Intervista a Carmine Pascale: lo storico barbiere di Monteforte da Lunedì in pensione
Il salone di Carmine Pascale si trova nel cuore di Monteforte Irpino, a via Roma, a due passi da Piazza Umberto I. Il primo salone, Carmine lo ha aperto nel ’70, dopo tre anni di apprendistato, sempre nella centralissima via Roma. Poi, nel post terremoto, si è trasferito nella attuale sede che da Lunedì chiuderà i battenti: il barbiere di Monteforte andrà in pensione dopo 52 anni di onorato servizio, forbici e pennello sempre alla mano.
Lo abbiamo intervistato in mattinata, tra un taglio di capelli e una rasatura.
«Hai cominciato per vocazione o perché avessi qualche parentela nel settore?»
«Ho studiato da infermiere, ma fare il barbiere è la cosa che preferisco. Mi piaceva, semplicemente. Per me era una missione, l’ho sempre intesa come tale. E non solo nel mio salone.»
«In che senso?»
«Ho fatto la barba a tanti defunti. A 15 anni fu la mia prima volta. All’inizio era difficile, poi ci ho fatto il callo.»
«Che vuol dire per te “missione?”»
«Mi hanno insegnato a vivere il mio lavoro come una missione, e non come una professione. Ho girato per le case, per fare la barba ad anziani allettati o comunque impossibilitati a raggiungere il mio salone.»
«Raccontaci una giornata tipica da barbiere»
«Si comincia alle 7.30. Prima di aprire, però, faccio un paio di barbe ai vecchietti che non possono uscire. Poi si chiude alle 13. Quando era aperto l’Ospedale (nell’adiacente via Legniti, ndr), facevo la barba ai degenti. A volte anche di Domenica, non mi sono fatto mancare niente. Ma proprio per questo mi vogliono bene tutti: ogni volta che un concittadino mi incontra per strada si ferma e mi da un passaggio. Del resto anche Tu mi hai accompagnato più di una volta» (Si rivolge al sottoscritto)
«E i Lunedì?»
«In trasferta» (ride)
«In che senso?»
«Sempre a domicilio. A volte in ospedale. Non mi sono fermato mai. In 52 anni di attività non sono mai andato in ferie. Per recuperare quelle arretrate dovrei viverne altri 52 in vacanza.»
«Cosa ti mancherà di più, una volta andato in pensione?»
«Nulla. Perché continuerò, per puro volontariato, a compiere questa mia missione a domicilio. Chi avrà bisogno della mia arte mi troverà sempre pronto. Non ho mai avuto problemi a raggiungere abitazioni più o meno distanti dalla mia. Avrò solo un po’ di nostalgia del salone.»
«Cosa non ti mancherà, invece, del tuo lavoro?»
«Niente, perché mi piace tutto. L’unica cosa positiva è che da oggi sarò ancora più libero per andare a seguire le trasferte dell’Avellino.»
«Hai avuto modo di trasmettere la tua passione a figli o nipoti?»
«A loro ho trasmesso la passione per l’Avellino. Sono tutti tifosissimi come me.»
«Parlaci di questa tua seconda passione»
«Seguo l’Avellino dal 1963. Dallo stadio di Piazza d’Armi, e da allora non ho smesso mai. Ho sempre amato tutti i calciatori dell’Avellino, ma il mio preferito è sempre stato Giuliano Musiello (di cui ha una vistosa foto in vetrina)»
«Il Presidente che più ti è piaciuto?»
«Il mitico Commendatore (Antonio Sibilia, ndr) e poi Iapicca.»
«Hai dovuto fare qualche sacrificio per seguire questa tua passione?»
«A volte ho dovuto rimandare qualche barba. Ma mai annullarla. Il lavoro viene prima di tutto. »
«Una curiosità: ma chi fa i capelli al barbiere?»
«In gioventù me li faceva un collega. Adesso me li faccio da solo. Non ne ho quasi più. Altrimenti che barbiere sarei. Sarebbe il colmo se mi facessi fare la barba da qualcun altro.» (ride ancora)
Salutiamo e veniamo congedati da una stretta di mano intrisa di orgoglio e soddisfazione. Le stesse mani che per anni hanno custodito una passione eterna e un’arte immensa raccontata per 52 lunghi anni dal barbiere amico di tutti, in un luogo che è diventato iconico.
Io credo che quando tu hai vissuto tanto tempo in un posto, tu sei quel posto.
R. Balboa
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