni temi ci indicano nel musicista un interessante precorritore della scuola di Vienna. In molti punti invece la diretta discendenza dalla tradizione si manifesta nella citazione quasi letterale di temi o inflessioni di opere di Johann Sebastian.
MTDD: Grazie, Roberto, per il tuo impegno e per tutte queste informazioni. Ti aspettiamo il mese prossimo per un altrettanto interessante articolo su un altro grande compositore.
RR: Grazie a voi per ospitarmi.
Il presente articolo è stato pubblicato anche al seguente link:
https://holistic-coaching-dedonato.blogspot.com/2022/03/carl-philipp-emanuel-bach-weimar-8-3.html
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