Buonvicino (CS). Tra i monti e il mare segni d’arte e di fede popolare

Il masso caduto sulla piazza

Altre sorprese ci attendono addentrandoci nel Parco del Pollino. Questa volta è Buonvicino l’obiettivo della nostra escursione tra le meraviglie di Calabria. A pochi chilometri dalla costa, alle spalle della famosa Diamante, perla della Riviera dei Cedri, dopo una serie di curve ci si trova di fronte a un borgo arroccato, una serie di tetti rossi, campanili e strette viuzze. Il paese, che originariamente era composto da tre casali distanti tra loro, deve la sua origine agli insediamenti dei coloni greci ed è stato meta di monaci basiliani, come molti altri centri della zona. Sasso dei Greci, una località posta più in alto, a quota di quasi mille metri sul livello del mare, reperti archeologici hanno rivelato origini molto antiche. Ciò che colpisce la vista, avvicinandosi al centro storico, è la statua di San Ciriaco, posta sulla sommità di una vetta al di sopra dell’aggregato urbano. Il monumento è enorme, avvicinandosi si ha la consapevolezza dell’importanza che il culto dell’eremita, monaco, sacerdote ed esorcista, che visse tra il X e l’XI secolo, ha ancora per tutti gli abitanti della valle del Corvino.

Tale convinzione viene confermata da un avvenimento che il 17 settembre del 2006 interessò Buonvicino. La festa patronale si svolge ogni anno dal 15 al 20 di quel mese e in quel giorno il santo fu portato in processione per le stradine del paese. Improvvisamente un boato scosse la folla di fedeli che seguivano il santo. Erano tutti lì nella piazza principale quando un masso di proporzioni considerevoli, staccatosi dal versante, era rotolato fino a pochi metri dalla statua, fermandosi sul pavimento della piazza. Fu gridato al miracolo e non c’è da dubitarne, visto che l’evento non procurò danni a nessuno. Ancora oggi il masso è lì a un metro dal primo impatto a testimoniare la protezione esercitata da San Ciriaco sugli abitanti. Una targa nel celebra il ricordo e la piazza ha assunto il nome di quella fortunata data.

Pagina dal trattato di Cavalcanti

Ma le sorprese non finiscono qui, perché visitando il paese presto si scopre che il duca di Buonvicino in epoca borbonica era niente di meno che il consulente culinario di Ferdinando IV. Ippolito Cavalcanti, di nobilissima famiglia, discendente dal più famoso Guido, il letterato, nato ad Afragola nel 1787 ed entrato alla corte di Napoli, scrisse, oltre a testi religiosi, il trattato Cucina Teorico-Pratica, un famoso manuale con regole per il servizio a tavola e molte ricette, tra le quali alcune divennero famosissime, come il Sartù di riso, la Parmigiana di melenzane e gli Spaghetti al sugo di pomodoro. Insomma, una vera chicca, che fa venire l’acquolina in bocca. Per chi voglia saperne di più è possibile trovare su internet il testo originale e scoprire cosa si mangiava alla corte del re.

E non è tutto perché questo paesino, di quasi duemila abitanti, ci riserva dell’altro. Infatti, inoltrandosi nel centro storico, è possibile visitare la Chiesa madre di San Ciriaco, dove è esposto sull’altare maggiore il busto argenteo del Santo, realizzato in età medievale e rifinito col metallo prezioso nel Settecento e la preziosa teca con le reliquie del Santo.

Chiesa Madre con Busto e Reliquie del Santo

E poi si arriva al Museo comunale Arti Gusto Buonvicino (M.A.G.B.). Il luogo è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 14:00, con ingresso di 2,50 euro, e noi abbiamo approfittato anche della gentilezza del custode, che ci ha condotti in un viaggio attraverso le esposizioni.

Museo

Archeologia, Arte Popolare e Arte Sacra sono le sezioni visitabili, che riservano anche sorprese interessanti, come quella relativa alla filatura e tessitura, un’attività svolta dalle famiglie di Buonvicino. La particolarità sta nel fatto che ad essere filata fosse la ginestra, una pianta molto diffusa nella zona, ma che non rientra nelle più comuni per la tessitura. Le stoffe ricavate da questa lavorazione, ed esposte nel Museo, risultano ruvide come la canapa, anche se per i tessuti riservati ai nobili veniva usata una lavorazione più raffinata con la produzione di stoffe più simili al lino. E non solo, perché a quanto pare ad essere lavorati, mancando la ginestra, erano anche altri steli erbacei. Oltre alle lavorazioni a mano era presente anche una forma di meccanizzazione. Altre attività artigianali hanno la loro testimonianza negli strumenti di falegnami, calzolai, fabbri, boscaioli. La collezione degli strumenti è stata donata dal collezionista locale prof. Francesco Casella.

Arte Popolare

Le attività prevalenti di questa operosa e antica comunità erano quella boschiva e la pastorizia. L’agricoltura non poteva essere praticata in modo estensivo a causa della morfologia del luogo, ma attecchiva facilmente il mais, per cui molte delle ricette paesane riguardano l’uso di farina così ricavata.

Piazza XVII settembre con Gazebo

Anche questo paese, come gli altri dell’entroterra, si distingue per la disponibilità degli abitanti a fornire informazioni e ad accogliere il visitatore, nonostante il ridotto afflusso turistico, assorbito quasi totalmente dalla fascia costiera. Nella piazza principale, Piazza XVII settembre, appunto, un parchetto attrezzato di panchine, fontanella e bagni pubblici, oltre a un ufficio turistico, che però era chiuso al nostro arrivo, è sovrastato da una bellissima cassa armonica, a testimonianza dell’amore della cittadinanza per la presenza di concerti bandistici durante le feste sacre. Oltre alla festa di San Ciriaco a settembre, verrà festeggiata la Madonna della Neve il prossimo 4 e 5 agosto.

Vie del centro storico

E a proposito della Madonna della Neve, siamo stati invitati ad ammirare il santuario a lei dedicato, distante un quarto d’ora di macchina dal centro, a quota 750 metri. Dopo una salita di curve tortuose, imboccando una stradina asfaltata appena fuori dal centro abitato, ci si ritrova, infatti, su un bellissimo belvedere sormontato dal santuario, che però era chiuso. Il panorama che si gode da quel punto offre la doppia visione, dell’ampia veduta sulla valle a sulla costa, dominata da Diamante, e del retroterra montuoso, con la corona di vette del Pollino, che tolgono il fiato per la loro imponenza.

Santuario della Madonna della Neve
Panorama a monte e a valle

Ovviamente l’ultima tappa è dedicata al Santo, la cui statua si erge maestosa, proprio a metà di questo tragitto, da dove il busto di San Ciriaco benedicente protegge tutta la valle.

La statua di San Ciriaco

Le cose che non siamo riusciti a visitare impongono una seconda visita. A mancare all’appello è la visita ai casali originali, al Sasso dei Greci e alla grotta che accolse l’eremitaggio del Santo. E poi, magari anche una sosta per degustare i piatti locali.

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.