Irpinia 1980. Evocare il terremoto, ripensare i disastri. La presentazione domani ad Avellino

Intervista a Maria Carolina Vesce

Sabato 21 agosto alle ore 19 presso la sede della Scuola Enologica ad Avellino, si terrà la presentazione del volume Irpinia 1980. Evocare il terremoto, ripensare i disastri. Con i curatori Irene Falconieri, Fabio Fichera e Simone Valitutto, ne discuteranno Rita Cesta e don Vitaliano Della Sala. L’incontro sarà moderato da Francesco Antonio Forgione.

Organizzatrice della manifestazione, insieme a Marina Brancato, è Maria Carolina Vesce a cui ho chiesto qualche anticipazione.

Maria Carolina Vesce

Come mai la presentazione di questo libro?

Il libro è stato pubblicato in occasione del quarantennale del terremoto del 1980 a novembre, ma pur avendo avuto qualche presentazione nell’ambito antropologico, non è mai stato presentato in Irpinia. Il progetto originario prevedeva che, in concomitanza con la pubblicazione del libro, ci fossero una serie di iniziative comprese le presentazioni e alcuni incontri con le scuole, ma purtroppo a causa della contingenza legata al covid-19 non si è potuto fare nulla. Tuttavia ci sembrava giusto anche non far passare troppo tempo e presentarlo in Irpinia. Poiché il mese di agosto è quello in cui gli irpini tornano nella loro terra, abbiamo pensato di presentarlo in questo periodo. Era giusto per tutti noi: Stefano Ventura e Gabriele Moscaritolo, che hanno come me origini irpine, ma anche per diversi altri autori come Simone Valitutto, Marina Brancato e Rita Ciccaglione, di riportare queste immagini qui dove, appunto, non erano mai state esposte né visionate dalle comunità locali.

Quello che presentate non è il solito libro sul terremoto, ma può essere considerato un vero e proprio documento. Come è stato strutturato e qual è il punto di vista dei suoi curatori?

Il testo poggia su tre argomenti forti che sono il territorio e la restituzione alla comunità, un elemento di ampio respiro sui disastri e le catastrofi e un ragionamento sulle immagini. Tali indagini si propongono di mostrare quello che c’è stato, ma soprattutto di restituire alle comunità degli irpini dei documenti con i quali non si sono mai confrontati. Sono foto un po’anomale, vi sono molti luoghi e pochi volti e un focus sui riti e sulle feste locali. Una caratteristica è che le immagini e le parole sono molto bilanciate. Il libro è nato grazie alla volontà di questi giovani antropologi di restituire alla comunità questi scatti che erano stati commissionati dal Ministero per i beni e le attività culturali che, in occasione del primo anniversario del terremoto, inviò Luciano Blasco, Patrizia Ciambelli e Paolo Revelli Beaumont a confrontarsi con quello che era in atto in Irpinia un anno dopo il terremoto. Le immagini furono e sono conservate all’interno dell’archivio dell’Istituto centrale per il patrimonio immateriale e non erano mai state pubblicate.

Simone Valitutto, Fabio Fichera e Irene Falconieri hanno compiuto questa azione di ricerca in archivio selezionando le immagini a partire da alcuni temi forti come la memoria, il lutto e la “generazione scossa” dividendola in sezioni secondo i temi portanti del libro.

La nostra proposta ha incontrato la benevolenza dell’Istituto centrale per il patrimonio immateriale, e in particolare del direttore Leandro Ventura, che ha voluto ospitare questa pubblicazione all’interno della collana che si intitola Visioni di archivio il cui secondo numero è dedicato proprio al terremoto del 1980.

L’evento terremoto ma più che altro le sue conseguenze politiche amministrative hanno cambiato l’Irpinia. Lei, che è nata dopo il terremoto, è d’accordo?

Rispondendo più da antropologa posso dire che continua ad essere sotto i nostri occhi la mancata risoluzione. Senza andare lontano, basta fare una passeggiata per Corso Vittorio Emanuele, in città, per rendersi conto di quanto sia rimasta incompiuta la ricostruzione. I luoghi sono stati modificati con conseguente sradicamento della comunità. Nel frattempo sono cresciuta e non ricordo un decennale del terremoto che non sia stato occasione per un’autocelebrazione da parte delle amministrazioni locali, che mancavano puntualmente di interrogarsi sulle conseguenze sociali e culturali, fermandosi a riflettere sull’incapacità di ricostruire non soltanto le strutture ma anche la comunità.

Comunità che nel frattempo andava sfaldandosi, disperdendosi a causa dell’edificazione di nuovi paesi a danno dei vecchi.

Sì. Questo avveniva da un certo momento in poi e su questo argomento nel libro c’è un bellissimo capitolo di Stefano Ventura, che è uno storico del terremoto, che racconta proprio in che modo le organizzazioni, come la protezione civile che nacque allora, o anche i comitati locali, le radio libere, potessero essere un’occasione di resilienza male accolta da chi amministrava.

Infine vorrei una sua considerazione su questa splendida manifestazione che è Ri-creazione al Vigneto.

L’istituto De Sanctis ci è sembrato, come accennavo prima, il luogo più idoneo per poter fare la presentazione proprio perché fa parte di quei pochi luoghi restituiti alla cittadinanza che fino ad oggi non aveva avuto mai modo di fruirne. L’azione, infatti, che noi abbiamo provato a fare con questo volume è proprio quella di restituire la memoria di quell’evento sotto forma di immagini e parole alla comunità. Vi erano anche altri luoghi come il Casino del principe o Villa Amendola, però la disponibilità innanzitutto degli organizzatori, come anche del preside dell’Istituto Agrario, ci ha convinto del fatto che fosse il luogo giusto. Ci sembrava assolutamente in linea con l’idea del libro.

Complimenti a voi tutti per l’impegno nel non dimenticare e buon lavoro.

Grazie a Maria Carolina Vesce.

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu