UNO STRANO DESTINO di Antonietta Urciuoli

 Rincasò, come sempre, a tarda ora e in punta di piedi aprì la porta di Giorgio cercando di non fare il minimo rumore. “Per fortuna che sta dormendo, mi vergogno di quello che faccio. Non riesco proprio a guardarlo negli occhi il mio tesoro”.

Quella fu una notte terribile come tante altre, non riuscì a chiudere occhio. Il suo tormento era accompagnato da folate di vento forte che provocavano strani rumori e dalla pioggia che tamburellava sui tetti. Si rivide in quella stanza dai colori troppo vivaci alle pareti, con un tendaggio rosso intenso e quel letto diventato il suo incubo. Le riapparvero i volti degli uomini che aveva visto in tanti anni, giovani e meno, belli o brutti, ingenui o maliziosi, ben educati ma, soprattutto, rudi e violenti. Più la baciavano e più doveva fingere sperando che l’ora, ma soprattutto la notte, finisse al più presto. Le loro carezze, di volta in volta, le avevano sporcato l’anima e si sentiva colpevole di quella scelta dettata dalla disperazione.

Quante volte aveva, in cuor suo, desiderato strapparsi quei vestiti osceni e scappare da quella casa, dalla luce fioca, dagli uomini che odiava ma era costretta a restare lì, perché era l’unico lavoro che le permettesse di sopravvivere. Ne aveva passate tante e quando svolgeva il lavoro più antico del mondo chiudeva gli occhi e con la mente vagava altrove. Rivedeva il suo paesino dove tutti si conoscevano, la vita era a misura d’uomo e tutti si aiutavano a vicenda. Ricordava quando con la nonna Luigia e con le vicine di casa ricamava il suo corredo di nozze trascorrendo pomeriggi interi sui gradini delle case tra chiacchiericcio, aghi e fili. Com’era bella, allora, la sua vita e come si sentiva felice custodendo nel cuore tanti progetti per il futuro. Le tornò alla mente la festa padronale, i preparativi, la raccolta dei fondi quando ogni contadino offriva, a secondo delle proprie possibilità, i covoni di grano. Sorrise nel rivedere la capretta che veniva portata in giro infiocchettata, tutte le domeniche, per invogliare le persone ad acquistare il biglietto della lotteria. In palio c’era quasi sempre un taglio di vestito da uomo o da donna che faceva gola a molti.

Una sera mentre si tuffava nel suo sereno passato, il cliente si accorse del suo distacco e, senza pensarci su due volte, la schiaffeggiò con rabbia. “Ti ho pagato inutilmente, non vali niente, sei fredda come il ghiaccio”. Si rivestì e, prima di sbattere la porta con prepotenza, sfilò la cintura dai pantaloni e la colpì selvaggiamente sul viso. Più la colpiva e più appariva soddisfatto, il suo viso si riempiva d’orgoglio mentre diceva: “Così,la prossima volta, ti impegnerai di più, sgualdrina!”.

Ad Angela le lacrime sgorgavano dagli occhi, le rigavano il viso, bruciandole la pelle come un liquido irritante. Non  riusciva a trattenerle “Perché stai piangendo?Chi ti ha ridotto in questo stato?” Dalle sue labbra sfuggivano sospiri disperati, tentò di guardarlo. “Ti pagherò ma non ti toccherò, sono qui solo per ascoltare la tua storia ma vedo che non è serata” Le pulì il viso pieno di sangue poi adagiò un fazzoletto bagnato sulla guancia destra per alleviare le sofferenze provocate dall’ematoma che l’aveva sfigurata. “Uomini, uomini, siamo simili alle bestie, mi vergogno di appartenere a questa specie, cerca di perdonarmi!” proferì il ragazzo. “Tu,non hai nessuna colpa! Non sei stato tu a ridurmi così e poi non è la prima volta che mi picchiano!”. “Giuro che sarà l’ultima volta perché tu verrai con me!”. “Non posso-replicò la protagonista di questo racconto–la mia padrona non mi lascerà andare così facilmente. Quando ho accettato questo lavoro, lei mi ha anticipato del denaro per pagare tutti i debiti fatti da mio marito e soprattutto i fitti arretrati al padrone di casa che voleva sfrattarmi.- Il giovane,amareggiato,rimase in silenzio, poi, aggiunse:”Andrò a parlare con lei, cercherò il denaro e poi verrò a prenderti. Devi solo pazientare, ti prometto che tornerò al più presto!” “Ma tu,chi sei?”chiese  Angela “Chi sei veramente?” “Sono un sognatore, sono uscito dal mio mondo per scrivere storie fantastiche”. “ Perché mi vuoi  aiutare?” “Non riesco a dimenticare i tuoi occhi,velati da tanta tristezza. Da quando ti ho visto per la prima volta, mi sei entrata nel cuore, non riesco a non pensarti e poi, dopo quello che ho visto stasera, devo assolutamente salvarti”. Le ultime parole “Tornerò,tornerò” da mesi picchiettavano nella sua testa, si facevano strada tra tanti pensieri e lei le carezzava dolcemente. Questa sua unica speranza le dava la forza per continuare un lavoro che oltre a umiliarla, diventava sempre più pericoloso perché gli uomini erano sempre più violenti e spesso uccidevano. Bastava un nonnulla per scatenare in essi l’inferno, mettevano a nudo il loro lato peggiore. Spesso le capitava che dietro un vero gentleman si nascondesse una bestia feroce. C’erano uomini che facevano strane richieste e molti di essi la picchiavano come se dovesse scontare  le loro colpe.

Ah, se avesse avuto ancora la sua famiglia!Avrebbe chiesto aiuto. Ma di essi era rimasto solo un caro ricordo. Dopo la dipartita della saggia nonna,aveva perso anche i genitori ed era rimasta completamente sola con il piccolo. Qualche volta si rifugiava in piacevoli ricordi e rivedeva il Carnevale che organizzavano al suo paese. Ricordava il gruppo di giovanotti, alcuni con abiti maschili e altri con abiti femminili di foggia ridicola, il giovane contadino con la fisarmonica a tracolla accompagnava il gruppo mascherato e ad ogni piazzetta del paese si fermava improvvisando un ballo con movimenti buffi in modo da suscitare ilarità tra i presenti.

 Trascorse più di un anno quando, una sera, il giovane bussò alla sua porta. Lei pensava che si trattasse di un altro cliente ed era pronta a servirlo quando Sandro, questo era il suo nome,l a prese tra le braccia, la strinse forte al cuore poi la baciò dolcemente sui capelli e sul viso. Poi, guardandola fisso negli occhi, le sussurrò “Ora,sei solo mia! Rivestiti e andiamo via!”

Quella sera il grande sogno di Angela si era avverato, il suo principe azzurro era venuto a salvarla e lasciandosi tutto alle spalle ricominciò a vivere….

Antonietta Urciuoli

 


Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.