La democratica Ucraina, invasa, assediata e distrutta dalla Russia. Il punto di vista di un pacifista

Solo a fatto compiuto e con un iniziale e complice silenzio, l’Occidente interviene con grande ipocrisia

Sono un pacifista, un pacifista convinto, senza ‘se’ e senza ‘ma’, ma sono indignato da quello che sta avvenendo nel vecchio Continente. Sono trascorsi sette giorni di massacro del popolo Ucraino, sono sette giorni di eroismo di un popolo democratico, aggredito da quello che tutti hanno chiamato ‘pazzo’, ‘despota’, ‘dittatore’, ‘carnefice’. Lo hanno definito novello Hitler e, come l’autore della più grande tragedia umana del Novecento, la II Guerra Mondiale, Putin si sta comportando.

Sembra che, dismessi i panni iniziali da agnello, Putin si stia dimostrando un feroce lupo, pronto ad azzannare tutto quello che può, per soddisfare i suoi sogni di gloria. Viene, infatti, da più parti indicato come un nuovo zar sovrano della vecchia Unione Sovietica. E, in effetti con il suo intervento in Ucraina è come se avesse azzerato la storia: il crollo del muro di Berlino nel 1989, un ritrovato spirito di pacificazione globale, una nuova realpolitik che aveva come obiettivo la pace. Una pace che qui sul vecchio continente è durata per settant’anni.  Putin ha descritto i governanti, liberamente e democraticamente eletti dal popolo Ucraino, ‘banda di criminali e di nazisti’. E, con il pretesto di portare aiuto alle due regioni russofone, autoproclamate repubbliche indipendenti di Donetsk e Lugansk e con l’unilaterale riconoscimento delle stesse, ha invaso un territorio ancora Ucraino e dato ancora uno schiaffo all’Europa, agli Stati Uniti e a tutti i paesi del mondo.

Nella sua escalation prima la Cecenia, con le due guerre del 1994 e del 1999, poi la Georgia nel 2008, poi ancora la Crimea nel 2014 e oggi l’Ucraina, Putin non si è fermato alla “liberazione” delle due nuove repubbliche citate, parte integrante della repubblica di Ucraina, ma, con una mossa a tenaglia, complice la Bielorussia, ha attaccato tutte le città Ucraine, con due obiettivi precisi: il controllo dei porti sul Mar Nero  e deporre il presidente Volodymyr Oleksandrovyč  Zelens’kyj,  per  sostituirlo, si può immaginare, con un suo fantoccio che controllerebbe a suo piacimento. L’eroica resistenza del presidente e del popolo Ucraino sta rallentando la conquista del numerosissimo contingente russo che, oltre agli uomini, dispone di mezzi navali e di aerei e utilizza bombe a grappolo, contro ogni accordo mondiale che ne vieta l’uso. Come in ogni guerra, a farne le spese sono soprattutto i civili e i bambini. La resistenza che Putin non immaginava trova nel suo capo Zeliens’kyi, celebrato oggi come un novello eroe che ha indotto i suoi cittadini a combattere strada per strada, con tutto quello che poteva servire a fermare i carri armati e le truppe di aggressione. E il mondo?

Dove sono le Nazioni Unite? Dov’è l’Europa? Dov’è la Nato?

Questi spettatori dapprima non hanno visto né sentito, poi hanno sottovalutato ciò che oggi definiscono un’aggressione prevedibile e programmata e, solo a fatto compiuto, hanno imposto delle gravi sanzioni a Putin e all’economia russa. Ultimamente l’Europa ha anche deliberato di inviare armi per la resistenza e soldi.

Questa è la grande ipocrisia dell’Occidente che, di fronte alle richieste di aiuto di un popolo, si defila come dicendo:” Ti diamo i soldi, ti diamo le armi e accogliamo i profughi, intanto tu puoi morire!”

Anche il primo incontro tra le parti belligeranti non ha trovato l’accordo per un cessate il fuoco per colpa delle condizioni russe e, nel frattempo, continuano i bombardamenti sui civili. La guerra prosegue più cruenta di prima. Ma tutti sono convinti di aver fatto il massimo per il popolo Ucraino. Intanto le truppe russe accerchiano le principali città, le prenderanno prima o poi e Putin ringrazierà. Poi toccherà a Taiwan. Se la Cina non si è schierata contro Putin ci sarà un motivo? Un ‘do ut des’, un patto che suonerebbe in questo modo: “Tu ti allarghi in Europa e io non ti sarò contro, ma poi mi appoggi per la conquista della Repubblica di Taiwan”.

Si è temuto di scegliere la strada più ardua, ma anche quella che avrebbe evitato un nuovo eccidio: quando Putin ha unilateralmente riconosciuto le repubbliche di Donetsk e Lugansk, anche l’Europa e la Nato avrebbero potuto e dovuto unilateralmente riconoscere l’Ucraina come stato membro dell’Europa e della Nato. Tanto più che questa nazione aveva già fatto democraticamente richiesta di farne parte. Allora, invece di mandare i soldi e le armi, vi erano le ragioni per schierare gli eserciti occidentali a difesa delle città e del territorio libero dell’Ucraina. Sono convintissimo che ‘lo zar Putin’ e il suo entourage sarebbero venuti a più miti consigli. Altro che la terza guerra mondiale, annunciata dal ministro degli esteri russo. Molti hanno avuto paura che ‘il pazzo Putin’ avrebbe potuto usare le armi nucleari, ma vi rammento ciò che tutti conoscono, ma non dicono: una guerra nucleare significa che non ci sarebbero né vincitori né vinti; sarebbe una distruzione totale. Putin, che in realtà non è pazzo, e che ha prestato servizio nel KGB, lo sa bene e quindi non avrebbe mai messo a rischio il proprio benessere e la propria ricchezza.

Resta l’amaro in bocca per la sorte annunciata del popolo Ucraino che sembra destinato a soccombere, visto che anche la diplomazia sta fallendo. Resta la vergogna per non aver saputo difendere non solo il popolo Ucraino, ma anche i nostri valori libertari e democratici. Se oggi Putin dovesse spuntarla, avrà diritto di pensare che domani potrà invadere e conquistare qualche altra regione delle vecchie repubbliche sovietiche, nel silenzio complice di tutte le altre nazioni. Potrebbe essere anche un input per altre simili situazioni mondiali. A tutti non resterebbe che zittirci e fare “mea culpa”.

In questo quadro tragico, ciò che è sempre un punto positivo è la solidarietà delle persone in tanti paesi che offrono riparo, rifugio, cibo, biancheria, pasti e quello che può a chi fugge dalla guerra. In questo e nell’azione delle tante associazioni di volontari non c’è ipocrisia, perché loro danno tutto ciò che hanno e non ragionano in base agli interessi, progettando sanzioni economiche, che spesso sono un bumerang per le popolazioni che l’adottano.

Ma se non vogliamo la guerra, dobbiamo essere pronti anche a soffrire un po’, a tirare la cinta, pensando che sul fronte di guerra si muore per i colpi di AK-47 Kalašnikov, di carri armati, o per bombardamenti aerei, ma anche per fame. I Russi potranno conquistare l’Ucraina ma non la dignità del popolo Ucraino!

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About Carmine Leo

Dopo gli studi filosofici e teologici a Roma, è stato docente di religione in diversi Istituti superiori di Napoli e provincia. Giornalista pubblicista, ha pubblicato alcuni libri ed è socio fondatore dell'Associazione Nazionale Operatori della Comunicazione ANOC, con la quale promulga negli istituti scolastici di ogni ordine e grado tecniche e lingueggi della comunicazione, tra cui il giornalismo quale mezzo didattico cognitivo. Dirige Lo Squillo, giornale scolastico pluripremiato.