VITA DI PI

Vita di Pi (titolo originale “Life of Pi”) è un film del 2012 diretto da Ang Lee e tratto dall’omonimo romanzo di Yann Martel…

 

La pellicola è la prova evidente del carattere eclettico del regista taiwanese Ang Lee che, dopo essersi cimentato con quasi ogni genere cinematografico (dramma, commedia e persino supereroi con “Hulk” del 2003), si carica sulle spalle il peso di un film che molti registi prima di lui, da M. Night Shyamalan a Alfonso Cuarón, avevano prima accettato di dirigere salvo poi cambiare idea, forse anche per la difficoltà nella trasposizione cinematografica del romanzo. In effetti, serviva il genio di Ang Lee affinchè potesse prendere forma una storia surreale come è quella narrata in “Vita di Pi”. In questa sede la accenneremo per sommi capi: Pi, abbreviazione del bizzarro nome di battesimo Piscine Molitor, vive con la sua famiglia nella parte francese dell’India, Pondicherry. Il padre è possessore di uno zoo ma, a causa di problemi finanziari, è costretto a trasferirsi in Canada e a vendere lo zoo. Durante la traversata dell’oceano una furiosa tempesta fa affondare la nave mercantile giapponese su cui si erano imbarcati con tutti gli animali: Pi riesce miracolosamente a salvarsi, rifugiandosi su una scialuppa di salvataggio che, suo malgrado, è costretto a condividere con una tigre, Richard Parker. Questi sono gli ingredienti di un vero e proprio capolavoro, che nella scorsa edizione degli Academy Award ha fatto incetta di statuette (4 in tutto, compreso l’ambitissimo riconoscimento ad Ang Lee per la miglior regia).

Quello che colpisce di Vita di Pi è la sua profondità: al suo interno sono trattate tematiche filosofiche e religiose che affondano agli albori dell’umanità. Il protagonista Pi si interroga a tal punto sulle religioni da arrivare a seguirne tre contemporaneamente (Induismo, Cristianesimo e Islamismo) e durante il naufragio, a bordo di una scialuppa in compagnia di una famelica tigre e con lo spettro della fame, continua nel suo dialogo con Dio cogliendo nella natura segni della sua presenza, senza mai disperare della salvezza. Insomma, la pellicola si presenta come una sorta di romanzo di formazione/avventura, paragonabile per certi aspetti, soprattutto per l’ambientazione indiana, a The Millionaire.

Nella scelta del cast, Ang Lee è stato attento a non “arruolare” attori famosi: per il ruolo del protagonista Pi, è stato scelto Suraj Sharma, uno studente diciassettenne che non aveva mai preso parte ad alcun film (uno dei migliori esordi cinematografici di sempre).

Una mano incredibile a rendere il film uno dei migliori del 2013 è stata data dalla computer graphics, dagli effetti speciali, dunque, che regalano sequenze emozionanti come ad esempio quella del cosmo contenuto nella bocca della tigre. Tra isole carnivore e pesci luminescenti, si capisce perché il film abbia vinto agli Oscar la statuetta per i migliori effetti speciali, soffiando in extremis il riconoscimento al favoritissimo “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato”.

Nonostante alla sua uscita al botteghino negli States il film non abbia avuto il successo e l’affluenza che ci si aspettava (probabilmente per la coincidenza con la festa del Ringraziamento), Vita di Pi resta una delle migliori pellicole del 2013 e forse il miglior lavoro di Ang Lee, regista capace di concentrare in una sola opera sensazionali effetti speciali e tematiche filo-religiose, che fanno del film uno strumento di riflessione per lo spettatore.

 

Francesco Medugno

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