Dalla parte degli animali, l’orso M49

WWWITALIA inaugura, con questa intervista, un ciclo di quattro incontri con Giuseppe Fanelli, ambientalista, animalista, ecologista e naturalista che dedica la sua vita alla difesa degli animali.

Oggi lo incontro per parlare di una vicenda poco edificante che si sta verificando in Trentino Alto Adige e che sta animando un considerevole dibattito tra i media e sui social.

Si tratta della cattura dell’orso M49 e della sua presunta fuga.

 

In un suo articolo pubblicato stamattina su Il Dialogo  lei sostiene che l’orso M49 sia morto.

Alla base delle sue convinzioni, se ho capito bene, c’è il fatto che non ci sono le prove della sua iniziale cattura né dell’anestesia che avrebbe consentito di togliere il radiocollare all’orso. Poi ci sono altre asserzioni che lei fa riguardo le motivazioni per cui l’orso dovesse essere eliminato. Ecco, vorrei partire proprio da questi punti. Il caso sembra strano.

Caso reso ancora più strano da un video sbucato da poco che riprende il reinserimento dell’orso nel famoso recinto gestito dai cacciatori. Si vede nel video, che quasi sicuramente è stato girato di notte perché la scena è illuminata artificialmente da un faro, un orso spaventato che esce dalla trappola a tubo, guarda un po’ verso la luce, fa qualche passo e poi scompare nella vegetazione. Su questo video ci sono due considerazioni da fare: prima di tutto anche prendendo atto che un orso è uscito dalla trappola a tubo non è detto che fosse M49; inoltre, anche accettando che l’orso è stato liberato nel recinto e poi è uscito dalla trappola a tubo, non si sa che cosa sia avvenuto dopo la sua fuga. Potrebbe essere stato sparato, avvelenato o narcotizzato ma dal video non si vede nulla. Per questo motivo io sono convinto che se l’orso è stato catturato è anche stato ucciso.

Ho bisogno di un chiarimento. Cosa vuol dire un recinto gestito dai cacciatori? Cacciatori dell’orso o cacciatori in generale?

Si tratta del Casteller, un centro di recupero di animali selvatici gestito dai cacciatori del Trentino.

È rassicurante, questo.

Molto.

Faccio una considerazione banale e gliela giro. Nell’articolo lei sostiene animali come gli orsi o i lupi sono cacciati e, all’occorrenza, uccisi, perché danneggiano alcune lobby. Ora, considerando che la montagna è grande non si potrebbero creare delle grandi aree nelle quali gli animali vivrebbero nel loro habitat naturale senza “disturbare” nessuno, giungendo così ad un compromesso?

Nei parchi nazionali sono previste varie aree ma il problema è che gli animali non riconoscono i confini, non conoscono i parchi e le regioni ma conoscono solo il loro ambiente naturale. Quindi, dal momento in cui c’è il contatto con l’uomo, è sempre l’animale a farne le spese. Qualche giorno fa ho visto un documentario sui leoni del Masai Mara in cui si raccontava che, durante il periodo delle migrazioni quando le zebre e gli gnu andarono via, i leoni si avvicinarono al bestiame che i pastori avevano illegalmente introdotto nel parco. Due leoni sono stati avvelenati perché i pastori distribuiscono bocconi avvelenati per salvaguardare il loro bestiame. Nel caso dei leoni, il bestiame era stato introdotto illegalmente ma i leoni sono stati uccisi.

Lo stesso discorso vale anche in Italia, dove non si sta facendo altro che legalizzare ciò che viene fatto da secoli illegalmente.

L’orso e il lupo per la legge italiana sono due specie particolarmente protette dalla caccia quindi il passaggio è proprio questo.

A proposito della legge io sono convinto che, in alcuni casi, gli Enti Locali siano troppo autonomi rispetto alle leggi nazionali.  Non dimentichiamo che anche per il randagismo alcune regioni hanno adottato provvedimenti del tutto contrastanti con la legge italiana.

Quanto può essere pericoloso un orso per una persona?

Un orso per una persona, ad armi pari, è pericoloso mortalmente perché essendo dotato di potenti zampe ciascuna con grossi artigli, basta uno schiaffo per ridurre l’uomo a brandelli.

Ma, se diciamo questo, dobbiamo anche sostenere che l’orso ha paura, è un animale elusivo, non cerca il contatto con l’uomo, non si avvicina, scappa pur essendo, come ho detto, molto forte.

In Canada, ad esempio, ci sono alcuni parchi in cui i visitatori indossano dei sonagli i quali sono sufficienti a non far avvicinare gli orsi alle persone, dato che l’orso non riconosce nell’uomo una preda.

Già la posizione eretta dell’uomo fa sì che non venga riconosciuto come preda, quindi l’orso non aggredisce mai l’uomo. È chiaro che se i curiosi, poi, vedendo mamma orsa con i cuccioli si avvicinano creano una situazione che può essere risolta in due modi: se ci sono vie di fughe la famiglia scappa ma, se non ce ne sono, mamma orsa, per difendere i suoi cuccioli, non può fare altro che aggredire.

Quindi l’orso non è pericoloso ma si difende.

Perché M49 è stato cacciato e catturato?

Perché si è avvicinato a un rifugio disabitato e un’altra volta in un luogo un po’ più antropizzato della natura selvaggia, poi gli hanno attribuito aggressioni al bestiame che andrebbero verificate poiché gli animali non dovrebbero essere incustoditi.

Avendo un nome e un radiocollare faceva parte degli orsi del Trentino?

Si, fa sempre parte degli orsi monitorati dalla regione. Quegli stessi orsi, il cui ripopolamento è avvenuto grazie al progetto Life Ursus, finanziato dalla Comunità Europea.

Se supponiamo che, invece, non sia morto. Lo stanno cercando?

Fino a qualche giorno fa pensavo che lo avessero fatto scappare per avere una giustificazione per ucciderlo ma poi, facendo un po’ di analisi, mi sono dovuto ricredere perché, giacché avevano già catturato l’orso, non ci sarebbe stato motivo di fare tanta messinscena.

Il video è stato mandato in onda solo dopo qualche giorno. Inoltre se l’orso è scappato significa che la struttura non è idonea a tenere un grosso animale. Quindi, se dovesse fare oggi dei danni, la responsabilità sarebbe di chi lo teneva in custodia.

Che cosa sarebbe accaduto a M49?

Avrebbe continuato la sua vita all’ergastolo in quel recinto che per quanto possa essere grande, sarebbe stata una prigione se consideriamo che è un animale selvatico.

Che cosa si potrebbe fare per risolvere situazioni come questa che, comunque, adesso ha visto l’orso come vittima ma che riguardano tanti animali che, come diceva lei, sono tutelati in teoria dalla legge però poi, di fatto, per vari motivi, vengono imprigionati o uccisi?

Si potrebbe cambiare i politici, ridurre il potere delle lobby e educare i cittadini.

Per lei è, quindi, principalmente un fatto politico ma perché fanno gli interessi di alcuni o per quale motivo?

Perché le lobby degli agricoltori, dei cacciatori e degli allevatori portano molti più voti rispetto agli animalisti. Inoltre i cittadini non sono adeguatamente educati e informati per cui è molto semplice alla fine puntare il dito contro gli animali.

Nell’articolo nominava anche, appunto, i trentini perché secondo lei, in linea di massima, sono persone stanche di questa specie di convivenza o ha generalizzato un po’? Perché io non credo che tutti quanti possano odiare gli orsi. Ci sono delle persone che, nate in montagna, la amano e amano inevitabilmente anche gli animali.

Sicuramente ci saranno persone del genere ma anche la contro protesta che è stata fatta ha visto pochissimi partecipanti. Quindi o c’è paura di schierarsi o, effettivamente, non c’è proprio la concezione della convivenza con gli animali selvatici. Comunque i trentini andrebbero educati molto su questo anche perché le storie precedenti di orsi condannati a morte mostrano una serie di incongruenze che fanno acqua da tutte le parti. Anche il più distratto se ne accorgerebbe.

Allora in questo momento un trentino le potrebbe chiedere di immaginare cosa potrebbe accadere se, mentre sta facendo il picnic con la sua famiglia, arriva l’orso alle spalle perché ha sentito profumo di cibo. Lei prima ha detto che l’orso di suo non si avvicina all’uomo, però ha anche detto che l’orso  è attratto dal cibo facile cioè, ad esempio, dal miele più che da una capra. Cosa farebbe l’orso, andrebbe?

Non possiamo dire se l’orso andrebbe o meno al picnic, ma bisogna considerare due cose: il primo è che il rumore ha un effetto maggiore dell’odore del cibo ma, se si tratta di un animale particolarmente affamato, non è escluso che si possa avvicinare ed è proprio questo il motivo per cui le popolazioni dovrebbero essere educate e informate perché io so come comportarmi se mi trovo faccia a faccia con un orso, pur non vivendo nella zona degli orsi, ma un trentino sa che il picnic non si fa nelle zone principalmente battute dagli orsi. E se, invece, l’orso affamato dovesse arrivare nelle zone adibite al picnic sanno, le persone, cosa fare?

Il più delle volte no, per questo occorre educare e informare piuttosto che decidere di sparare e uccidere l’orso.

Parliamo di coloro, invece, che vorrebbero proteggerlo. Cosa stanno facendo?

Non so se lo stanno cercando o meno. Il fatto è che è difficile cercarlo. Se l’orso non sarà mai trovato le ipotesi sono due:  o è stato talmente bravo e fortunato da dileguarsi, e in tal caso buon per lui, oppure è stato abbattuto. Se è stato eliminato è stato ucciso nel recinto. Il video è comparso solo dopo che la questione è stata da tanti sollevata.

Che cosa si sarebbe potuto fare per evitare tutto questo?

Innanzitutto bisognerebbe accertarne la colpevolezza che, nel caso degli animali, è impossibile. Dopo averlo catturato, invece di metterlo all’ergastolo, avrebbe potuto essere liberato in una zona più impervia e lontana, mettendogli anche un carnaio provvisorio in modo da consentirgli l’approvvigionamento di cibo per alcuni giorni e poi lui si sarebbe abituato alla nuova zona e non avrebbe avuto più motivo di avvicinarsi alle zone antropizzate.

In sostanza, quindi, la cattura di questo animale e la sua uccisione da cosa dipendono? Da brama di potere, vendetta, cattiveria?

La regione avrebbe potuto anche risarcire il danno delle pecore se esse erano custodite, e salvare l’orso. Poi una volta dimostrato che sempre lo stesso animale è pericoloso lo si può allontanare. In America lo fanno, ad esempio, con gli alligatori e si fa dovunque.

Ma, fra l’altro, può capitare che di una comunità ce ne sia uno di orso confidente ma ogni due anni ne uccidono uno. Nel caso dell’orsa Daniza i suoi due cuccioli avrebbero dovuto affrontare il primo letargo da soli e sono morti anche loro.

Selvatici o domestici, grossi o piccoli, feroci o vulnerabili gli animali oggigiorno sono alla mercé dell’uomo che ne decide la sorte. Nonostante le argute argomentazioni del nostro ospite Giuseppe Fanelli io mi auguro che M49 sia davvero scappato trovando un luogo che possa garantirgli una vita serena, lontana dalla ferocia umana.

Maria Paola Battista

Giuseppe Fanelli

Giuseppe Fanelli

Sin da adolescente ha aiutato gli animali in difficoltà ed ha svolto, per alcuni anni, attività di volontariato presso un rifugio per cani randagi.

Dal 1986 e fino al 1996 è stato Guardia Zoofila dell’Ente Nazionale Protezione Animali acquisendo esperienza e manualità per il recupero, la cura, l’allevamento e la reintroduzione nel loro habitat degli animali selvatici (tra cui quelli sequestrati ai cacciatori).

Nel 1997 è diventato responsabile LAV per Avellino e provincia, incarico dal quale si è dimesso nel novembre 2011.

Da allora continua ad occuparsi del recupero e della salvaguardia degli animali.

I corpi delle Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza e Vigili Urbani di Vari Comuni della Provincia di Avellino) gli affidano animali sequestrati o rinvenuti da recuperare e da reintrodurre in habitat idoneo.

Anche molti cittadini e alcuni studi veterinari gli affidano animali rinvenuti da recuperare e da reintrodurre nel loro habitat naturale.

@riproduzione riservata WWWITALIA.EU

 

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu