La sorprendente Chiesetta di Santa Luciella, a Napoli

Quando si dice “la bella gioventù” non si può non includere i quattro giovani che hanno dato vita all’associazione “Respiriamo Arte” a partire dal 2013. Giovani napoletani che hanno avuto coraggio o intuito ad incanalare le loro energie al recupero di beni culturali della città. È stato così per la Chiesetta di Santa Luciella, fondata nel 1327 da Bartolomeo di Capua, diventata poi luogo di culto per la corporazione dei lavoratori del piperno, che dedicarono la chiesa proprio a Santa Lucia, come protettrice degli occhi, messi a rischio per l’attività svolta.

Santa Lucia che, a ben donde, diventò una dei 52 patroni della capitale di un Regno che fondava sul culto, tra sacro e profano, il suo credo e le sue scaramantiche leggende. È da questo prezioso scrigno, ritornato alla ribalta recentemente dal tributo dedicatogli da Alberto Angela lo scorso 25 dicembre, nella trasmissione sulla bellezza di Napoli, che emerge il “teschio con le orecchie”. L’ipogeo della chiesetta conserva questo teschio particolare risalente ad un giovane sui venticinque, anni del ‘600, a cui il popolo dedicava attenzione e preghiere proprio per quella caratteristica specifica.

Il culto di adottare le anime pezzentelle nasce dopo il periodo della peste che falcidia i tre quarti della popolazione, rendendo difficile la sepoltura dei propri cari, che venivano poi raccolti in fosse comuni. Da qui l’animo generoso dei napoletani che con pietas rivolgevano preghiere per anonimi defunti per agevolare il loro passaggio dal purgatorio al paradiso. In cambio la richiesta di favori e aiuti nella misera vita terrena.
Il “teschio con le orecchie” con protuberanze, dovute probabilmente al rigonfiamento e distacco degli zigomi, alimenta la sua natura simbolica secondo cui un teschio con delle orecchie avesse una maggiore possibilità di ascolto per poi intercedere con il Signore. Una credenza arrivata fino a oggi e conosciuta dagli abitanti del quartiere che ancora ne coltivano il culto portando a lui fogliettini di richieste e preghiere. Da qui il termine “pezzentelle“, che non sta, come si crede, per “anime povere”, ma proviene dal latino petere che significa “chiedere”.

Uno scrigno, riaperto al pubblico dopo trentacinque anni, che contiene anche un affresco del ‘600 della Vergine discesa per riportare in cielo il suo figlio morto e accudito dalla Maddalena. Una spettacolare scoperta dovuta alla perseveranza di questi ragazzi che hanno voluto, contro il parere della sovraintendenza, restaurare una pala ottocentesca che lo ricopriva.
Lo scopo dell’Associazione è quello non solo del recupero e valorizzazione del luogo come sito di attrazione turistico-culturale, ma anche come luogo di inclusione sociale. In sinergia con l’Associazione “Oltre i resti”, che già da prima di Angela ha sponsorizzato i luoghi preziosi meno conosciuti agli stessi napoletani, con il fine di dare luce alla cultura della bellezza.

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