Dominus, il codice del destino. Il romanzo della Provvidenza. La recensione di Carmine Leo
Leggendo questo romanzo, il mio pensiero è andato ad un altro romanzo. “I Promessi Sposi”. Le Ammonizioni, precedute dalle Regole di San Benedetto, usate come mezzo introduttivo da Fra Guglielmo per far conoscere la volontà divina alle sue sorelle e per combattere le tentazioni, assomigliano alle “Grida” del Manzoni che le usava come vera e propria forma di comunicazione tra l’autorità e i propri sudditi e venivano gridate nelle piazze e nei borghi affinché i sudditi capissero le regole e le pene. Ma l’accostamento al romanzo manzoniano va oltre questo aspetto. Un giorno posi una domanda ai miei alunni di quinta dell’ITC Ferdinando Galiani di Napoli e chiesi loro chi fossero i protagonisti de “I promessi sposi”. Tutti mi risposero come prevedevo, Renzo e Lucia. Si meravigliarono quando dissi loro che erano coprotagonisti e che la vera protagonista era, invece, “la Divina Provvidenza”. Tutto avveniva secondo la previgenza di Dio e la sua volontà.
Nel libro “Dominus, il codice del destino” l’autrice Eleonora Davide ha saputo inserire all’interno della storia il concetto della Divina Provvidenza che guida la vita degli uomini e alla fine risolverà i loro affanni. Quasi a termine del testo, infatti, due piccole frasi ci danno il senso del libro; quando suor Luperla afferma: “Ma Dio non fa nulla per caso è ciò che ci avete insegnato.” (pag.180) e ancora Fra Guglielmo alle sorelle dice: “Ma ciò che volevo farvi comprendere… è che neanche noi siamo qui per caso, come non lo era il Normanno a Monte Forte”. (pag.181)
Personaggio positivo il Normanno, uomo appassionato di cultura e amante del sapere; aveva compreso la missione per cui era stato chiamato: governare con saggezza, umiltà e giustizia, conoscendo i suoi sudditi e rispettandoli essendo egli a servizio della comunità. Aveva trovato in Monna Genoveffa una donna lungimirante che desiderava abbattere l’ignoranza e l’analfabetismo tra i suoi piccoli sudditi perché potessero saper leggere e scrivere ed essere uomini migliori. Quale lezione per molti nostri politici che intendono il comando e il potere in senso opposto e usano l’ignoranza per rendere servili i cittadini.
I principi e i sentimenti che animano il signore di Monte Forte, il Normanno, son ben lontani da quelli che Nicolò Macchiavelli descrive ne “Il principe”, dove si legge che “come unico scopo il principe ha quello di potenziare e migliorare sempre di più il suo principato e per raggiungere questo scopo non deve avere scrupoli, può essere crudele, può essere calcolatore con adulatori, amici o alleati, sempre bilanciando però cinismo e bontà, perché un principe cattivo ovviamente sarebbe presto fatto fuori. Sarà quindi un principe saggio, razionale e benevolo, capace di essere furbo come una volpe e forte come un leone”.
Ben lontano dall’umano e colto Guglielmo il Carbone, detto il Normanno, amante dei suoi sudditi e da essi ricambiato.
Un viaggio tra storia e fantasia, tra realtà e mistero, tra esteriorità e spiritualità. Soprattutto ricerca di sé nell’introspezione dei personaggi, descritti con una tale carica emotiva che sembrano quasi irreali per il tempo in cui sono vissuti. Un Dominus, Guglielmo il Carbone, detto il Normanno, che, contrariamente all’idea che abbiamo di un signore medievale, è depositario di valori umani, morali e religiosi che lo rendono quasi un santo. E altro non poteva essere se, con arte, l’autrice, Eleonora Davide, non nuova a tali scenari, gli pone vicino un consigliere, vero santo, già acclamato in vita, Fra Guglielmo da Vercelli. Questi, scelto da Dio, ha vissuto la sua vocazione prima in romitaggi e poi in cenobi, fondando monasteri di suore e di frati che seguiranno la Regola di san Benedetto: Monte Vergine, San Salvatore del Goleto e il Monastero di Maria Santissima Incoronata a Foggia. La storia dell’illuminato e colto signore di Monte Forte, s’intreccia con quella di una Chiesa in grande difficoltà e pericolo. È la guerra del primato del potere religioso su quello temporale, rappresentato dall’imperatore Enrico V. La guerra delle investiture dei rappresentanti del clero in Germania fu solo un pretesto di Enrico V per rovesciare il potere del Papa Pasquale II.
La storia si arricchisce di personaggi i cui valori positivi o negativi evidenziano maggiormente le qualità e le virtù del Dominus e di Fra Guglielmo da Vercelli, inviato dal Signore, per portare luce e pace non solo ai “villani”, ma anche ai propri seguaci conventuali, maschili e femminili. L’autrice, con molta sagacia, all’intreccio storico, ne aggiunge uno religioso. Fra Guglielmo è chiamato a risolvere nel convento di San Salvatore del Goleto un vero giallo per un presunto e gravissimo peccato carnale, commesso da una suora e da un religioso. Ma un altro mistero, legato a un antico codice, appassionerà il lettore pagina dopo pagina.
A conclusione dell’avventurosa quanto profonda lettura del testo, il lettore ne esce più ricco di conoscenza, ma soprattutto più predisposto a praticare i valori che vengono esplicitati in ciascuna delle dodici Ammonizioni. Valori come fedeltà, coraggio, ascolto, umiltà, il porsi al servizio di Dio e dei propri sudditi, disponibilità, parsimonia, rispetto di sé e degli altri, il saper perdonare, il saper governare con giustizia e amorevolezza, rifuggire la guerra e diffondere pace e istruzione, sono tutte virtù che s’incarnano nel personaggio del Normanno. Gli altri personaggi come Genoveffa, Brunilde, Ildegarda, Luperla e tutti gli altri sono solo un mezzo affinché si compia il disegno della storia. Il testo è di scorrevole lettura e la storia si fa appassionante e intrigante, costringendo il lettore a non distaccarsi dal rigo.
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