Cuorineri – Il Direttore, di Simona Pino d’Astore

Cuorineri – Il Direttore, di Simona Pino d’Astore, pp. 176, grausedizioni, black Line, €15,00

Recensione, presentazione e intervista all’autrice

Il romanzo Cuorineri-Il Direttore, scritto dalla giornalista Simona Pino d’Astore, nasce da un incontro fortuito, continua grazie all’interesse, da parte della scrittrice, per la cronaca nera, termina con la convinzione che si possa, tramite la volontà e i giusti sostegni, cambiare la propria vita.

È la storia di tre personaggi malavitosi, Franco Altavilla, Luigi Patisso e Luigi Narcisi, nati in famiglie disagiate e disastrate in un ambiente come quello della città di Brindisi durante gli anni ‘90, in cui il contrabbando delle sigarette costituiva il grosso dei guadagni della malavita locale.

La storia è formata proprio dagli intrecci della vita e della crescita all’interno della malavita dei tre personaggi del libro e racconta fatti veri, perché frutto di interviste che l’autrice ha fatto ai protagonisti, mescolati a pochi avvenimenti fantasiosi.

La verità è ben rappresentata al punto da rappresentare vivamente, durante la lettura, l’aspetto più crudo dell’agire criminale, che non ha pietà per nessuno e, quando la ha, è non premiato ma punito a suo svantaggio.

Non si ammettono sbagli né rifiuti nelle organizzazioni criminali.

Una storia, quindi, di incontri giusti e sbagliati, di colpe mai avute ma qualche volta pagate in nome di un “onore” da mostrare.

Nascere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Eppure qualcosa può cambiare e, come cambia dentro le persone, può riuscire a mutare anche l’ambiente esterno.

Le vite dei protagonisti cambieranno e il libro racconta come e perché.

La presentazione del libro Cuorineri, si è svolta a Napoli lunedì 6 maggio presso la libreria Raffaello in via Kerbaker. Sono intervenuti, insieme all’autrice, la criminologa Antonella Formicola, il professore Cesare Cilvini dell’Accademia A.U.G.E. (Accademia Universitaria Studi Giuridici Europei) e Luigi Narcisi, uno dei protagonisti del libro.

Il Prof. Cilvini, partendo dal presupposto che la delinquenza è in ogni luogo di ogni città, ha posto l’accento, riferendosi al libro, su alcuni concetti da lui ritenuti fondamentali quali l’importanza che può rivestire per una persona che delinque, l’incontro con qualcuno che, standogli vicino, lo aiuti a capire che la bontà può vincere sulla cattiveria. “Se incontri una persona buona e gentile – continua Cilvini – la cattiveria può essere smontata”.

Non tutto deve essere conquistato con la prepotenza anche se, a volte, essa sembra il mezzo più facile e veloce per diventare potenti. I grandi delinquenti sono dei grandi geni sottratti alla legalità perché per avere successo devono, innanzitutto, essere capaci di anticipare le mosse dei loro nemici e non è per niente facile.

Accenna anche al fatto che, spesso, le istituzioni dimenticano alcune zone del proprio Stato ed è in questi luoghi che la criminalità riesce a prendere il sopravvento.

La criminologa Antonella Formicola, comincia il suo intervento esprimendo i complimenti per il lavoro svolto dalla Scrittrice e ai suoi protagonisti che “ce l’hanno fatta” ma, soprattutto, sottolineando che sembra non essere un caso parlare di delinquenza a Napoli a pochi giorni dal triste episodio che ha sconvolto l’opinione pubblica nel quale un killer ha colpito per sbaglio, quasi a morte, una bambina di quattro anni che si trovava per puro caso nello stesso luogo della sua preda. E non è stato neanche un caso la reazione della gente che, il giorno seguente, era ad affollare le strade della città per una manifestazione pacifica contro la camorra e che, a voce alta, chiedeva all’assassino di costituirsi.

Tra i manifestanti c’erano molti familiari di vittime della camorra e anche il giovane Antonio Piccirillo, figlio del boss, il quale ha voluto sottolineare che, indipendentemente dall’affetto che lega persone di sangue, non si sente di poter stimare suo padre e che vorrebbe una vita migliore per tutti, senza delinquenza.

Così, il punto di partenza dell’intervento della Criminologa si sposta alla famiglia e alla cultura della legalità. Qual è il ruolo della famiglia oggi?

Purtroppo i bambini, così come i ragazzi, sono spesso abbandonati a loro stessi e vivono in strada perché non hanno la protezione della famiglia. Probabilmente sono già figli di delinquenti e vivono in un ambiente che li conduce inevitabilmente a capire che abbracciare la strada della delinquenza è la migliore.

All’interno del libro i tre protagonisti hanno tutti una vita familiare che manca o è vissuta nella cattiveria e provano un forte sentimento di riscatto che, però, è un riscatto malato perché cercato nella violenza, nell’eliminare chi ha più di loro per sentirsi più potenti dei potenti e accaparrarsi ciò che non hanno mai avuto nella loro infanzia. Valori, affetto, educazione partono nella famiglia e poi si estendono a tutti gli attori sociali.

È molto breve l’intervento dell’autrice la quale precisa che la sua iniziativa è nata con la convinzione che sia troppo facile discriminare alcune persone mentre, invece, sarebbe necessaria una maggiore vicinanza ad alcune realtà.

Il suo intento sarà quello di portare il libro nelle carceri perché è importante che tutti possano leggere per capire che non sempre è impossibile cambiare la propria vita. Inoltre ringrazia l’editore per aver accolto la sua richiesta di pubblicazione in quanto diversi altri non avevano accettato perché, dato il tema, hanno avuto paura.

Incontro l’autrice Simona Pino d’Astore prima della presentazione e risponde gentilmente ad alcune mie curiosità.

Niente avviene per caso. ognuno di noi ha già un suo destino di cui può modificare i colori e i contorni, come accade ai protagonisti del suo libro. In particolare vorrei soffermarmi sull’indole: non tutti i maltrattati e i delusi diventano spietati.

Allora, secondo lei, c’è una predisposizione in ognuno di noi alla cattiveria o alla bontà?

Sicuramente c’è una predisposizione caratteriale in ognuno di noi. Però c’è da dire che quando si nasce in determinati ambienti ovviamente tutto questo viene acuito. Mafiosi, dico io, un po’ si nasce perché l’ambiente condanna queste persone ad avere un determinato tipo di vita, però noi possiamo fare qualcosa. Possiamo aiutare ad arginare un po’ questo fenomeno facendo loro capire che noi ci siamo, che la vita può cambiare. Ognuno di noi può adoperarsi per questo.

Mi ha molto colpito la sua analisi introspettiva sugli aspetti psicologici dei personaggi. Lei parla di personalità bipolare, di narcisismo. Si guarisce dalle ferite del vissuto? I suoi personaggi sono redenti, ma sono anche guariti?

Le ferite non guariscono mai, ma questo vale anche per la gente comune. Difficilmente quando noi subiamo un danno grave psicologico riusciamo a guarire la nostra ferita che, però, si può lenire e si può fare qualcosa per modificare in meglio la propria esperienza. In alcuni casi, quindi, ci può essere una redenzione. C’è un personaggio, in particolare, nel mio romanzo che ha una vera e propria redenzione. In altri i personaggi sono ancora borderline però io conto di farcela, di riuscire a trascinarli dalla nostra parte, dalla cosiddetta parte buona. Per fare questo c’è bisogno di un grosso impegno, di una grossa fatica; però, se riuscirò a salvare anche una sola vita, per me sarà già abbastanza.

Sono d’accordo con lei quando dice che la gente rinuncia ai propri sogni solo per inseguire i bisogni. Ma ci sono tanti cuorineri per i quali il sogno è il potere.

Si, perché è quello che hanno imparato, perché il potere spesso si personifica nei soldi, quindi nell’avere maggiori possibilità di fare qualcosa attraverso il denaro. Se, però, un individuo arriva a un certo punto della sua vita e comprende che non è solo il denaro quello che conta ma ci sono altri valori, ci sono altre cose e ci sono altri progetti e sogni da inseguire, anche lui che si era autocondannato a una vita diversa, la vita del male, può cambiare.

Nell’analisi storica che lei fa del fenomeno contrabbando ipotizza che lo Stato fosse a corrente ma non prendesse provvedimenti perché la vendita illegale sfamava tante famiglie che, altrimenti, non avrebbero avuto alcuna fonte di reddito.

Si, confermo. Questo non è limitato solo al contrabbando ma, secondo me, si allarga molto di più. Ricordiamo a tale proposito gli ultimi fatti avvenuti, per esempio a Manduria, dove tutti quei ragazzi hanno ammazzato un uomo. Ecco: lì c’era un paese che sapeva, c’era uno Stato che sapeva e che ha finto di non sapere, perché è molto più facile fingere che prendere una posizione.

Il Natale è una festa tanto sentita e attesa dai bambini ma per i dimenticati anche il Natale è un inferno. Non è un caso che proprio a Natale si iniziano a svolgere le vicende delinquenziali di “14” e del “Pazzo”.

Infatti, non è un caso ed è la realtà, è proprio ciò che è avvenuto ed è la prima storia che lui mi ha raccontato. Si parla di una persona che ha fatto 32 anni di galera, quindi condannato per reati abbastanza importanti ma lui ricorda ancora il non-Natale di quando era bambino. Sicuramente ci sono delle vicende della vita che segnano profondamente e anche momenti dell’anno che  segnano profondamente e Natale è uno di questi.

Il suo romanzo parte da alcune vicende vere che, però, si mescolano a fantasia. Quindi quanto c’è di vero in ciò che racconta?

Chiaramente ho utilizzato la forma del romanzo perché è molto più semplice. Avrei incontrato, infatti, moltissimi ostacoli se avessi utilizzato la forma del resoconto giornalistico, del libro verità tout court, per cui ho voluto ovviare a questo scrivendo un romanzo. Ma dico sempre che il 99% di quello che si legge nel libro è verità.

Lei crede in Dio e “14”, il “Pazzo” e il “Direttore” oggi credono in Dio?

Dunque, io credo  che esiste  un essere superiore che ognuno chiama un po’ come vuole. E anche i miei personaggi ci credono solo che, purtroppo, avendo dovuto superare tutte quelle vicissitudini, avendo avuto una vita difficile, fanno più fatica. Tutti, eccetto uno, che ha avuto un’esperienza pre – mortem e quindi, sì, che ci crede.

 

Bene, grazie alla scrittrice Simona Pino d’Astore e auguri di buona vita a chi voglia.

 

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Maria Paola Battista

 

 

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu