ANTONIO FERRARA, I FALCHI E QUEI MODELLI CHE LA TV NON TRASMETTE

I falchi” sono un corpo della polizia di Stato nato negli anni ’70 per rispondere ad una precisa esigenza: combattere la camorra napoletana tete-a-tete tra i minuscoli vicoli dei quartieri popolari del centro storico, quelli in cui le gazzelle – oltre a dare nell’occhio – non permettono di effettuare spostamenti facili e funzionali. I falchi si aggirano in moto, quasi sempre in borghese, e osservano la zona con grande meticolosità, per poter poi intervenire e sventare pericoli e minacce.

Tra i tanti nomi storici, indissolubilmente legati al corpo dei “falchi“, ce n’era uno passato alla storia per coraggio e sprezzo del pericolo. Ho casualmente incrociato il suo nome in un post letto su facebook, in cui si faceva riferimento ad un aneddoto che ha consegnato alla storia il corpo dei falchi.

Siamo negli anni ’70, gli anni del boom della criminalità organizzata partenopea, passata ormai da manipolo di guappi a camorra imprenditrice, ed un giovane poliziotto col pizzetto pronunciato e i capelli lunghi decide di fare irruzione nel cuore di Forcella per arrestare lo storico Boss Luigi Giuliano. Una volta entrato nell’abitazione del capocamorra, il poliziotto si ritrova a tu per tu con gli scagnozzi del capo, pronti a sparare sul “nemico” per difendere Don Luigi. E’ proprio questo, però, il momento in cui Antonio Ferrara entrerà di diritto nella storia dei falchi e della polizia di stato: “Abbassate le pistole, questo è più pazzo di noi” è la direttiva che Luigi Giuliano lancia in direzione dei suoi guardaspalle.

Un aneddoto emblematico, che però aiuta a comprendere la caratura di Antonio Ferrara, un poliziotto conosciuto negli ambienti criminali con il soprannome “Hulk“, tratto contraddistintivo di un uomo che faceva del coraggio e della forza fisica un vero e proprio biglietto da visita.

Un episodio curioso che spiega in parte chi fosse, quanto valesse e quanto tenesse alla dignità della propria città il falco Antonio Ferrara. Un modello che, forse, ai tempi nostri non sarebbe considerato nemmeno appetibile per le televisioni, spesso impegnate a romanzare e proprinare storie di crimini e affari sporchi di gangster e mafiosi d’ogni provenienza.

Un target, quello della fiction e del cinema del genere crime, che sempre più spesso riscontra successo tra più e meno giovani. Un’esigenza nata forse dall’appeal dei personaggi controversi raccontati e interpretati da attori di grande spessore, ma che urta contro una morale comune sempre più in crisi d’identità.

La storia di Antonio Ferrara appare necessaria in un’epoca in cui esempi sbagliati e modelli fuori luogo hanno contribuito ad offuscare il metro di giudizio del cittadino medio, costretto a brancolare nel buio in una società in cui i buoni principi fanno fatica ad affermarsi in toto.

La storia di Antonio Ferrara faccia da esempio per le tv. Per gli scrittori. Per i romanzieri. Per i giovani che non sembrano nemmeno più essere stimolati alla legalità. Diventi presidio di giustizia e materia di studio per studenti e allievi di polizia. Ma soprattutto, la storia di Antonio Ferrara e dei falchi di Napoli diventi il nuovo target delle prossime serie tv. Siano questi i nostri modelli.

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About Angelo Damiano

Angelo Damiano, giornalista classe 1992. Avellinese e Napoletano di origine, meridionale per vocazione. Da anni collabora con varie testate (soprattutto online), spaziando dallo sport alla politica passando per la cronaca. Si è appassionato alla politica negli anni del liceo e continua a seguirla con occhio quasi sempre imparziale. Pregi: amante di football manager. Difetti: ossessivamente amante di football manager. Per contatti angelodamiano92@gmail.com

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