“Pochettino e l’orto magico” di Maria Paola Battista

 

disegno di Mariaconcetta Marano

Questa è una storia per bambini, di quelle che le mamme raccontano ai loro piccini quando devono dormire.

Non è una favola né una fiaba perché non risponde a canoni precisi della letteratura, è semplicemente un racconto…

 

            Pochettino era un bambino di 5 anni, frequentava la scuola dell’infanzia e, siccome viveva in un piccolo paese in cui tutti gli abitanti si conoscevano e non c’era traffico, andava a scuola con la sua bicicletta.

Un giorno di primavera la sua insegnante spiegò in classe che quello era il periodo in cui maturano le fragole e che ce ne sono di tante varietà. A Pochettino venne una gran voglia di raccoglierne un bel po’ per farsi fare dalla sua mamma una squisita torta.

Tornò di gran corsa a casa, salutò frettolosamente la sua mamma e salì velocemente in camera sua: svuotò lo zainetto della scuola per riempirlo di una bottiglina d’acqua e dei cestini, prese un paio di forbici, indossò il suo cappellino verde con la visiera e ridiscese le scale dicendo alla sua mamma nel modo in cui parlava lui: “Mamma, mamma, mamma, vado a raccogliere le fragole!”  “Ma come da solo?” rispose la mamma.

“Si mamma, vado, vado, vado”. “Stai molto attento, ogni tanto guardati intorno e non perderti”.

Ma Pochettino era già in corsa sulla sua bici;  guardava lontano…

Arrivò in un primo boschetto, vi entrò ma vide soltanto tanti funghi, così si disse:”Ah, questi andrebbero bene per cucinarli con  gli spaghetti, me ne ricorderò quando li vorrò e tornerò a prenderli”.

Di nuovo in sella arrivò presto in un altro boschetto, vi entrò speranzoso ma trovò tanti alberi: alcuni avevano le foglie lunghe, altri le foglie larghe, altri ancora sottili e pungenti come aghi:”Ah, ah – si disse Pochettino – in questo boschetto tornerò quando sarà estate per rinfrescarmi all’ombra di questi begli alberi.”

E via di nuovo: superò una strada con tre semafori e non si accorse neanche di quanto lontano fosse già da casa.

Improvvisamente alzò lo sguardo e vide una collinetta a forma di tanti gradini larghi larghi pieni di tanti colori.

Così  pensò che se lì c’erano tante piante così diverse tra loro sicuramente avrebbe trovato anche le fragole.

Il bimbo pedalò fino a quando non arrivò ai piedi della collinetta e lì trovò un cancello con un cartello su cui c’era scritto “Vietato l’ingresso”. Pochettino era un po’ testardo e, quando voleva qualcosa, non si arrendeva mai. Aprì il cancello ed entrò. Si stava guardando intorno quando vide che un grosso gatto nero con i peli lunghi lunghi e folti con la coda alzata gli si avvicinava e con grande meraviglia del bambino parlò e gli disse: “Non sai leggere? Non hai visto che è vietato l’ingresso?”
Pochettino, forse per la prima volta in vita sua, non sapeva cosa dire poi alla fine riuscì a parlare e disse. “Io sono Pochettino e sto cercando soltanto delle fragole per farmi fare un dolce dalla mia mamma, suvvia non volevo fare nulla di male”.

Il grosso gatto gli rispose: “Pochettino, devi sapere che questo terreno è di proprietà del mio padrone, un orco che tiene molto alle regole e alle sue cose: se ti trovasse qui si arrabbierebbe molto per cui ti accompagnerò io alla radura delle fragole così potrai andartene al più presto.”

“Grazie Signor gatto”rispose felice il bambino.

Pochettino aveva riempito già tre cestini quando si sentì tremare le gambe, pensò di essere stanco ma ben presto si rese conto che i colpi che gli risuonavano addosso erano i passi dell’orco.

Cominciò a correre quando, guardando i suoi piedi, vide che essi erano sollevati da terra: l’orco lo aveva preso e lo teneva su.

“Ti prego non mangiarmi, se mi perdonerai per aver infranto le tue regole io ti porterò una buonissima torta”.

“Voi bimbi fate sempre così: fate promesse e poi non le mantenete, tutti si dimenticano di me, ognuno mi sfugge perché ha paura  e io sono costretto a vivere da solo in questo mio territorio e anche tu farai  lo stesso, ne sono certo, ma ti lascerò andare per dimostrarti che sono bravo; anzi, siccome sono sicuro che ti perderesti, ti farò accompagnare dal mio gatto fino all’ultimo semaforo così ritroverai la strada per tornare a casa”.

Pochettino trovò la sua mamma molto preoccupata perché il sole era cominciato a tramontare e Pochettino le raccontò subito tutto ciò che gli era accaduto.

All’inizio la sua mamma non voleva credergli ma Pochettino la supplicò di farlo, promettendole di portare anche lei dall’orco e, se non lo avesse trovato, lui non sarebbe più uscito in bicicletta per tutta l’estate.

Accipicchia, quella era davvero una grande promessa, pensò la mamma, ci doveva essere del vero!

Due giorni dopo sarebbe stato il compleanno di Pochettino e la mamma aveva già comprato una bellissima bicicletta nuova e la teneva nascosta in cantina.

Quel giorno preparò ben due torte e si incamminarono lungo la strada per andare dall’orco.

A tutti i passanti che gli davano gli auguri Pochettino spiegava dove stesse andando e, tra i tanti, tutti i suoi amici bambini lo seguirono.

Quando l’orco da lontano vide arrivare tutte quelle persone non riusciva a credere ai suoi occhi; corse facendo sobbalzare tutti e in gran fretta spalancò il cancello: tutti i bambini lo guardavano con stupore e  Pochettino con grande fierezza gli disse: ”Oggi è il mio compleanno e se tu vorrai potrai festeggiare insieme a tutti noi, la mamma ha preparato due torte e una è tutta per te”.

L’orco sollevò Pochettino e tutti ebbero una gran paura ma quando l’omone sorrise e diede un grande bacio al bambino le urla di gioia si sentirono per ogni luogo.

Da quel giorno l’orco divenne amico di tutti e ad ogni compleanno chiunque andava da lui a festeggiare.

Pochettino aveva imparato la strada a memoria e portava ogni giorno sempre qualcosa di buono da mangiare all’orco. Il suo grande amico gli aveva insegnato tantissimi bei posti dove raccogliere frutti, fiori e fare il bagno e insieme ora si divertivano davvero tanto.

 

@Riproduzione riservata

 

 

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.