Intervista al soprano Paola Francesca Natale

Cominciamo dalla tua ultima produzione artistica. Ci vuoi parlare del tuo brano da poco uscito, Italia, e dirci come nasce il progetto?

Questa produzione è la seconda che mi vede coinvolta con il gruppo syntpop The Morphy dopo la rivisitazione di That’s incredible e rientra nel progetto Lyripop, un nuovo genere basato sulla sintesi di musica elettronica e classica. È importante sottolineare che il progetto Lyripop è di proprietà dell’etichetta Neptunia e che si tratta di una straordinaria occasione, per i cantanti, di arricchire il proprio repertorio con brani originali composti dal Maestro Paolo Pulin, con testi di Anna Veronesi.

Ma sappiamo che non ti occupi solo di musica, non è vero? La recitazione è la tua seconda passione o mi sbaglio? Ce ne vuoi parlare?

In effetti la recitazione era la mia prima passione e devo proprio a questa il mio approccio al canto. Facevo studi di pianoforte al Conservatorio Gesualdo Da Venosa di Potenza, ma sentivo l’esigenza di esprimermi con tutto il corpo, con tutta me stessa. Perché stare sul palcoscenico è darsi completamente e, nello stesso tempo, essere un’altra persona. Già all’asilo creavo i miei teatri, recitando da sola, facendomi finanche le interviste. Un giorno condivisi il mio sogno con uno dei miei insegnanti di pianoforte, che mi consigliò di iscrivermi al corso di Canto. Non credevo di essere intonata, ma feci un provino che mi confermò che potevo farlo. Poi capitò che, facendo parte del coro del Conservatorio, grazie al M° Pio Di Meo, che purtroppo ora non c’è più, incominciai ad amare l’arte del canto a tal punto da commuovermi al saggio di un collega. Da quel momento dirottai i miei interessi verso il canto. Anche se la recitazione rimase il mio primo amore. Ho avuto la fortuna di vivere il palcoscenico, con il melodramma, ma parallelamente, quando ne ho la possibilità, torno al mio vecchio amore. Ho partecipato a dei cortometraggi e a dei film multipremiati, tra cui Era giovane e aveva gli occhi chiari, prodotto da CinemaFiction, con la regia del bravissimo Gianni Mazzitelli. Ma una delle più belle esperienze di recitazione è stata per me l’interpretazione del personaggio di Euridice in Saffo ed Euridice (Saffo 200) di Antonello Colli, ispirata alla tragedia greca. La porta chiusa è stata un’altra esperienza teatrale che mi ha segnata. Ispirata a un filone in voga nell’antica Grecia, è basata su monologhi di donne dietro una porta chiusa, che immaginano cosa faccia l’amato al di là di quella porta. È stato bellissimo impersonare una donna con le sue profonde emozioni e sentimenti. A un certo punto ricordo che iniziai a piangere per davvero e quell’emozione passò al pubblico che ne rimase piacevolmente colpito.

Oltre a tutto ciò, sappiamo che hai ispirato due scrittori nella stesura dei loro romanzi; Gaetana Aufiero, che per la figura della protagonista in Anita e Nora, due donne in fuga da Wagna a Trieste si è riferita a te, e Armando Pannone, che in più di un suo romanzo ti ha chiamata letteralmente in causa come uno dei personaggi sia di I Rotoli di Gerico che dell’ultimo, La croce di ghiaccio. Che ci dici?

Ringrazio queste due persone speciali, Gaetana Aufiero e Armando Pannone, che mi hanno onorata e omaggiata, immeritatamente, di essere stata un po’ la loro musa per i loro meravigliosi libri.

Chi è veramente Paola Francesca Natale?

Paola Francesca Natale è un po’ segnata dal doppio nome perché forse sono Paola e sono Francesca. Una volta un mio professore mi disse, scherzando, “Paola è monella e Francesca è dolce”, forse è così: sono entrambe.

Il legame con la tua terra d’origine, la magica Basilicata, ti ha portato ad approfondire la figura di un un’artista che ebbe una storia tumultuosa. Chi era?

Il mio lavoro mi piace molto perché mi permette di viaggiare spesso in luoghi meravigliosi, facendomi confrontare con altre realtà e crescere umanamente. Ma il legame con la mia terra è un po’ “croce e delizia” perché, come per tutte le cose che si amano, c’è sempre il rovescio della medaglia. All’inizio volevo andarmene, perché non vedevo la possibilità di realizzare i miei sogni. E adesso vorrei tornarci per tornare a essere quello che ero: una ragazzina insicura e spaventata, ma sognatrice e ottimista. Quella parte di me è rimasta lì, perché ho vissuto poco la mia adolescenza, giacché all’età di 14 anni sono dovuta andare via, lontana dalla mia famiglia e dalle mie radici, iniziando a confrontarmi con un mondo diverso dal paesello da cui provenivo e dall’ala iperprotettiva di una famiglia molto borghese, conservatrice e anche, per alcuni versi, integralista.

Venendo ad Isabella Morra https://it.wikipedia.org/wiki/Isabella_di_Morra , è stata una poetessa cinquecentesca nata a Valsinni (MT); lei mi ha dato, in un certo senso, la forza. Non amava il piccolo borgo, anzi lo disprezzava, perché non le permetteva di realizzare i suoi sogni, come la poesia. Scriveva probabilmente di nascosto. Ebbe poi una fine tragica, perché fu uno dei tanti casi di femminicidio. Il suo mito e il suo fantasma mi hanno accompagnata perché, nella fantasia di me bambina, aleggiava la figura di questa donna bellissima, con i suoi sogni, i suoi dolori, i suoi amori.

Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?

Ho un importante progetto artistico con il mio partner, il Maestro Giovanni Grano ma, per scaramanzia, non posso svelare di più per il momento.

Va bene, aspetteremo che ce ne parli quando potrai. Cosa consigli ai tuoi allievi al Conservatorio di Salerno quando ti parlano dei loro sogni di carriera?

Di non smettere mai di sognare, perché il sogno può trasformarsi in qualcos’altro, poi di essere aperti alle nuove scoperte, ma soprattutto di perseverare e cercare di migliorarsi, perché c’è sempre una possibilità dietro una “porta chiusa”. Il canto lirico è un sogno bellissimo, che spesso purtroppo non si realizza come vorremmo. Ma ci sono diversi sbocchi come le contaminazioni a cui mi sono dedicata io.

Vuoi parlarci di qualcos’altro?

Voglio ringraziare la vita per avermi permesso di realizzare i miei sogni; ringrazio i miei genitori, non è mai banale farlo, perché mi hanno aiutato con tutte le loro forze, nonostante all’inizio non fossero convinti delle mie scelte; ringrazio chi mi ha sostenuto nel mio cammino artistico e didattico, prima di tutti il dottor Antonello Colli, che mi fece il dono meraviglioso di scrivere un libretto d’opera sulla vita di Isabella Morra. Ringrazio un’altra persona, oggi mio angelo dal cielo, il professor Massimo Borghese, che mi ha indirizzato verso la didattica del Canto, insegnandomi che non si tratta solo di arte, ma anche di studio, approfondimento, scienza e conoscenza, perché non basta l’istinto e perché con la voce possiamo esprimere tutti i sentimenti. Il suo lavoro oggi lo continua la figlia, la dottoressa Alessandra Borghese, grazie alla quale ho anche tenuto lezioni universitarie all’UniCusano.

Grazie per la tua generosa disponibilità a rispondere alle mie domande.

Ringrazio dal più profondo del cuore il giornale wwwitalia.eu, che mi onora delle sue interviste intime e confidenziali, senza mai essere banali, grazie!

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.