QUANTO VALE LA VITA?

05-09-2013

Mercoledì 4 Settembre in Via delle Oblate ad Avellino è stata uccisa con otto coltellate Clorinda Sensale di 74 anni, conosciuta da moltissimi cittadini perché proprietaria del negozio Holiday Sport sito in Via Nappi.

Probabilmente la vittima si è difesa dall’aggressore che voleva forse rubarle la borsa anche se ancora non è chiaro tutto lo sviluppo della vicenda.

L’assassino è Pellegrino Pulzone di 40 anni, già conosciuto pluripregiudicato, il quale dopo aver compiuto il gesto si è recato in un bar, ha ordinato una birra ed è andato a lavarsi le mani. In quel luogo è stato arrestato grazie a un testimone  che, dopo averlo seguito, ha avvertito il proprietario del bar e la polizia.

Sul luogo dell’aggressione rimanevano  i soccorritori, i figli, la gente attonita e vano è stato il tentativo di salvare la vita della povera Clorinda.

Passando poche ore dopo l’omicidio per via Nappi e poi per Via Luigi Amabile e poi ancora per Via Serafino Soldi e Via Pionati, guardavo ieri sera i volti dei commercianti davanti le entrate dei loro negozi  e dei passanti, vedevo i volti di sempre, di persone conosciute e non, le quali sembravano avere nello sguardo lo stesso mio pensiero, nella mente la stessa mia meraviglia, lo stesso mio sgomento.

La fatalità è il destino, l’incidente, la malattia sono le sorti della nostra vita ma l’omicidio brutale , quello, è qualcosa che lascia noi tutti allibiti: la mente si affolla di pensieri confusi mentre si dipanano mille sentimenti, tante sensazioni.

Vediamo una vita: quella di una persona conosciuta, di una mamma di famiglia che con grandi sacrifici ha tirato su i suoi figli, affiancando il marito e sostenendolo nel  lavoro, una persona che  poco alla volta, invecchiando, era diventata un po’ minuta, eppure conservava  sempre nell’aspetto,  la dignità che contraddistingue le persone semplici . Questa persona aveva degli affetti, delle azioni compiute, dei pensieri: una vita, dei valori come l’onestà, la giustizia, la dedizione.

 Improvvisamente la sua vita vale 10 euro, 10 miseri euro che un folle decide di far diventare suoi; no, non un ladro puro perché sarebbe bastata una minaccia, uno spintone per togliere a un’anziana signora la sua borsa e scappare via ma un essere spietato che porta con sé un coltellaccio ed esce per uccidere.

 Io credo che anche l’effetto allucinogeno della droga (se c’è stato perché non è stato ancora chiarito) sia cosa di poco conto rispetto a ciò che deve esserci  in questo assassino (perdonatemi ma non riesco a chiamarlo con un termine diverso). È come quando si esce e si prende la borsa: lui è uscito e ha preso il coltello dicendo: “Oggi esco, vado ad uccidere”.

Se ci si sente capace di uccidere a coltellate qualcuno come se fosse una cosa, una cosa che non vive e che quindi non ha sofferenza, cosa si può avere dentro?

Terrore. Lo stesso che provoca le guerre, gli attentati, i soprusi più biechi contro i deboli, lo stesso che umilia l’essere uomini.

Guardiamoci intorno e vediamo cosa è oggi l’umanità: i litigi, le preoccupazioni, il rancore, forse questa è la fine dell’umanità.

Quanto vale una vita? Quanto vale la vita? Il dono prezioso che Dio ci dona, che il miracolo della riproduzione crea, quanto vale?

Potremmo commentare tutto questo inserendolo nella qualità della vita, nella quotidianità, nella sicurezza e nella giustizia, ma no, non lo farò perché il dolore merita rispetto e l’unica solidarietà che possiamo dare a chi oggi ha perso un proprio caro è stringerci in silenzio intorno a loro.

Rispetto per la vita, per l’amore, per l’anima.

Maria Paola Battista

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