SAN ANTONIO SPURS E LA FONTE DELL’ETERNA GIOVINEZZA

 

Gli anni passano per tutti, ma non per loro, eh si, ci riferiamo ai tre vecchietti di San Antonio, ogni anno dopo una regular season chiusa con più di 50 vittorie(W), ci ritroviamo a pensare che arriveranno stanchi, che non reggeranno il ritmo playoff, con una partita ogni due giorni, e poi ce li ritroviamo sempre li, tra i protagonisti e per il secondo anno consecutivo alle finali di conference. Il cammino? beh che dire, la macchina guidata da Gregg Popovich si può paragonare ad un rullo compressore, 58(!!) le vittorie in regular, terminata tra le polemiche per un paio di episodi, e playoff dove si trovano davanti niente di meno che i Los Angeles Lakers, orfani di Kobe Bryant spazzati via con un secco 4-0...

Ma torniamo un attimo sulle polemiche; due sono stati i casi che hanno fatto discutere: il primo, durante la regular, occasione la trasferta a Miami, Popovich decide di lasciare a casa i tre vecchietti, ma non dite che erano stanchi, e Danny Green, si presenta a Miami con le riserve, neanche un titolare, il risultato? Miami vince 105-100 e le riserve di San Antonio fanno un figurone, 100 punti in casa dei campioni in carica e sconfitta solo di 5; il secondo caso riguarda le ultime 3-4 partite della stagione regolare, quando gli Spurs perdono volontariamente le ultime partite per essere superati da Oklahoma in classifica generale e evitare i Lakers al primo turno dei playoff; ma la sorte ha voluto punire gli Spurs per la poca sportività, e i Lakers arriveranno 8° e non 9°, al primo turno sarà Spurs-Lakers.

Riprendiamo dove ci eravamo lasciati, ovvero a gara 1, ma per non dilungarci troppo e cercare di lenire le sofferenze dei tifosi dei Lakers, possiamo dire che la serie si conclude con un fragoroso 4-0 che mette in mostra quanto i Lakers non siano squadra, e quanto gli Spurs lo siano, le quattro partite terminano mai con un distacco inferiore ai 10 punti, si tocca -30 in gara 3 e -20 in gara 4.

Ai quarti gli Spurs si ritrovano davanti una squadra che ha tutte le carte in regola per metterli in difficoltà, i Golden State Warriors, squadra giovane, con entusiasmo, un pubblico caldissimo e un talento, un giovane di cui sentiremo parlare molto nei prossimi anni, Stephen Curry . Nelle prime quattro gare regna sovrano l’equilibrio, sarà 2-2. Nella mente di tutti torna a farsi sentire quella vocina che dice “sono vecchi”, “sono stanchi”, per gara 5 si torna a San Antonio all’AT&T CENTER, vincono gli Spurs di 18, una vittoria netta che scaccia un po di fantasmi. Gara 6 è già scritta, l’esperienza esce e gli Spurs conducono dall’inizio alla fine vincendo di 12.
 Siamo arrivati alle Finals di conference, e come lo scorso anno, loro sono sempre li, presenti, ma quest’anno non si trovano davanti gli Oklahoma che vengono eliminati un po’ a sorpresa da Memphis.

Onore a quest’ultima che è arrivata per la prima volta nella sua storia a una finale di conference, ma davanti ci sono i motivatissimi vecchietti, e in 4 partite il sogno è finito, l’esito è 4-0; nell’ultima partita un Parker da antologia mette a referto 37 punti, e a fine gara dirà che aveva promesso a Timmy, cioè Duncan, di arrivare in finale e vincere il titolo a Ovest. Adesso c’è solo da riposarsi e ricaricare le batterie, dato che dall’altra parte del tabellone, a Est, Miami e Indiana sono sul 2-2 e dovranno giocare almeno altre due partite, per raggiungere gli Spurs in finale. Ma di una cosa possiamo essere certi: chiunque passerà il turno vincendo il titolo a est, non si troverà davanti un gruppo di campioni mal organizzati e tre vecchietti stanchi e svogliati, perchè già hanno vinto tutto, ma si troveranno davanti la serie da 7 partite più difficile della loro carriera per la volontà di chiudere in bellezza di Tim(37 anni), per l’organizzazione di squadra data da coach Popovich ai suoi, per la classe immensa di Ginobili e per tutti gli altri componenti del roster che sanno essere decisivi e meriterebbero qualche parola in più.

Questo il quintetto campione a Ovest:

Tony Parker, Danny Green, Kawhi Leonard, Tim Duncan, Tiago Splitter. 6° uomo:Manu Ginobili. Coach Gregg Popovich.

Valerio Tirone

 

 

 

 

 

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.