Istanbul (O. Pamuk, 2006). L’ Opinione di Maria Teresa De Donato
Leggere le prime venti pagine di questo libro è stata una sfida. Avendo letto migliaia di libri ero giunta alla conclusione che il buongiorno si vedesse dal mattino e che, quindi, se il libro non mi attirasse sin dall’inizio, non ci fosse motivo per continuarne la lettura.
Sono stata, perciò, lo confesso, sul punto di cedere e di rinunciare a leggerlo.
Tuttavia, mentre una parte di me si sentiva frustrata non riuscendo a capire dove volesse andare a parare l’autore… una vocina interna mi incoraggiava a continuare… mi suggeriva di approcciare la lettura di questo libro da un’ottica diversa… da un’altra angolazione… come se fossi in procinto di scoprire un tesoro nascosto.
Sono felicissima di aver prestato ascolto al mio istinto e, dopo aver superato questo momento di incertezza sul da farsi, di essermi immersa completamente – anima e corpo – nella lettura di questo stupendo romanzo autobiografico.
Mi si è aperto un mondo! Stavo leggendo una immagine riflessa nello specchio!
Istanbul, ciò che è stata nei secoli, si riflette nella vita e nel cuore dell’autore così come l’autore si riflette nella città. Tutti i cambiamenti che sono avvenuti nel corso degli anni, ma anche e soprattutto dei secoli, vengono esaminati e ripercorsi da Orhan Pamuk:
- lo splendore di Istanbul dall’antichità fino al suo declino accelerato e provocato dall’ammirazione e conseguente desiderio di ‘occidentalizzazione’;
- la velocità e altrettanta drammaticità con cui una cultura millenaria – bizantina e ottomana – viene spazzata via dalla tanto ambita ‘modernità’;
- i suoi splendidi e un tempo lussuosi e prestigiosi edifici che si affacciano sullo Stretto del Bosforo abbandonati ora al loro destino;
- una cultura antica e altrettanto affascinante basata su alti valori demolita nel giro di pochi decenni;
- una ricchezza artistica, culturale e storica gettata nella spazzatura e immolata al Dio della Modernità e del Consumismo.
Un grazie di cuore al Prof. Orhan Pamuk, famoso Scrittore turco, Sceneggiatore e Professore di Letterature Comparate alla Columbia University, per questo splendido lavoro e per avermi fatto innamorare della sua città che spero, un giorno non lontano, di visitare.
Un libro che consiglio a tutti, soprattutto agli appassionati di storia e di culture straniere, nonché a coloro che si chiedono se distruggere le radici culturali dei popoli sia cosa saggia o meno.
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