ODE TO FOOD
MILANO ART WEEK – “Ode To Food” mostra d’arte contemporanea
Doppia inaugurazione: il 27 giugno alle 19.00 alla Chie Art Gallery (Viale Premuda 27) ed il 2 luglio alle ore 19.00 alla Galleria Pisacane Arte (via Pisacane, 36)
Cibo da mangiare con gli occhi: è Ode to food, l’esposizione collettiva, composta dalle opere di ben 32 artisti, inserita nella Milano art Week.
Un ode al cibo ed all’arte contemporanea con lavori appartenenti alla categoria della pittura, della scultura, della fotografia, una installazione ed un’opera di video-arte.
La mostra, ad ingresso libero, è promossa dall’Associazione Centro Culturale Arianna, con la curatela dell’esperta d’arte Gina Affinito.
Il presupposto
Il filosofo Ludwig Feurbach sostiene che l’uomo sia ciò che mangia, mentre l’antropologo Claude Levi Strauss, recentemente scomparso, sostiene che l’uomo mangia non solo ciò che è buono da mangiare ma anche e soprattutto ciò che è buono (ed opportuno) da pensare. Quindi ciò che è conforme alla sua struttura sociale di riferimento, alla sua affettività ed al suo credo. In definitiva si nutre di idee oltre che di cibo.
Il cibo è vita, non solo perché è essenziale al suo mantenimento, ma anche perché è fiammella di sentimenti come la felicità ed il dolore. Il cibo è vita, così come la sua assenza o penuria, o al contrario il suo eccesso, è foriero di malattie e morte.
Le lancette del cibo segnano l’ora di momenti di convivialità ed aggregazione, dove si intrecciano amori e lievi capricci, o si concludono affari, perché, come recita un vecchio adagio, a tavola non si invecchia”.
Cibo che unisce, come succede per l’olio, simbolo della cultura e della saggezza contadina, usato per condire un semplice pezzo di pane. Cibo che divide, portando con sè odio e morte, come accade per il cosiddetto olio nero, il petrolio, re e signore di tanti conflitti, che arricchisce pochi e affama molti.
Il cibo nutre i rapporti umani, così come la sua assenza o scarsità, li depriva, fino ad atrofizzarli irrimediabilmente. Perché per cibo intendiamo non solo quello che dalla gola arriva allo stomaco, ma anche quello che si dimostra capace di arricchire l’anima di emozioni ed esperienze.
Quindi è il momento di “cibarci d’arte”, alimentando la mente e facendo respirare l’anima, gustando a piccoli e saporiti sorsi il “bello da mangiare”, il cibo buono da mangiare e bello da vedere, come lo definisce Ave Appiano, esperta di semiotica dell’arte, nel suo omonimo libro.
Il cibo, da sempre, è indissolubilmente legato alla storia dell’arte. Si pensi solo all’excursus dalle nature morte, presenti sin dall’antichità, ai floridi corpi boteriani, che del cibo si fanno rappresentanti.
Il cibo per l’arte è come il dio Mercurio per l’Olimpo: colui a cui è affidato il delicato compito di comunicare numerosi messaggi.
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