Una voce dal Profondo di Paolo Rumiz. La recensione di WWWITALIA
Un viaggio da sud a nord alla ricerca della voce profonda della terra italiana, dell’anima di una nazione, delle origini del suo variegato popolo. Dalla Sicilia a Trieste Paolo Rumiz integra le espressioni geologiche del sistema Penisola-Isole con la capacità di percepirne i battiti, con le tradizioni, le credenze, i miti, la fede, analizzando ciò che costituisce la radice comune: il respiro stesso della terra.
Inevitabilmente Una Voce dal Profondo diviene così itinerario di viaggio per chi voglia avventurarsi oltre le bellezze naturali, la storia e l’arte, cogliendo la pluralità dei luoghi meravigliosi della nostra sconosciuta Italia.
«Il racconto trae spunto», spiega l’autore, «da una serie di viaggi compiuti dal 2009 al 2023, alcuni dei quali narrati come reportage su “La Repubblica”». Indagini giornalistiche divengono così pagine appassionate nella riscrittura che ne fa l’autore a distanza di anni, con l’orecchio attento di chi ha imparato ad ascoltare e guardare nel profondo delle parole e nella rete intricata di dialetti, che si incontrano in un sentire comune, che ne permette la decodificazione. Incontri con figure che a diverso titolo custodiscono la memoria dei luoghi, condivisione delle esperienze che esulano dal mainstream turistico, divagazioni misteriche al limite dell’onirico, insieme all’affermazione dell’esistenza di un genius loci, che non può essere trasferito per ricostruire altrove l’identità di una comunità, costituiscono gli ingredienti di un mosaico che riesce a dare l’idea dell’unità, più di quanto possa la visualizzazione dei confini nazionali. L’Italia mostrata da Ruiz è un unico tesoro, fatto di piacevoli esperienze quotidiane e di contraddizioni che cercano le ragioni nel profondo.
Il forte legame che l’autore mostra di avere con Napoli, città che attrae e cattura chi vi sbarca con buoni propositi, è presente subito, già nella dedica a Roberto De Simone, cantore delle leggende e dell’anima più popolare della città. È qui che si avverte maggiormente, secondo Rumiz, la presenza della Madre Terra, la cui conoscenza è stata occultata, consegnata all’oblio e alla negazione durante i secoli, e che ancora unisce la sua voce alle tante che si innalzano ad affermare la consistenza di un territorio in continuo movimento.
Le tracce segnate in questo vademecum per l’ascolto suggeriscono altre esplorazioni e, soprattutto, la giusta disposizione per scoprire cosa si nasconde dietro ciò che crediamo di avere già visto.
Paolo Rumiz è scrittore e giornalista triestino, inviato speciale del «Piccolo» di Trieste ed editorialista de «La Repubblica». Esperto del tema delle Heimat e delle identità in Italia e in Europa, dal 1986 segue gli eventi dell’area balcanico-danubiana. Nel 2001 invece segue, prima da Islamabad e poi da Kabul, l’attacco statunitense all’Afghanistan. Vince il premio Hemingway nel 1993 per i suoi servizi dalla Bosnia e il premio Max David nel 1994 come migliore inviato italiano dell’anno. Ha pubblicato, tra l’altro, Danubio. Storie di una nuova Europa (1990), Vento di terra (1994), Maschere per un massacro (1996), La linea dei mirtilli (1993), La secessione leggera (2001), È Oriente (2003), Gerusalemme perduta (2005), La leggenda dei monti naviganti (2007), Annibale. Un viaggio (2008), L’italia in seconda classe, con i disegni di Altan e una Premessa del misterioso 740 (2009), La cotogna di Istanbul (2010), Il bene ostinato (2011), A piedi (2012), Trans Europa Express (2012), Morimondo (2013), Maledetta Cina (2012), Il cappottone di Antonio Pitacco (2012), Come cavalli che dormoni in piedi Ambra sulla corrente (2014), Appia (2016), Dal libro dell’esodo (con Cécile Kyenge), Il filo infinito (2019), Il veliero sul tetto (2020), Canto per l’Europa (2021), Una voce dal Profondo (2023), Verranno di notte. Lo spettro della barbarie in Europa (2024). Quasi tutti i titoli di Paolo Rumiz sono pubblicati in Italia da Feltrinelli.
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