“La ragazza con la Leica”: incontro con l’autrice

TORINO – Helena Janeczek sarà a Torino stasera alle 17,30 per presentare – nella Sala Conferenze della Biblioteca civica Centrale (via della Cittadella 5) – il suo nuovo romanzo La ragazza con la Leica, vincitore del Premio Bagutta e finalista al Premio Strega 2018. Il testo è corredato da scatti fotografici storici.

All’incontro, organizzato dalle Biblioteche civiche torinesi in collaborazione con il Premio Strega, interverrà anche la scrittrice torinese Giusi Marchetta.

La ragazza con la Leica ricostruisce, con grande precisione e documentazione storica, la vita e la morte della fotografa tedesca Gerda Taro, giovane e avventurosa pioniera del fotogiornalismo, compagna di Robert Capa, partecipe alla Guerra di Spagna: la prima reporter di guerra a cadere in battaglia. Un personaggio grande e dimenticato di cui la Janeczek rende, con grande efficacia narrativa, il carattere, l’impegno e l’arte.

Per meglio documentarne la storia, la scrittrice ha realizzato il sito www.helenajaneczek.com, contenente immagini e scatti fotografici d’epoca da “sfogliare” come un album fotografico complementare alla narrazione e una selezione di materiali audio/video significativi per la stesura del romanzo, che ha ritenuto interessante condividere.  Fra questi spicca un cinegiornale sovietico girato a Valencia dove, nella pausa creata da un applauso, Gerda Taro, minuta, agile, aggraziata, si alza per scattare. Sarebbe morta ventidue giorni dopo ma, in quei pochi secondi, resta viva e inafferrabile.

Questa volta non volevo indagare cosa Gerda significasse per me, non volevo acchiapparne l’alone mitico e nemmeno decostruirlodice la Janezcek -. Mi misuravo con il fatto che Capa e Taro si fossero letteralmente inventati per realizzare i loro sogni: i loro pseudonimi, la falsa identità di un americano milionario trapiantato a Parigi. Mi sembrava importante che la fotografia si facesse veicolo della narrazione: vuoi perché una foto invita chi la guarda a completare il ‘racconto’ fissato nell’istante dello scatto, vuoi perché le vecchie fotografie sono oggetti dotati di una storia. Ho concepito il prologo come un percorso in cui Gerda e Capa si affacciassero a partire da due foto di cui sono artefici, mentre l’epilogo disarticola l’evidenza di un’istantanea che li ritrae insieme”.

Come ha affermato Roberto Saviano “Gerda Taro è una donna che ha scelto di essere libera dal pregiudizio e dal giudizio altrui e ha contribuito a plasmare il lavoro del più grande reporter d’ogni tempo, Robert Capa. La sua è una generazione di storie sconvolgenti. E la Janeczek a quelle storie ha dato una voce e un corpo di parole, perché “la letteratura non fa risorgere i morti. Però li racconta”.

Helena Janeczek,  poetessa e scrittrice, è nata a Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca naturalizzata tedesca e da oltre trent’anni vive e lavora tra Milano e Gallarate. È redattrice di “Nuovi argomenti” e “Nazione Indiana” e ha esordito con la raccolta di poesie in lingua tedesca “Ins Freie” (Suhrkamp, 1989). Ha scritto in italiano il suo primo romanzo, “Lezioni di tenebra” (1997), che le è valso il Premio Bagutta come migliore opera prima. Si tratta del resoconto del viaggio compiuto ad Auschwitz dall’autrice insieme alla madre, che lì era stata prigioniera con il marito. Altrettanto di rilievo è il suo secondo romanzo, “Le rondini di Montecassino” (2010), un epico affresco della battaglia tra nazisti e alleati che distrusse la grande abbazia benedettina, vincitore del Premio Pisa sezione narrativa e del Premio Sandro Onofri. Nel 2017 ha partecipato al volume collettivo “L’agenda ritrovata. Sette racconti per Paolo Borsellino”.

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