“Wolves coming” versus Palazzo San Giacomo di Angela Ristaldo

La mostra nella piazza antistante il Municipio di Napoli suggerisce alcune riflessioni 

Mai è stata così profetica l’installazione dell’opera dell’artista contemporaneo cinese Liu Rouwang “Wolves coming” in piazza Municipio, a Napoli, pochi metri da Palazzo San Giacomo. In un giorno di allerta meteo in cui il nostro sindaco, per motivi precauzionali, ha predisposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. È la terza chiusura in pochi giorni e siamo solo all’inizio di una stagione che non promette bene. Del resto, la natura fa la sua parte e personifica la sua stagione cangiante: l’autunno, arrivata pure in ritardo; fino alla fine di ottobre molti, non tanto impavidi, bagnanti si sono immersi in acque non ancora fredde e sotto un sole che ancora riscaldava. Si dice spesso che non ci sono più le quattro stagioni ed invece il mal tempo è presente in questo globo sin dai suoi arbori, si può dire che le interminabili piogge copiose hanno dato origine ai mari e alla vita su questa terra. Cosa oggi è cambiato per allertarci al primo vento forte e pioggia minacciosa, cosa ci spaventa se non l’opera dell’uomo stesso? Le alluvioni spaventano per le costruzioni inopportune ai margini dei fiumi, i terremoti per le case non antisismiche e pericolanti nei piccoli paesi e la pioggia in città per una cattiva, se non inesistente, manutenzione di edifici, strade e giardini. Non è il corso naturale degli eventi meteorologici, peraltro di stagione, che spaventa, ma una politica mai proiettata a lunga gittata sul futuro se non autoriflessa ad immagini vacue di finto interesse del politico di turno le cui promesse programmatiche svaniscono una volta inglobati nel sistema marcio della politica, mai incline al bene comune. Così sta avvenendo a Palazzo San Giacomo in una spirale di veleni, ritorsioni e rimpasti per le vicine elezioni regionali e le prossime comunali. Un sistema incancrenito da anni che ha reso fragile il suo territorio non avendone mezzi per supportarlo in modo adeguato. Una politica che trova eco in quella del paese intero, ovviamente, che per gli stessi motivi non investe su misure cautelative a difesa del territorio.

Ed ecco che i cento lupi, sculture in ferro lunghi ognuno due metri, di 300 chili, avanzano minacciosi ed arrabbiati verso Palazzo San Giacomo. Loro rappresentano i pericoli imminenti ed ingaggiano una lotta verso un imponente guerriero. Sono affamati di rabbia, un branco che minaccia lo status quo di un vivere comune, assonnato e indifferente alla perdita di valori in una globalizzazione che tende invece ad una effimera moltiplicazione di individualismi sia reali che virtuali. La politica, la società stessa, definita liquida, ha minato il concetto di comunità, nessuno è più compagno di percorso di vita dell’altro, ma antagonista di ciascuno da cui guardarsi. Viviamo in un periodo di grande fragilità senza punti di riferimento né appigli in una vita fluida, liquida.

Foto da Angela Ristaldo

Il branco di lupi che avanza senza paura è il grido della natura contro l’uomo, quel grido che il cittadino comune non ha più la consapevolezza di dover emettere contro chi lede ogni giorno i propri diritti, primo fra tutti il diritto allo studio dei minori non rendendo sicuri gli edifici scolastici che li dovrebbe accogliere senza rischio. Allora il minore si rifugia nel mondo di immagini virtuali apparentemente più rassicuranti, impegnato a sua volta a mostrarsi, ad apparire ad impegnarsi ad essere attraverso la sua immagine e costretto all’incomunicabilità.

È in questa incertezza del vivere che si colloca l’opera di Liu Ruowang nella ricerca di una nuova identità riflessiva che si liberi dalle prevaricanti mitologie di massa contemporanee. La mostra è visitabile fino al 31 marzo 2020 e vale la pena soffermarsi sul suo valore concettuale oltre all’impatto visivo, sugli effettivi rischi causati dalle derive antropologiche che partono dal post-colonialismo, il fallimento del modernismo, la globalizzazione, sino alla perdita dell’individualità a favore di un individualismo che si è discostato dal bene comune. I lupi gridano una riappropriazione della vita dell’uomo su questa terra nel rispetto del territorio in cui lui non è l’unico vivente né, visto gli ultimi decenni, il più intelligente.

Angela RistaldoAngela Ristaldo

Laureata in Lingue e letterature straniere ed abilitata alla scuola secondaria, ha assunto il ruolo nella scuola Primaria e per scelta ci è rimasta. Attualmente insegna in un Istituto Comprensivo di Napoli, una scuola ritenuta, per platea, a rischio, ma l’unico rischio riscontrato è di non educare questi ragazzi che vivono il disagio, alla bellezza che esiste nel reale e in questa controversa città. Dal 2005 dirige con un collega, un giornale scolastico ‘Ristoriamoci’ con una redazione mista di ragazzi dai 9 ai 13 anni che raccontano la realtà e la loro esperienza dal proprio punto di vista spesso non richiesto e non ascoltato, che invece riserva sempre sorprese e meraviglia per osservare la realtà da un’angolazione ancora fresca e non inquinata da ingombranti sovrastrutture. Da qui l’interesse per il giornalismo. Ha scritto per diverse testate online locali e nazionali. I suoi interessi vanno dall’Arte al sociale e ad eventi culturali in genere con un’inclinazione a raccontare il nostro di Napoli spesso maltrattato per preconcetti e mezze verità.

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