UNA STORIA MERAVIGLIOSA

Questa storia speciale comincia come tutte le favole del mondo: C’era una volta… …una donna che scopre di essere rimasta incinta. La storia non dice quanti anni ha, se è italiana o straniera, se ha studiato oppure no, se ha una casa e un lavoro, se ha una famiglia, se ha un marito o è stata abbandonata, se è vittima di violenza, pregiudizio, ignoranza, delle pressioni sociali, culturali, familiari, del degrado e dell’indigenza. Sappiamo solo che ha un sorriso aperto alla vita, che questo bambino lo vuole, che è decisa a garantirgli un futuro con ogni mezzo.

 

In Italia, l’art. 70 del R.D. n° 1238/1939, modificato dall’art. 2 comma I della legge n°127/97 e dal D.P.R. n°396 del 3.11.2000 consente alla madre che per qualsiasi motivo non voglia o non possa tenere un figlio e contemporaneamente desideri salvaguardare la vita e il benessere del nascituro di partorire in assoluto anonimato, non comparendo né nel certificato di assistenza al parto né nell’atto di nascita, pur ricevendo tutte le cure e l’assistenza necessarie.

La nostra mamma decide di servirsi di questa possibilità che la legge offre e che le permette di tutelare la propria libertà e dignità e quella del suo bambino, senza entrare in valutazioni morali e strettamente personali, ma con una comprensione reale per una tragedia silente. Una volta partorito, alla fine della convalescenza, la madre lascerà in ospedale il neonato che verrà dichiarato adottabile. L’atto di nascita del neonato è redatto con la dizione “nato da donna che non consente di essere nominata” e l’Ufficiale di Stato Civile, dopo aver attribuito al neonato un nome e un cognome “di fantasia”, procede entro dieci giorni dalla formazione dell’atto alla segnalazione al Tribunale per i Minorenni per la dichiarazione di adattabilità ai sensi della legge 4 maggio 1983, n.184 e successive modifiche.

E così Miriam è venuta alla luce in un ospedale di Napoli il 1 gennaio 2008.

Intanto, due sposi cercavano un figlio da amare. Ma non erano disposti a uccidere una vita umana, neanche quando è invisibile e grande come una punta di spillo. Anche se nessuno lo dice chiaramente, i trattamenti disponibili pur di avere un bambino in braccio hanno percentuali di successo bassissime e, per garantire la nascita, avrebbero dovuto uccidere deliberatamente fino a nove vite umane e, in caso di gravidanza multipla, ricorrere alla riduzione embrionale, cioè iniettare nel cuoricino di uno o due dei feti il cloruro di sodio per causarne la morte. Dare la vita ad un figlio significava toglierla a tanti altri. Decisero di rinunciare a percorrere questa strada, non considerando la loro condizione come una maledizione o una malattia, ma rimettendosi al disegno di Dio per loro, sicuri che Lui avrebbe loro chiarito la missione per la quale erano venuti al mondo.

Del resto, S. Paolo dice, nella sua lettera ai Romani (8,26-28): “Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno“. Alla luce della certezza che la loro vita sarebbe stata conforme ai Suoi disegni anche senza un bimbo, decisero comunque di dare la loro disponibilità all’adozione di più minori da zero a sei anni.

E aspettarono pazientemente il bambino che, da qualche parte del mondo, era fatto per loro…… ma Dio già conosceva i loro bisogni e quelli di Miriam…

Infatti, un giorno come gli altri, la loro vita è cambiata: niente vincite alla lotteria, ma una telefonata dal Tribunale per i Minorenni e una convocazione d’urgenza. Nel giro di tre ore sapevano dell’esistenza di una bimba che li aspettava in ospedale. Cominciava un turbine di eventi: corsa all’ospedale, attesa snervante, pratiche burocratiche di dimissione, acquisto del necessario per una neonata di quindici giorni. In otto ore la loro vita è cambiata radicalmente: il tempo si è dilatato e congelato finché lo sguardo della piccola Miriam ha incrociato quello del suo nuovo papà e della sua mamma “di cuore” e non “di pancia”… e un fuoco d’amore ha scaldato il cuore di tutti loro ormai stretti in un abbraccio corale. Tutti devono sapere che davvero non c’è differenza tra un figlio partorito e un figlio adottato: noi cristiani, del resto, siamo chiamati a custodirne l’anima, che è creata a prescindere dalla genetica. Da noi i nostri figli devono avere radici e ali: radici solide per crescere forti e ali per volare in alto, verso la luce di Dio.

                                                                                                                  #mammadicuore

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