Il segreto di Pulcinella. L’incredibile storia di Leonardo Vinci di Maria Primerano. La recensione
Alla Napoli settecentesca appartiene anche il nuovo romanzo della brillante scrittrice Maria Primerano. Dopo Pergolesi (Pergolesi Anima Scurdata, opera buffa, Helicon, 2020) , freschissima di stampa ci è giunta l’incredibile storia di un altro rappresentante della musica di scuola Napoletana in uno dei periodi più prolifici d’arte per il nostro Paese, Leonardo Vinci (Strongoli, 1696 – Napoli, 27 maggio 1730), raccontato in Il segreto di Pulcinella. L’incredibile storia di Leonardo Vinci. Di lui si ricordano Opere serie, Opere buffe, rappresentate sia nei teatri napoletani come il Dei Fiorentini o il San Bartolomeo che in quelli romani, ma anche a Vienna e Londra, oltre a Cantate e diverse Arie. Alcune di queste opere furono musicate su libretti di Metastasio. Di origine Calabrese, il musicista fu formato presso il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, prima di iniziare a portare sulle scene i suoi capolavori.
A raccontarci la sua storia è un personaggio immancabile nelle commedie in musica del periodo, la maschera di Pulcinella che, narratore sempre presente, accompagna il lettore in un brioso viaggio nella vita e negli incubi di Vinci. Il teatro del tempo viene descritto, in realtà, dall’esperta penna della Primerano che ne esalta, come nel suo stile, le spumeggianti e impiumate atmosfere barocche. Il viaggio nella musica iniziato con L’anello Stregato di Mozart e continuato con Rossini lo stravagante e il già citato Pergolesi, ci trascina ora in Calabria, dove la penna della Primerano aveva già affrontato la storia de Le indemoniate. Racconti fantastici di Tommaso Campanella al cardinale Richelieu .
In questa ultima opera compare un argomento già accennato nella precedente, quello dei castrati, affrontato qui in modo forse più approfondito in virtù del rischio corso dallo stesso protagonista di essere sottoposto a tale supplizio. Un grazioso appunto ci parla anche delle Canterine e una parte importante è dedicata alla misteriosa Dama dall’occhiolino, che segnò il destino del musicista.
I signori di Strongoli e Melissa, luoghi in cui si sviluppa la prima infanzia di Vinci, cioè don Francesco Campitelli prima e don Girolamo Pignatelli dopo, sono disegnati come figure dal retaggio medievale, nell’accezione peggiore del termine, considerando che il primo reintrodusse nei suoi territori lo ius primae noctis, causando una infinità di problemi a tutta la comunità, e il secondo dispensava con una mano, come generose elargizioni, beni dovuti ai suoi servi, che con l’altra mano gravava di imposte.
Come è nello stile, che definirei qualche volta teatrale, dell’autrice, che nella vita è cardiologa ma anche pianista, dal racconto si passa ogni tanto alla lirica, qualche volta urlata, messa in scena insomma. Moltissime le citazioni e i rimandi bibliografici che fanno di questo racconto un vero e proprio saggio, ma più leggero, sulla vita, le opere e la morte dell’indimenticabile musicista.
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