MAURIZIO DE GIOVANNI a WWWITALIA

Recensione de Gli occhi di Sara e intervista a Maurizio De Giovanni

Leggo in meno di un mese sei libri di Maurizio De Giovanni iniziando da alcuni che raccontano le vicende del Commissario Ricciardi e continuando con quelli che hanno come protagonista Sara. Prossimamente mi attendono la serie de I bastardi di Pizzo Falcone e di Mina Settembre.

Non c’è scampo per me che sono una lettrice accanita!

Con De Giovanni entro in un mondo reale e, contemporaneamente, immaginario in cui una penna letteraria raffinata ma semplice, senza forzature e ricca di particolari, mi cattura.

I suoi personaggi, non solo i protagonisti, sono fantastici, curati negli aspetti psicologici e negli atteggiamenti. Fanno sorridere e piangere. La partecipazione del lettore è forte e ogni situazione è un’opportunità per capire meglio, per comprendere ancora di più tutto quello che c’è dietro ciò che accade.

Quello che ho visto io è un lavoro immenso che parte dall’ambientazione, coglie la vicenda e la dipana mediante i personaggi. Uno studio fitto e intricato. Napoli è la città in cui tutto si svolge, una città splendida che con le sue centinaia di sfaccettature aiuta moltissimo l’immaginazione. Una Napoli vissuta in momenti temporali diversi, una Napoli che riflette nei fatti accaduti le sue diversità.

Ma se il luogo e la sua gente forniscono il principio, la magia si conferma nell’arte dello Scrittore, con il suo sguardo capace di vedere dentro e fuori, vicino e lontano.

Nulla è lasciato al caso e, del resto, il genere a cui appartengono gli scritti di De Giovanni, esige la perfezione, la cosiddetta “chiusura del cerchio”. Il giallo inizia accompagnando le vite dei personaggi ma è un elemento che non predomina.

Ciò che predomina sono i tratti psicologici.

Il commissario Ricciardi è triste, porta una pena nel cuore, un pensiero fisso che non gli consente di stringere legami e di amare.

Sara è una ex poliziotta che ha due grandi capacità: quella di essere “invisibile” a meno che non la si ami perdutamente e quella di capire gli altri tramite la loro gestualità, i loro atteggiamenti: ciò che a tutti sfugge per lei diventa un particolare più che importante.

Insieme a lei vi sono altri personaggi: l’ispettore Davide Pardo con il suo incommensurabile cane Boris, la collega nonché amica Teresa, la giovane neomamma Viola con il suo pargoletto Massimiliano e un altro ex collega, il non vedente Andrea, colui i cui occhi non vedrebbero meglio di come egli ascolta, tocca e sente. Un uomo straordinario che ha la capacità di ricordare tutto del passato, ogni evento, ogni indagine, chiunque egli abbia incontrato. Ognuno di loro agirà per aiutare all’occorrenza Sara in nome del suo coraggio, della forza che dona a chiunque le stia vicino e della sua caparbietà.

Nell’ultima produzione di Maurizio De Giovanni, Gli occhi di Sara, edito da Rizzoli, la donna si troverà a fronteggiare un penoso dramma familiare che la riporterà, come sempre accade nelle sue storie, a svolgere accertamenti nel suo passato come investigatrice. Una storia bellissima, struggente e appassionata che fa amare la protagonista come non mai, ma che prende per mano ogni personaggio che fa parte della vita di Sara rendendolo partecipe di azioni e pensieri straordinari. Alla base di tutto, anche questa volta, c’è il rispetto per Sara, per le sue doti e per la sua sagacia. Per il modo in cui rappresenta le donne che compiono scelte difficili e dolorose che, il più delle volte, non sono comprese.

Per me conoscere Sara è stato scoprire un mondo.

Sono stata preoccupata e angosciata quanto lei, ho visto le scene del libro, le ho attraversate man mano che sfogliavo e leggevo e poi mi sono rammaricata per averlo terminato e aspetterò con ansia, come tanti altri lettori, il prossimo.

Sono emozionata di conoscere e intervistare un vero maestro della letteratura contemporanea.

Innanzitutto gli chiedo:

Quando e in che maniera Maurizio de Giovanni diventa scrittore?

Diciamo che mi reputo più un lettore molto appassionato che uno scrittore vero e proprio. Divento scrittore per caso, quando all’età di quarantotto anni, alcuni amici mi iscrissero a un concorso per giallisti esordienti e, per stare allo scherzo e per non essere l’unico a non aver scritto nulla, scrissi un racconto e partecipai. Il racconto vinse il concorso. Di fatto non mi sono più fermato. Oggi posso dire di non avere niente nel cassetto, scrivo perché mi chiedono di farlo. La mia attività più naturale è la lettura, non la scrittura.

Leggendo i suoi libri è evidente lo studio che lei compie ogni volta per caratterizzare i suoi personaggi. In Sara vi è l’approfondimento del linguaggio del corpo nonché il modo in cui si sviluppano le indagini di polizia. Nel leggere il suo romanzo io ho avuto chiara l’immagine di una mappa concettuale che partisse da un centro e si ampliasse a raggiera inglobando poco alla volta ogni avvenimento e ogni personaggio. Come nasce Gli occhi di Sara?

Gli occhi di Sara nasce dal duplice desiderio di sapere cosa fosse successo al suo nipotino, dando seguito al libro precedente, e di vedere Sara operare sul campo in quanto l’avevamo conosciuta nella sua prima storia già in pensione, dopo la morte del compagno. Quindi vederla sul campo, vederla giovane, impegnata nella sua iniziale attività era quello che mi interessava. Facendo un calcolo a ritroso e arrivando a quando lei aveva cominciato, mi sono ritrovato nel 1990, nel post caduta del muro di Berlino e nel rivolgimento storico e culturale che c’è stato in quel periodo in cui sembrava tutto difficile, tutto in rivoluzione. Così ho guardato Sara in quel tempo e l’ho guardata nella determinazione successiva. Quindi il libro è nato da questi due desideri e poi tutto è stato concentrico perché c’era questo filo che legava gli eventi del passato con gli eventi del presente.

Infatti in Gli occhi di Sara, e in tutti i romanzi che la riguardano vi sono due specchi temporali, un’alternanza di vita passata e presente che si intrecciano continuamente. Sara deve risolvere i suoi drammi presenti e passati per poter essere serena. Questo è uno schema che ho trovato molto interessante e utile ai fini proprio dell’attenzione del lettore in quanto fa sì che Sara, attraverso i legami, possa andare sempre avanti. Anche qui le chiedo: nasce prima il passato o il presente?

Io credo che ci sia una concatenazione fortissima tra presente e passato, direi anzi che molto del presente si spiega solo con una lettura del passato. Anche eventi che sembrano non avere avuto tanta rilevanza poi, invece, possono avere degli effetti anche a lungo termine assolutamente imprevedibili. La narrativa può completare questo giro, può spiegare queste concatenazioni. Quindi direi che il legame tra passato e presente è un po’ tutto il mood della narrazione di Sara.

Senza anticipare nulla della trama, ad un certo punto della storia si inserisce l’infermiera Maria, un’infermiera pediatrica oncologica. Lei sa sicuramente che a Napoli esiste una struttura oncologica di eccellenza che è l’ospedale Pausilipon e che lì esistono molte infermiere come la sua Maria? Potrebbe sembrarle bizzarra come domanda ma credo che il tema da lei trattato mediante la figura dell’infermiera sia rappresentativo di una realtà vera. Fra l’altro il tema della malattia irreversibile è ricorrente in questo suo ultimo libro.

Intanto faccio parte del comitato scientifico della Fondazione, ho ben presente come e quanto lavori in maniera assolutamente meravigliosa il personale sanitario della Fondazione Santobono Pausilipon. Maria è emblematica di una categoria che è raramente e superficialmente raccontata, serve perché è un simbolo. Io credo che il personale medico e sanitario in genere debba avere la massima considerazione per la serietà e la qualità del lavoro che fornisce. Nei miei libri lo faccio spesso. Ad esempio ne I bastardi di Pizzofalcone c’è una pediatra che è uno dei personaggi stabili, il dottor Modo ne Il Commissario Ricciardi è uno dei personaggi principali, quindi non è una novità per me.

Vorrei che lei mi parlasse della sua idea di genialità. Ne Il Commissario Ricciardi, c’è una canzone che fa da sfondo e da sigla finale. È Maggio se ne va di Pino Daniele, l’amato e indimenticabile cantautore napoletano, colui che tramite la sua musica ha rappresentato un genere tutto suo, fatto di amore e rabbia, chitarra e suoni incantevoli e che ognuno di noi vorrebbe fosse ancora qui. Lei conosceva Pino Daniele? Che cosa gli piacerebbe dirgli se potesse parlargli?

L’ho conosciuto. Siamo stati ospiti insieme in una trasmissione a Repubblica TV un anno prima che lui morisse. Ne ero chiaramente un incantato ammiratore. Credo che sia un genio assoluto così come lo sono stati Massimo Troisi, Eduardo De Filippo e anche Luciano De Crescenzo. Sono persone che hanno immaginato il cambiamento e lo hanno orientato. Se potessi gli direi di stare più tempo a Napoli perché io credo che il grande limite di quella generazione di artisti, purtroppo, sia stato quello di allontanarsi dalla città. Io credo che la città abbia subito un danno. Penso che gli artisti debbano essere la voce forte all’interno della città.

Infine vorrei sapere quale sarà la prossima pubblicazione. Dobbiamo aspettare le avventure di Pizzo Falcone, Mina Settembre, il commissario Ricciardi o Sara?

Tocca a Mina, ci sarà un romanzo su di lei che sarà pubblicato agli inizi di Luglio.

Lusingata di averla conosciuta. Grazie e buon lavoro.

Grazie a lei.

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu