INFERNO IN EGITTO

15-08-2013

Mentre sale a 500, secondo le fonti ufficiali, il numero delle vittime degli scontri in Egitto tra militari e sostenitori dell’ex presidente Morsi, a perdere la vita è stato anche un giornalista, foto corrispondente del canale britannico Sky News Mick Deane.

Intanto il sito ufficiale del partito “Libertà e giustizia”, ala politica dei “Fratelli musulmani”, comunica della morte della figlia di uno dei leader spirituali Mohammed el-Beltagy. Indetto lo stato di emergenza e chiusa l’ambasciata Usa al Cairo  “a causa della situazione di incertezza legata agli eventi nelle piazze al-Nahda e Rabaa al-Adawiya”, dove ieri le forze di sicurezza hanno sgomberato i sit-in dei sostenitori dell’ex presidente, Mohamed Morsi. E’ quanto si legge in una nota ufficiale della rappresentanza diplomatica statunitense.

Dopo lo sgombero forzato delle piazze simbolo della resistenza pro Morsi, Rabaa e Nahda, si sono accesi gli scontri. I Fratelli musulmani parlano di 4500 morti. Ma i Fratelli musulmani hanno indetto una nuova mobilitazione in tutto il Paese. Il governo ribadisce la linea dura, e il ministero dell’Interno ha autorizzato la polizia a sparare a ”chiunque tenti di attaccare le forze di sicurezza o siti strategici”. Le violenze compiute negli ultimi giorni sono state condannate dal presidente statunitense e anche l’Italia si è espressa contro la repressione brutale compiuta dai militari, così come dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dalla Germania. Il premier turco, Recep Tayyp Erdogan, ha chiesto una riunione d’urgenza del consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I disordini hanno messo a rischio anche la sicurezza delle chiese copte. Il vicepresidente ad interim Mohamed El Baradei, premio Nobel per la Pace, ha presentato le dimissioni.

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