Scoprire il centro di Papasidero e i suoi gioielli

Dopo la scoperta del castello di Papasidero, o meglio dei suoi affascinanti ruderi, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, una visita più accurata questo paese la meritava e così abbiamo scoperto altri gioielli. Vi parlerò della Cappella di Santa Sofia, del Santuario di Nostra Signora di Costantinopoli, rimandando a un prossimo articolo la visita alla Grotta del Romito, di cui questa volta ci eravamo procurati gli orari di visita, telefonando direttamente al Comune.

Una particolarità che mi ha colpito subito di questo piccolo centro abitato da non più di 711 abitanti (dati Istat) è stata la sollecitudine delle persone a fornire informazioni sulle modalità di visita del centro storico, indicando come riferimento la postazione dell’infopoint e arrivando a indicare finanche il numero di gradini che conduce alla piazza. In effetti il punto informazioni per i turisti è curato da giovani guide per conto del Comune, ben informate sulla storia del luogo, che ci hanno prima di tutto chiesto di pagare un ticket di 1,50 euro, il cui corrispettivo poteva essere speso, dopo la visita, in un qualsiasi bar della zona, “si tratta di un giro di spiccioli” ci hanno spiegato. Il singolare sistema per coinvolgere tutta la popolazione nella vita turistica del paese pare che funzioni.

Così la piccola cappella di Santa Sofia, appena al di sopra della piazza centrale, che è a sua volta raggiungibile tramite una rampa, percorribile in macchina, che sale dalla statale, rivela l’appartenenza a un’antica famiglia, che la eresse nel XVI secolo. Sulla parete absidale si trova un primo ciclo di affreschi raffigurante la deposizione di Cristo, a cui si aggiunsero in seguito altri affreschi sulle altre pareti: uno ritrae San Rocco, che divenne protettore del paese, a fianco della Madonna di Costantinopoli, dopo la peste che decimò la popolazione nel 1656; anche Santa Sofia e San Biagio, protettore dei cardatori di lana, probabile attività degli abitanti del paese, sono raffigurati nella cappella.
Scendendo al di sotto del livello della statale, tramite 98 gradoni, si giunge al fondovalle, una gola tra le ripide pareti dove scorre il fiume Lao e dove sorge un vero e proprio gioiello: il santuario di Nostra Signora di Costantinopoli, addossato alla parete rocciosa e raggiungibile tramite un ponte. Questo sovrasta quello originale, detto “della rognosa”, perché il primo nucleo del complesso ospitò un lazzaretto durante la peste del 1656. A quei tempi non si faceva distinzione tra rogna e peste, evidentemente.
Il colpo d’occhio che si presenta allo sguardo, discendendo verso il santuario, affascina subito, la costruzione sembra emergere dalla roccia, le acque tumultuose del fiume, di un verde smeraldo, rimarcano i tumulti della natura indomita, dove l’acqua la fa sempre da padrona. In quelle acque è possibile anche bagnarsi quanto basta per ricevere refrigerio nelle afose giornate estive.

Vi do quindi appuntamento alla prossima visita.
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