Il bicchiere di birra. Il focus di Giuseppe Rocco

Sognare un bicchiere di birra vuol dire preannuncio di un viaggio. Nella pratica un bicchiere di birra può metaforicamente darci l’idea della solidità dell’economia. Assumiamo come esempio la birra come l’economia reale e la schiuma come la finanza. Se il bicchiere contiene sette centimetri di birra (economia reale) ed un centimetro di schiuma, ci troviamo dinnanzi ad una situazione perfetta. La schiuma (la finanza) è un elemento ancillare dell’economia e la componente di produzione attiva (economia pura) è la base dell’impianto economico. Al contrario assistiamo ad una irregolarità. Addirittura se la birra è alta un centimetro e la schiuma sette centimetri, l’anomalia è eccessiva. Questa è la situazione attuale nel mondo: il valore della finanza è stimato sette volte maggiore dell’economia reale.

Ne discende che il telaio scricchiola e si determinano crisi inarrestabili. Da cosa dipende questa perversione. Dal gioco delle carte finanziarie, ora digitali, che operano nella Borsa valori, organo deputato alla circolazione dei titoli. Per meglio capirci, la Borsa valori è un ente di grande validità, sorto per raccogliere fondi al fine di destinarli verso settori ad alta intensità. Quando però l’andamento delle fluttuazioni viene alterato, il meccanismo non risponde più a criteri di efficienza economica e scende nella deleteria azione di indebito arricchimento. In questo ultimo caso, avvengono fenomeni incredibili e disarmonici. Il valore che emerge ora dalla Borsa non è un valore effettivo ma il risultato di un gioco di carte, manipolato da malefici esperti della finanza.

Per comprendere i danni, si pensi al prezzo del gas italiano ed europeo. Il valore assunto è quello che risulta dalla Borsa di Amsterdam e non dal vero effettivo valore. Considerata la sproporzione emersa, il prezzo al consumo diventa eccessivo, al punto tale che pone i bilanci statali in condizione di deficit.

In verità ora la Borsa trascende i limiti della correttezza, in quanto si presta notevolmente a speculazioni delle multinazionali e usurpatori. Troppe operazioni, consentite dalle leggi turbolente, che consentono: vendite allo scoperto, utilizzo indifferenziato dei derivati. La vendita allo scoperto è senz’altro una scommessa comprensibile, ma anche il derivato diventa una scommessa, in quanto poggia in via subordinata su un asse principale ed esprime un rischio: se domani nevica, ti devo cento euro altrimenti tu li devi a me. Giochi del genere assieme ad operazioni di grande sostegno per le aziende finiscono per creare un ordinamento incontrollabile e foriero di danni. Non si può continuare con questo tortuoso e sciagurato sistema, che nessuno denuncia, compresi economisti e giornalisti.

Allora la sanatoria sta in una Convenzione internazionale, che possa conservare la nobile azione della Borsa ma depurarla delle attività inquinanti, compresi i malefici derivati, che hanno dilagato su tutti i territori e in tutti gli enti. Questa convenzione potrebbe essere posta presso la Banca mondiale, per garantire una sede internazionale autorevole, proprio a sostegno della purezza del mercato finanziario. L’impulso al liberalismo incontrollato e la gestione strumentale delle Corporazioni sono scattati nel laboratorio culturale americano. Va pure considerato che, dopo la grande Roma, gli USA sono divenuti la maggiore potenza globale e l’influenza capillare apparsa nella storia della terra. In verità i romani dimostravano straordinarie virtù ancora apprezzate a distanza di secoli; invece l’idea iperliberale cerca di ridistribuire la ricchezza dall’alto e principalmente fa credere che le politiche estere di investimento e di spoliazioni dei territori e della classe operaia siano realizzate nell’interesse nazionale. Stratagemma, sofisticazioni, ipocrisie riescono ad attecchire con una tecnica a ragnatela, favorita da partecipazioni incrociate nel possesso di azioni societarie e controlli subdoli indiretti (holdings). Il paradigma liberistico trova pure un supporto nella secolarizzazione attuale, ossia quel fenomeno sociale che assegna un grande ruolo alla tecnica e poco affidamento ai valori etici.

Quando si governa a qualsiasi livello, bisogna ricercare i modelli ottimali. Non fare quindi come Trimalchione (grottesco protagonista di Satyricon dello scrittore latino Petronio) che durante un banchetto si vanta di aver visto la Sibilla Cumana, la famosa profetessa di Apollo che, avendo domandato al Dio il dono dell’immortalità, si era però dimenticata quello dell’eterna giovinezza. In tal modo continuava a invecchiare, tanto da essere ridotta a una larva decrepita, bersaglio dei ragazzi. Il dono di Apollo si era alla fine rivelato un tormento definitivo, al punto di invocare la morte. La progettualità dell’uomo ha un’apertura sconfinata che lambisce l’orizzonte dell’infinito e dell’eterno. Le possibilità sono esistenti in un modo variegato e bizzarro.

Il mercato peraltro sta assumendo una fisionomia geografica nuova, con l’avvento della Cina, una nazione che si avvale del capitalismo in una gestione dittatoriale, riuscendo a conciliare guida tirannica con la democrazia del mercato. Ad essa sono unite nel progresso altre nazioni emergenti, che diventano coinvolgenti nella ricerca di un nuovo assetto del commercio internazionale.

Sullo sfondo restano problemi collegati. La dinamica del capitalismo è stata caratterizzata da alcune tendenze di fondo e dalla successione di fluttuazioni diverse. Nei paesi sviluppati si è registrata una diminuzione degli addetti in agricoltura e un progressivo aumento degli occupati nell’industria e poi nei servizi. L’organizzazione dell’industria, conseguita su larga scala, ha fatto dimenticare le regole ambientali; anzi si è preferito conseguire il profitto a costo di inquinare il territorio, il che ha comportato un elevato aumento delle malattie.

Nel tempo sono cambiati i paradigmi dell’economia. Sino alla prima guerra mondiale, la globalizzazione del mercato sembrava avvalorare il meccanismo della concorrenza e lo strumento dei prezzi come principio regolatore dell’equilibrio economico. Il crollo di Wall Street dimostra la debolezza dell’impostazione, perché stilizzata, più che espressione dell’economia reale e il gioco tra domanda e offerta non era solo soggetto alle regole del mercato.

L’etica dell’economia si trova oggi in una situazione di attesa. Infatti la crisi degli ultimi anni, i problemi impellenti della povertà con le migrazioni impreviste, la grave disoccupazione, il feticismo del mercato finanziario che ha comportato alterazioni alla produzione dei beni, la mancanza di onestà nei comportamenti, hanno sollevato un interesse per l’etica dell’economia.

L’economia ha il compito di soddisfare nel modo migliore i bisogni dell’uomo attraverso beni e servizi; la scienza economica si occupa di processi economici, offrendone una descrizione, una prognosi e una spiegazione. Da tener presente che l’economia non è una semplice applicazione di metodi statistici e matematici, in quanto legata a processi umani e culturali spesso contingenti. Lo scopo intrinseco riguarda la creazione di un ordinamento agile sociale, in grado di provvedere alla produzione di beni, alla cooperazione e all’armonia tra interessi personali e il bene comune e infine che contribuisca alla realizzazione dell’uomo.

Se l’etica filosofica si caratterizza come la ricerca delle misure e dei criteri di un equo comportamento, l’etica economica ha il compito di mostrare la validità e l’incidenza delle norme morali nei processi del mercato. In altre parole, ha il compito di considerare la dimensione antropologica e sociologica dei processi sociali ed elaborare un orientamento di stampo economico che tenga conto delle finalità di mercato, ripulito dalle manipolazioni perverse. L’uomo deve rimanere sempre l’obiettivo in un concreto rispetto, senza cadere nelle prospettive del profitto a tutti i costi.

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About Giuseppe Rocco

Esperto di commercio estero. Vice Segretario generale della Camera di commercio di Bologna sino al 31.1.2007; Docente esterno presso l’Università di Bologna, Istituto Economico della Facoltà di Scienze politiche, in qualità di cultore dal 1990 al 2006, di “Istituzioni Economiche Internazionali” e in aggiunta dal 2002 al 2006 di “Diritti umani”; Pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1985; 450 articoli per 23 testate nazionali; in particolare consulente del Il Resto del Carlino, in materia di Commercio internazionale, dal 1991 al 1995; Saggista ed autore di 53 libri scientifici ed economici; Membro del Consiglio di Amministrazione del Centergross dal 1993 al 2007;Membro del Collegio dei periti doganali regionali E. Romagna, per dirimere controverse fra Dogana ed operatori economici dal 1996 al 2000, con specificità sull’Origine della merce.